Jaque Catelain, che abbiamo imparato a conoscere per le sue interpretazioni sotto la direzione di Marcel l’Herbier, è qui alla sua seconda prova da regista, sebbene pur sempre sotto la direzione artistica di l’Herbier. La trama riprende il classico schema del “circus-drama” colorito da un tocco espressionista.
In un circo, il clown Riquett (Jaque Catelain) e la danzatrice Ralpha/Ofelia (Lois Moran) sono costretti a lavorare sotto le continue prepotenze del padrone Buffalo (Arthur Julian) qui sotto il nome di Yvonneck). Il malvagio padrone inoltre, invaghitosi di Ofelia, cerca continuamente di sedurla anche usando la violenza. La situazione diventa presto insostenibile e Riquett e Ofelia decidono di fuggire…
Il film presenta la solita carrellata di personaggi particolari, tipici del mondo del circo. Tra le varie comparse è da sottolineare quella di Alice Prin, alias Kiki de Montparnasse, modella francese icona degli anni ’20 e musa di tanti artisti tra cui Man Ray. Nel complesso la prova di Jaque Catelain alla regia non mi ha colpito più di tanto, la vicenda si sviluppa in maniera lenta, lineare ma al contempo confusionaria. Uno dei pochi elementi interessanti è certamente costituito dai costumi e dai motivi che il pagliaccio Riquett/Catelain dipinge sul suo volto. Probabilmente ci troviamo di fronte ad una di quelle opere che meriterebbero di essere restaurate per essere apprezzate pienamente. Il film, di cui sembra ci sia stata una versione DVD con didascalie in inglese rilasciata dal sito Facetsdvd, è reperibile in un riversamento, forse da VHS, con didascalie in russo di cui potete vedere una scena nel video a fondo pagina.
Curiosità: “La Galerie des Monstres” è uno dei pochissimi film muti francesi e occidentali in generale ad aver influenzato il cinema giapponese. Secondo IMDB nel 1926 vinse il premio Kinema Junpo Award come Best Artistic Film. Probabilmente proprio i costumi hanno influenzato il suo successo nel Sol Levante.
Non avendo la tua più approfondita passione non arrivo fino a Catelain e mi fermo a Chaplin. Questo per dirti che pochi giorni fa ho visto The Circus (1928) e poi eccomi quest’articolo su un altro film circense.
Certo che in quegli anni il circo doveva avere ben altro senso rispetto ad oggi, e le tracce di quel mondo si rintracciano ancora in Fellini, ma oggi? chi farebbe più un film sul circo? chi ci crederebbe più?
Eppure questi piccoli grandi film ne dimostrano le smisurate capacita espressive, svelano un terreno da cui far venire fuori risate e lacrime.
In fondo, se il pubblico ride e gli attori ridono, chi è che ride di chi? Qui sta il tutto!