Von Stroheim ha già fatto capolino in uno dei precedenti articoli e sicuramente tornerà ancora almeno con il mastodontico Greed. Il regista viennese è uno dei personaggi più interessanti nella storia del cinema muto, con le sue manie di grandezza che lo portarono a forti contrasti con le case di produzione. Femmine folli è il suo terzo lungometraggio e mette alla luce la sua ossessiva meticolosità nel compiere le riprese. Vista l’impossibilità di girare le scene direttamente a Montecarlo, Von Stroheim si fece costruire una riproduzione della città, cosa che fece salire le spese a cifre mai viste prima, e arrivò a girare per un totale di più di otto ore. La durata era talmente eccessiva che il produttore dovette tagliare gran parte del materiale fino ad arrivare alle attuali due ore circa (stessa sorte avrà anche Greed). Le spese esorbitanti furono per una volta premiate da un ottimo successo a livello mondiale.
Siamo nel 1920 e il “Conte” russo Wladislaw Sergius Karamzin (lo stesso Von Stroheim, sempre a suo agio nei panni dell’uomo perfido dell’Europa dell’est) è in esilio a Montecarlo insieme alle due “cugine”, Olga Petchnikoff (Maude George) e la Principessa Vera Petchnikoff (Mae Busch). Sfruttando il suo fascino, il Conte riuscirà a sedurre numerose donne: la povera cameriera Maruschka (Dale Fuller), ed Helen (Miss Dupont) moglie del Diplomatico americano Andrew Hughes (Rudolph Christians che morì di Polmonite durante le riprese e venne sostituito da Robert Edeson che si mostrerà solo di spalle).
(se non volete sapere come va a finire la storia non leggete da qui in poi…)
In un crescendo di orrori e doppi giochi Wladislaw arriverà a farsi prestare subdolamente ingenti somme di denaro. Ma l’apice degli orrori coinciderà con la sua morte. Recatosi infatti di nascosto presso la casa del falsario Ventucci (Cesare Gravina), il Conte cercherà di abusare della figlia minorata (Malvina Polo) ricevendo in cambio la giusta punizione…
(potete riprendere la lettura da qui..)
Questa storia riprende il tema della decadenza della nobiltà, descrivendone i vizi e gli eccessi. Dal mio punto di vista ho vissuto con sofferenza l’evolversi della vicenda, distrutto e contrariato per le malefatte di Wladislaw. Nonostante questo il personaggio che ne esce è talmente malvagio da sembrare una caricatura grottesca. Senza dubbio bisogna riconoscere il grande merito a Von Stroheim di aver interpretato alla perfezione il proprio ruolo. Ancora una volta si conferma la grande attenzione per i dettagli da parte del regista viennese, che non perde occasione per soffermarsi su un gesto, un’immagine o una luce particolare. All’interno della pellicola non mancano comunque ironia e umorismo, che si miscelano all’elemento fortemente drammatico fino a creare un film godibilissimo nonostante la lunga durata. Il risultato è felicemente riassunto in questo commento che condivido a pieno: “attraverso la creazione di un (ulteriore) universo fittizio Stroheim smaschera l’ipocrisia insita nell’uomo e nel mondo, ossia si serve della falsità per parlare di essa. L’originalità, lo spessore, la spietatezza di questo film sono incredibili ancora oggi.” (commento preso da oxide.it)
Vi saluto ricordandovi che di Femmine Folli si possono trovare facilmente numerose edizioni a prezzi molto vantaggiosi: in Italia dovrebbe essere edito almeno dalla Ermitage e dalla DCult. Uno dei tanti lati positivi di amare i muti è di avere, spesso, una vasta scelta a costi decisamente ridotti.