La fine degli anni ’20, prendendo spunto da capolavori come Berlin, Die Sinfonie der Großstadt (1927), è il momento per dare vita a rappresentazioni delle grandi città dove interessi sociologici e documentaristici si fondono con le vicende delle persone comuni. Questa commistione si realizza perfettamente in Lonesome (1928) dove la narrazione è quasi un espediente per catturare dei momenti della quotidianità newyorkese. Nel film la routine lavorativa viene rotta dai festeggiamenti dell’Independence Day weekend di Coney Island. Qui si incontrano Mary (Barbara Kent) e Jim (Glenn Tyron). Tra i due, che soffrono enormemente la solitudine e sognano la felicità, è amore a prima vista! Il loro è un amore talmente improvviso e forte da fargli dimenticare lo scorrere del tempo e fargli compiere azioni strane e divertenti. Non manca anche un piccolo dramma: i due si perdono a causa di un equivoco con la polizia e il loro smarrimento viene amplificato dall’arrivo di una terribile tempesta. Tornati a casa senza sapere come ritrovarsi scoprono di essere in realtà vicini di stanza nella stessa pensione.
Come abbiamo già visto con The Last Performance (1929), Fejős si diverte ad usare la macchina da presa in maniera estremamente dinamica. Prima per mostrare la vorticosità di New York e poi per seguire passo passo i due protagonisti. La loro piccola stanza diventa estremamente viva grazie ai movimenti che li accompagnano in tutta la loro piccola routine mattiniera e post-lavorativa che li accomuna a tante altre persone. Mary è una ragazza semplice, precisa e sognatrice, mentre Jim è un ritardatario con la testa fra le nuvole pur essendo capace di essere determinato quando necessario. Molto belle le varie scene allo specchio (che come noto non sono semplici e spesso necessitano di controfigure) e alcuni espedienti come mettere in sovraimpressione alle scene lavorative un orologio che scorre scandendo il tempo. Come nei film di Borzage del dittico Gaynor-Farrel per tutta la vicenda siamo pervasi da un senso di dolcezza che non cade mai troppo nello smielato e l’estrema cura delle immagini ogni tanto fa sobbalzare per qualche trovata interessante.
Lonesome è caratterizzato anche da alcuni momenti parlati (i dialoghi tra i due sulla spiaggia) e colorazioni particolari che fanno esplodere l’aria di festa che pervade il film. La cosa particolare, come avrete intuito, è che la vicenda dei due amanti è solo un espediente per rappresentare alcuni momenti caratterstici del lavoratore medio a New York. Come al solito non ho potuto esimermi dal fare qualche gif. Tra le scene selezionate: la macchina da presa segue i protagonisti attraverso le persone in spiaggia; due momenti che mostrano i giochi presenti durante la festa; un ballo al chiaro di luna.
Concludendo: Lonesome non è un film che va visto per la trama ma neanche troppo per la sua componente documentaristica. Tutto è estremamente curato e piacevole grazie a una cura per i dettagli che ha davvero pochi eguali nella storia del cinema. Ancora una volta poter godere di un film così in edizione restaurata è una ciliegina sulla torta e vi consiglio dunque di recuperare il DVD o il Bluray edito dalla Criterion. Il film è stato inserito nel National Film Registry della Library of Congress per essere “culturalmente, storicamente ed esteticamente significativo”. Direi che vale la pena passare un’oretta del nostro tempo insieme a Mary e Jim!