Sapete la mia ritrosia nel parlare di film cult o che comunque hanno fatto la storia del medium cinematografico. Che cosa posso aggiungere io di più? Per me però Broken Blossoms è racchiuso in un gesto diventato immortale, quello della protagonista che si disegna in maniera forzata un sorriso tirando su gli angoli della bocca con le dita. Tutti volenti e nolenti, vi sarete imbattuti in questo gesto ed è entrato di fatto all’interno della cultura pop mondiale. Ma è possibile ricostruire una storia di questo triste sorriso? Voglio provarci, in maniera semiseria, con questo articolo che non ha alcuna pretesa di essere completo.
Partiamo quindi da Broken Blossoms di Griffith dove a realizzare questo gesto è Lucy Burrows (Lillian Gish), figlia di un pugile spietato e alcolizzato che dopo averla maltrattata le chiede almeno di mettere su un sorriso. Il gesto, secondo la tradizione, venne spontaneo all’attrice durante le prove con Crisp e il regista ne rimase talmente colpito da farle mantenere il gesto anche durante le riprese. E sicuramente non ebbe torto, con quel gesto Lucy riesce ad esprimere ed amplificare il suo profondo dolore con questa rappresentazione ossimorica di un sorriso in totale contrasto con le lacrime e il resto del linguaggio corporeo. Se volessimo finire nella pagina de il cinéfilo nell’era dell’Internét direi che si tratta di un vero pugno nello stomaco.
Ma, come molti di voi saprete, questo “finger smile” non è l’unico celebre del cinema muto. E di chi mai poteva essere il secondo se non della “faccia di pietra” (Stone Face) Buster Keaton? Dobbiamo andare a Go West (1925) per trovare la sua interpretazione: Friendless (Keaton) sta facendo una partitina a poker contro due mandriani e uno di questi bara guardando la carta in cima al mazzo (un asso) e mettendola tra quelle della sua mano. Il protagonista se ne accorge e prova a protestare ma il cowboy prende una pistola e gli chiede di provare a ripeterlo con un sorriso. Ecco dunque che l’impassibile Keaton si ritrova a dover disegnare sul suo volto un sorriso con le dita. Insomma, l’atmosfera è totalmente diversa e molto meno drammatica e ad effetto, ma per un appassionato dell’attore americano vederlo sorridere fa sempre un certo effetto.
Sono piuttosto convinto che sia abbastanza semplice, scavando nella memoria, trovare altri esempi cinematografici e, complice la mia passione per i film brutti, ripenso a quello del Tarzan di John Derek (1981), sorta di versione erotica del classicone con tantissime scene creepy e una pluricandidatura ai neonati Razzie Awards. Tra scene di improbabili palpeggiamenti e nudi discutibili ecco che Jane cerca di dipingere con le dita un sorriso al suo amato uomo scimmia.
Finiamo la nostra carrellata cinematografica con il Joker di Joaquin Phoenix diretto da Todd Phillips (2019). Qui il gesto torna più volte ma sicuramente quello che più si avvicina a quello originale è quello riportato tra le gif condivise in questo articolo. Il perché è molto semplice visto che Arthur Fleck è in lacrime davanti allo specchio mentre disegna con le sue dita un sorriso sul suo volto.
Andiamo ora alle serie televisive con un’altra mia grande passione: Star Trek. Quando ero piccolo ero solito svegliarmi prima del tempo per poter vedere le puntate della serie Voyager prima di andare a scuola o al centro estivo. Tra le varie puntate nella seconda stagione, episodio 16, troviamo Neelix che prova a forzare un sorriso sul volto di Tuvok. Nell’episodio il vulcaniano aveva effettuato una fusione mentale con un assassino che aveva ucciso per puro desiderio di farlo e aveva cercato in questo modo di comprendere quella che per lui era un’assurdità. Andiamo indietro nel tempo con la serie anni ’60 The Monkeys dove, nello speciale di Natale del 1967, troviamo il piccolo Melvin che abbozza un sorriso forzato mentre gli altri cercano di incoraggiarlo a superare la sua rabbia. Come potete vedere dalla gif, il risultato non è esattamente riuscito…
Restiamo nelle serie televisive ed ecco comparire una scena di sorriso forzato con le dita in Broad City dove Ilana e Abbi vengono invitate da uno sconosciuto per strada a sorridere e loro reagiscono come vedete qui sotto.
Forse non ve ne sarete mai accorti ma il gesto torna in uno dei cartoni della nostra infanzia. Ne La Bella e la Bestia (1991), infatti, Le Tont cerca di far sorridere Gaston tirandogli su un sorriso con le dita. Per tutta risposta questi gli mollerà un pugno. Passiamo ora al mondo giapponese, perché il gesto del sorriso forzato è molto celebre nella terra del Sol Levante. Tra i meme più celebri, se si cercano immagini sul “finger smile”, troviamo il personaggio di Yin di Darker than Black: Kuro no keiyakusha (黒の契約者). Sinceramente non conosco né il manga né l’anime in questione ma vi riporto ovviamente l’immagine più sotto. Il mio riferimento è invece Ken il guerriero: Le origini del mito (蒼天の拳 – Sōten no Ken) prequel della versione che tutti conosciamo. Qui, nel decimo volume, il gesto viene fatto prima dalla piccola Erika Arendt e poi replicato dal suo futuro protettore Liu Feiya dopo averla salvata. Diventerà una sorta di modo che i due avranno per comunicare e quindi tornerà più volte nel corso del manga. Se siete interessati, ho trovato un’intera sezione di cutewallpaper (anche se le immagini sono decisamente piccole per esseri tali), in cui ci sono immagini di anime con questo gesto, a dimostrazione della sua grande diffusione nella cultura pop nipponica.
Ma non è ovviamente finita qui perché i riferimenti spaziano tra i generi e medium. Troviamo così il nostro amato sorriso anche in una vignetta di Garfield del 25 settembre 1989 (avevo un anno!) dove il celebre gattone è costretto a stare a dieta. Il gesto si ritrova anche in un celebre meme dove un padrone tira gli angoli della bocca del suo cane facendo emergere un sorrisone.
Fatta questa lunga e incompleta carrellata tra generi disparati, possiamo forse concludere che difficilmente si riuscirà a raggiungere una drammaticità gestuale simile a quella dell’originale “finger smile” di Lillian Gish. La tendenza generale, infatti, è quella di inserire il gesto in un contesto comico o comunque “leggero”. Evidentemente tutto si modifica e cambia di significato ma quel sorriso è talmente iconico che certamente tornerà in futuro, magari emozionando ancora più di quanto abbia fatto in Broken Blossoms. Inutile dire che, se ricordate opere che hanno questo elemento e che non sono state citate, potete condividerle per cercare di creare una sorta di piccola raccolta in continuo aggiornamento.
Pingback: Ménilmontant – Dimitri Kirsanoff (1926) - E Muto FuE Muto Fu