Reinaldo Ferreira Reporter X tra travestitismo e sperimentazione

Lo ammetto, l’unico motivo per cui ho scelto, alla cieca, di vedere Rita ou Rito è perché speravo in un Glen or Glenda versione muta. Sarà stato così? Intanto partiamo dalle basi: in questo articolo troverete i primi film portoghesi che recensisco su queste pagine e, sinceramente, non sono un grande conoscitore del cinema locale. Regista e sceneggiatore di tutti questi è Reinaldo Ferreira di cui ci è rimasto molto della sua poca cinematografia. Dopo aver visto il primo film mi sono chiesto: ma allora perché non fare un progetto? Così è stato e questo articolo contiene i suoi corti mentre nei prossimi mesi verrà pubblicato un capitolo a parte per O Táxi 9297 (1927). Purtroppo non sono riuscito a recuperare O Groom do Ritz (1923) che è, per quanto posso saperne, l’unico film mancante della carriera di regista di Ferreira. Ma chi era costui? Quello che ho scoperto è veramente molto affascinante! Ferreira viene ricordato come il più grande giornalista della stampa portoghese che era stato capace di rendere interessante e vivo il giornalismo anche a costo di modificare i fatti. Noto come il Repórter X, è stato capace di mescolare fantasia e realtà arrivando a coniare per le sue opere il termine di “reporterxizar”. La sua fama lo porta ad andare a Parigi e poi a Barcellona per continuare la sua opera di Reporter “particolare”. Ma da cosa nasce il suo nomignolo? Quando Miguel Primo de Rivera salì al potere il giornalista torna in Portogallo non prima di inviare un articolo alla stampa di Lisbona attaccando il dittatore. Per paura di ritorsioni si firma come Reporter ma il tipografo legge anche un X riportandola dunque sul pezzo. Viene inviato dunque in Russia nel 1925 dove segue le vicende politiche venutesi a creare dopo la morte di Lenin. Probabilmente non mise mai piede lì ma continuò ad inviare pezzi ed interviste assurde come quella all’imbalsamatore di Lenin o al portiere del Cremlino. Nel 1926 torna in Portogallo e qui inizia a seguire un importante caso di cronaca nera, quello dell’omicidio dell’attrice Maria Alves, individuandone addirittura il colpevole (l’ex agente Augusto Gomes). Muore nel 1935 a soli 38 anni anche a causa della sua dipendenza da morfina ma la sua fama lo porterà a sperimentare un po’ tutto durante la sua vita. Crea infatti una sua casa di produzione cinematografica, la Repórter X Film dove produce film e documentari. Ma partiamo dai corti!

– Rita ou Rito (1927)

Partiamo dal più atteso! Il film prende ispirazione da un caso giornalistico che aveva fatto scalpore all’epoca avvenuto nella città di Aveiro e ci ricama sopra una comica. Potrebbe essere il primo film ad essere legato al travestitismo ma sinceramente non ho sufficiente conoscenza sull’argomento. Credo che in generale sia un cliché tipico delle comiche.

Rito (Alves da Costa), per passare più tempo vicino alla ragazza Gabriela (Fernanda Alves da Costa), ha la brillante idea di travestirsi da donna e lavorare al nuovo ufficio postale locale. Per un malinteso prometterà alla vecchia Dottoressa Pilulas (Antónia de Sousa) di sposarla e dovrà quindi fuggire per evitare di farlo effettivamente. Nel fare questo dovrà pure evitare il padre di lei, l’avventuriero fanfarone Peixe-de-Espada (Alberto Miranda), il giovane Conte Pastel-de-nata (Manuel Silva) che vuole sposare Gabriela e un cuoco “nero” (Alexandre Amores). Nel finale Gabriela e Rito riusciranno a sposarsi…

I nomi dei personaggi sono generalmente parlanti: Pesce spada, pillole, paste alla crema… non manca una punta di razzismo tra black face e generale caratterizzazione del personaggio nero come fifone e pasticcione. La storia è completamente fuori di testa, come da tradizione del regista, e ci sono situazioni che non hanno una spiegazione reale se non la voglia di esagerare e strafare. Anche se il film è più articolato rispetto ai corti che vedrete sotto, c’è comunque una voglia di sperimentare e divertire usando l’assurdo come appiglio per spiazzare lo spettatore. Ci ritroviamo dunque tra salti forsennati, ulteriori black face, passeggiate con indosso maschere di animali e altre idiozie. Chi mi segue sa bene che le comiche non sono esattamente il mio pane quotidiano quindi è evidente che aspettandomi un Glen or Glenda di fronte a Rita ou Rito ho avuto un tuffo al cuore, eppure non posso che provare simpatia per Reinaldo Ferreira e la sua stramba produzione che, a suo modo, è davvero unica e originale.

– Hipnotismo ao Domicílio (1927)

Con i corti il nostro Reinaldo Ferreira da il meglio (o il peggio) di sé. Eccoci dunque con un Alves da Costa versione sosia di Harold Lloyd in un film che più che una comica slapstick americana sembra un corto sperimentale francese. Cosa diavolo ho appena visto? Sicuramente la qualità non è a livello degli originali ma non è neanche la cosa peggiore che abbia mai visto. Certo poteva durare meno di 20 minuti!

– Vigário Sport Club (1927)

Se mi ero stupito vedendo Hipnotismo ao Domicílio, con il coevo Vigário Sport Club andiamo oltre il limite della mia immaginazione. Sono talmente stupefatto che mi ritrovo ad avere veramente poco da dire su questo film perché mi ha lasciato senza parole: si tratta di un corto sperimentale dove uno spettatore si ritrova ad avere le visioni durante una partita di calcio. Tra un portiere affetto da nanismo, relazioni amorose e botte il pover’uomo penserà di aver perduto il senno.

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