Camille diretto da Ray C. Smallwood è una versione de La Signora delle Camelie di Alexandre Dumas figlio che intriga più per la rete di relazioni “stellari” intorno ad essa che per il contenuto stesso del film. Produttrice la mitica diva Alla Nazimova, che qui interpreta anche il ruolo da protagonista. Al suo fianco vuole il mitico Rodolfo Valentino che dopo 10 anni fa finalmente la sua comparsa su E Muto Fu. Alla scenografia ecco invece Natacha Rambova che sposerà di lì a breve proprio il buon Rudolph per un paio di anni. Fili che si intrecciano per dare vita a un film che possa essere il più accattivante possibile per il grande pubblico.
Marguerite Gautier (Alla Nazimova) è malata di tisi e cerca di godersi gli ultimi mesi di vita facendo una vita sregolata sotto il nome di “Signora delle Camelie”. La sua vita dissoluta è garantita dal conte di Varville (Arthur Hoyt), che le paga qualsiasi spesa in cambio della sua compagnia. Ma la situazione è destinata a cambiare rapidamente: Armand Duval (Rodolfo Valentino) è un ragazzo di provincia che si è appena trasferito in città e viene introdotto dall’amico Gaston (Rex Cherryman) alla corte di Marguerite. Se ne innamora subito follemente e questo amore puro e disinteressato spinge la ragazza a porre fine alla sua vita di bagordi per andare a vivere con lui. Ma non durerà: il padre di Armand (William Orlamond) chiede a Marguerite di lasciare il figlio perché la nomea della “Signora delle Camelie” sta impedendo il matrimonio della figlia e potrebbe compromettere anche il futuro di lui. Distrutta ma determinata a fare il bene della persona che ama, Marguerite accetta. Verrà presto ripudiata da tutti e terminerà la sua vita dopo che i suoi beni saranno pignorati davanti a Gaston e all’amica Nichette (Patsy Ruth Miller) al suo capezzale e stringendo il libro di Manon Lescot che Armand gli aveva regalato. La confessione di Duval padre su quanto era realmente accaduto non permetterà al giovane Armand di arrivare prima della morte di lei.
Ci sono cose che colpiscono in questo film e non sono la trama, ormai nota, ma più che altro gli stili di recitazione. Passiamo da una Nazimova molto fluida ed espressiva a un Rodolfo Valentino statico se non monolitico nella sua interpretazione. Non sono un esperto di Valentino quindi non posso sapere se era una richiesta specifica del regista o se è sempre così, ma emergono limiti oggettivi nella sua interpretazione. Il volto è totalmente inespressivo, anche quando dovrebbe essere colmo di rabbia c’è solo un piccolo ghigno che sembra lo stesso di quando dovrebbe esprimere felicità. La prima parte del film la passa a guardare fisso, attonito, immobile, la bella Marguerite. Questo, come detto, cozza terribilmente con l’intensità, forse quasi eccessiva, dell’interpretazione della Nazimova che riesce a rendere la sua Marguerite un personaggio estremamente vivo nel suo tormento dovuto da una parte da una ricerca della felicità che non potrà mai raggiungere e dall’altra dalla volontà di vivere con leggerezza ed eccesso il poco di vita che le resta anche solo per non pensarci troppo. Chiedersi, se non li si è già vissuto, cosa si vorrebbe fare sapendo di avere potenzialmente poco tempo a disposizione per vivere porta alla luce sfumature più profonde del racconto: vivreste accanto a una persona che amate sapendo che la vostra breve felicità potrebbe portare a una vita di sofferenze? Vi dareste alla lussuria più sfrenata sapendo che nel godimento annegherebbero anche le paure di morte?
Ma un altro aspetto emerge prepotentemente ed è quello della cura dei costumi e delle scenografie assimilabili all’ Art Nouveau e all’art déco che avrebbe avuto il suo apice nell’esposizione di Parigi del 1925 da cui lo stile prenderà il nome. Nelle immagini ho cercato di dare il più possibile un saggio di questa cura scenografica che si avvicina molto al mio gusto personale. Camille è insomma è un film da analizzare sotto più punti di vista che nasconde dietro una povertà narrativa una complessità che non ti aspetteresti da un film pensato per le masse. Ma questo strano mischione sarà proprio quello che porterà recensioni negative dalla critica e un successo discreto al botteghino. La Nazimova inizierà dunque il suo declino cinematografico mentre Valentino otterrà un enorme successo di lì a poco.