Matrimonio in quattro (The marriage circle) – Ernst Lubitsch (1924)

The marriage circle è una delle primissime regie americane di Lubitsch, di cui abbiamo già avuto modo di parlare con Die Puppe (1919). Anche questa volta siamo di fronte a una commedia ironica e maliziosa in cui vengono messi in scena numerosi intrecci amorosi. Ritroviamo, fin dalle prime inquadrature, quel “tocco alla Lubitsch” che tanto ci aveva divertito con la sua arguzia e attenzione al dettaglio: proprio questa regna nel corso di tutto il film, quando le immagini indugiano su alcuni particolari (oggetti o espressioni significative), che contribuiscono alla comprensione e composizione della scena stessa.

Siamo a Vienna dove Mizzi (Marie Prevost, attrice “maledetta” che morirà a soli 38 anni per un infarto) è infelicemente sposata al Professor Stock (il grande Adolphe Menjou). In un vortice amoroso Mizzi cerca di sedurre il Dottor Braun (altro nome importante del cast: Monte Blue), marito della sua migliore amica Charlotte (Florence Vidor), che a sua volta subisce la corte spietata di Gustav Mueller (Creighton Hale), amico e collega di Braun. Al tutto si aggiunge un detective privato (Harry Myers), assoldato da Stock per cogliere la moglie in flagrante e poter ottenere il divorzio…

Tra giochi maliziosi e incomprensioni, la storia procede fino una sorta di lieto fine dove tutti sembrano ottenere la felicità, nel bene o nel male. Lubitsch confeziona un piccolo capolavoro, una commedia frizzante, capace di divertire e far sorridere. Tra sguardi ammiccanti e doppi giochi, gli attori ci regalano delle ottime interpretazioni, che rendono ancora più gustoso il film. La Prevost sembra essere a suo agio nel ruolo di seduttrice seriale, Menjou in quello del marito stanco dei colpi di testa della moglie, ma anche incapace di resistere al suo fascino, quando viene astutamente utilizzato. Dall’altra parte Monte Blue sembra essere quasi in balia del fascino femminile, anche se, in realtà, contribuisce al tradimento più di quanto non voglia far credere. La Vidor ci presenta una donna molto innamorata, che non nasconde però un certo piacere ad essere corteggiata da altri uomini. Hale, infine, che abbiamo già incontrato nel Castello degli spettri, svolge con semplice genuinità il ruolo di innamorato sofferente.

Il film ebbe un vasto successo, tanto che nel 1932 lo stesso Lubitsch ne fece un remake con George Cukor dal titolo “Un’ora d’amore” (One Hour with You) con Maurice Chevalier e Jeanette MacDonald oltre che una versione francese, Une heure près de toi, con Lili Damita al posto della Tobin nel ruolo di Mizzi. Di recente ho letto qualcuno che proponeva la pellicola come precursore della Screwball Comedy americana anni 30/40. Di certo alcuni elementi sembrano ricordarlo. Del resto Lubitsch si è dimostrato più di una volta iniziatore o ispiratore di filoni cinematografici. Per concludere definirei The marriage circle una commedia spumeggiante che consiglio vivamente di vedere.

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