Alcuni film hanno un loro fascino, al di là della trama, perché ti permettono di entrare in mondi nuovi di cui magari ignoravi addirittura l’esistenza. Se con L’autre aile (1923), ad esempio, abbiamo scoperto il mondo dei velivoli acrobatici francesi nei primi anni ’20 e con Gardiens de phare (1929) quello dei guardiani del faro, oggi, con The Signal Tower, scopriamo invece come funzionava la vita degli uomini che lavoravano nelle cabine di blocco ferroviario. Sperduti a volte in luoghi molto remoti, gli addetti vigilavano la linea al fine di attivare i vari congegni dei segnali di manovra facendo avanzare o fermare i treni in arrivo e attivando gli scambi. A dirigere il film c’è Clarence Brown, un uomo che dimostra di avere un grande amore per i treni in uno di quelli che, a detta di Gwenda Young autrice della biografia del regista, è uno dei film più personali del regista che era particolarmente felice di poter lavorare con i treni accanto ai quali era cresciuto stando a Knoxville. Come attrice principale Virginia Valli, che apprezzo sempre molto.
Dave Taylor (Rockliffe Fellowes) lavora isolato a Noyo nella Contea di Mendocino in California come addetto alla cabina di blocco. Dietro ad essa ha una piccola casa in cui vive con sua moglie Sally (Virginia Valli), il piccolo Sonny (Frankie Darro), un cagnolino (Jitney), la cugina Gertie (Dot Farley) e il suo anziano collega “uncle” Billy (James O. Barrows). Quest’ultimo riceve una lettera di pensionamento e abbandona la casa per fare spazio al nuovo addetto più giovane. A sostituirlo arriva Joe Standish (Wallace Beery), un damerino che si dimostra subito interessato a Sally. Interesse ovviamente non ricambiato anche se è Gertie ad essere interessata, non ricambiata, da Joe. Sally capisce che c’è qualcosa che non va e decide dunque di far allontanare la cugina da casa cosa che il nuovo arrivato interpreta come un invito ad andare a letto con lei. Visti i lunghi turni di 12 ore dei due, mentre Dave è a lavoro Joe prova dunque una sera a violentare la povera Sally che riesce a salvarsi chiudendosi nella stanza con il figlio. Venuto a sapere cosa è accaduto Dave caccia il collega di casa e quando va a lavoro chiede al piccolo figlio di portare alla mamma una pistola per precauzione. La pistola dovrebbe essere scarica e servirebbe da semplice deterrente ma Sonny prende dei proiettili di nascosto per poterli provare e carica la pistola. Il turno di lavoro successivo è un incubo: inizia una terribile tempesta e Joe si presenta tardi al cambio e completamente ubriaco tanto che Dave deve sostituirlo perché sta avvenendo una terribile emergenza: alcuni vagoni di un treno passeggeri si è staccato dal convoglio e sta arrivando a tutta velocità rischiando di schiantarsi contro un treno merci. Le leve di cambio sono bloccate dall’enorme quantitativo d’acqua che sta arrivando con la pioggia e Dave è costretto a svellere i binari pur di evitare lo scontro. In tutto questo Joe ne approfitta per andare a casa da Sally e tentare nuovamente di violentarla ma sarà proprio la pistola caricata da Sonny a salvarla. Ferito, infatti, Joe deciderà di fuggire anche per evitare le conseguenze della sua negligenza. Sally corre da Dave per raccontargli cosa e accaduto e lo trova che ha evitato lo scontro facendo deragliare i vagoni e il treno.
Il film ricorda da vicino tanti altri simili che vedono i protagonisti costretti in zone isolate e a doversi difendere da tentativi di violenza. Primo tra tutti mi viene in mente The Wind di Victor Sjöström con Lillian Gish (1928) ma potrei citarne tantissimi altri. Qui fortunatamente la violenza non viene finalizzata ma è comunque estremamente vivida e inquietante in una scena (vedi gif) dove Joe cerca di distruggere una dietro l’altra le porte pur di arrivare alla povera Sally. The Signal Tower ha una particolarità strana: a fronte di tematiche forti come lo stupro, a causa della presenza de piccolo Sonny e del suo cagnolino abbiamo tanti momenti comici e teneri tra birichinate e gag varie. Sally e Dave rappresentano la classica famiglia felice americana che, nonostante gli anni, riesce a sorridere e stare bene rispettando i ruoli ben definiti dalla società: donna a casa e uomo a lavoro. Il bambino riceve anche qualche sculacciata e sembra esserne particolarmente avvezzo tanto che nel finale, pensando di aver fatto un pasticcio mettendo i proiettili nella pistola, il piccolo prepara già il culetto alle botte prima di essere invece preso e coccolato dai genitori.
La parte più interessante del film sono ovviamente gli scontri tra i treni e le riprese ardite a bordo dei convogli (che potete vedere nelle gif). Rockcliffe Fellowes ha qui uno dei suoi rari ruoli totalmente positivi visto che spesso interpretava i cattivi, spesso redenti (vedi Regeneration) così come il mitico Wallace Beery che ebbe il suo apice negli anni ’30 quando firmò il suo famoso contratto con la MGM che gli permetteva di avere 1$ in più di qualsiasi altro attore dello studio. Questo dopo aver vinto l’oscar con The Champ (1931) interpretando il ruolo di un ex pugile alcolizzato e in difficoltà economiche.
Concludendo The Signal Tower, grazie anche a uno splendido restauro, è un film che ho apprezzato in particolare per avermi fatto entrare in un mondo che avevo sostanzialmente ignorato. A parte questo interesse spiccano le ottime riprese e un cast ottimamente scelto a fronte, bisogna dirlo, di una storia banale e scontata.