L’agonia di Bisanzio (L’agonie de Byzance) – Louis Feuillade (1913)

L’agonie de Byzance è un film epico che ripropone in circa 30minuti uno degli avvenimenti più importanti della storia mondiale: la caduta di Costantinopoli del 1453. Feuillade ci propone la vicenda da un punto di vista tutt’altro che imparziale, insistendo sulla crudeltà e barbarie degli invasori musulmani, che infieriscono sulla popolazione ormai inerte. Gli eventi vengono ripresi attraverso unala telecamera fissa ad altezza d’uomo, che il regista aveva saputo sfruttare egregiamente in Fantômas, ma che mostra tutti i suoi limiti in un film di questo tipo: le scene sono spesso eccessivamente cariche di personaggi  tanto da creare confusione e costringere, talvolta, addirittura a tagliare dei personaggi fuori dall’inquadratura (come avviene a Maometto II, in una delle prime fasi del racconto). Nel complesso il Feuillade ci presenta un lavoro davvero ottimo, raccontando con la giusta carica espressiva l’agonia di una delle potenze più importanti di sempre.

La vicenda è ambientata a Bisanzio negli ultimi giorni prima della conquista Ottomana. L’imperatore Costantino XI Paleologo (Luitz-Morat) prepara la difesa della città grazie all’aiuto di alcuni tra i più valenti condottieri, tra cui Giovanni Giustiniani Longo (il nostro Georges Melchior). Maometto II (Albert Reusy) ha però la meglio e il suo esercito conquista la città, depredando e facendo prigionieri. Nelle ultime scene, veniamo a conoscenza della sorte delle donne di Bisanzio, vendute come schiave, e dell’imperatore. Tra le attrici ritroviamo anche una nostra vecchia conoscenza: Renée Carl (amante di Fantômas nell’omonimo serial), come moglie dell’imperatore, che ebbe un ampio successo nel cinema francese, in particolare presso Gaumont.

Il film spicca per la sua grandiosità. In alcune scene figurano un centinaio di comparse, le scenografie sono imponenti, così come l’impiego di mezzi. Basta vedere qualche minuto per rendersi conto del lavoro fatto per rendere la grandezza dell’assedio pur con mezzi così limitati. La cura dei dettagli traspare anche nei costumi, di ottima fattura. La musica, trionfale, è composta dal grande Henri Février, noto per la sua attività operistica. Non dimentichiamo che in quel periodo si andò diffondendo un tipo di rappresentazione in “Teatri cinematografici”: “appellazione che, nel periodo muto, ha generato un tipo particolare di accompagnamento musicale, dove la musica “de fosse” (extra-diegetica) doveva interpretare uno spettacolo teatrale bidimensionale che si svolgeva su uno schermo” (da un interessantissimo articolo de La Cinémathèque française che si sofferma sulle partiture per i film della Gaumont rimaste intatte – tr. Esvan Y.) La recitazione stessa appare molto vicina a quella teatrale, in particolare nelle scene più drammatiche, come quella della violenza ai danni delle donne. Proprio su di esse si concentra il regista, forse ad evidenziare l’avversità nei confronti degli Ottomani che le vendono come schiave, trattandole in maniera disumana. Grande impatto doveva avere anche l’ingresso all’interno di Santa Sofia, gremita di costantinopolitani in preghiera. Qui prima viene fatta strage dei cristiani, poi si catturano le donne ed, infine, avviene la somma profanazione quando gli invasori pregano il loro Dio in una chiesa consacrata. Apice della brutalità, la decapitazione di Costantino proprio a Santa Sofia, e la successiva esultanza di Maometto II alla vista della testa del suo avversario.

L’agonie de Byzance” è un film straordinario, in cui vengono sfruttati al massimo tutti i mezzi a disposizione per l’epoca, ma che presenta comunque dei limiti. Nel 2008 questa piccola perla è stata riproposta dalla casa di produzione in una veste completamente restaurata all’interno del cofanetto “Gaumont – Le Cinéma Premier (1897-1913)“.

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