La luce avvelenata (Otrávené světlo) – Jan S. Kolár, Karel Lamač (1921)

Mistero e Azione. Sono questi gli ingredienti di Otrávené světlo. Se andiamo a vedere bene questo è forse il terzo film che unisce due nostri progetti storici, quello dei film cechi e slovacchi e quello della fantascienza. Dopo Melchiad Koloman (1920) e Pancéřové auto (1930) abbiamo un filone piuttosto florido nel mondo del muto, ovvero quello legato a una creazione pseudoscientifica che qualora dovesse finire nelle mani sbagliate creerebbe problemi a tutti. In realtà questa creazione è un po’ bizzarra e non riesco bene a capire in che modo potrebbe essere usata come arma.

Il Dr. Oskar Grant (Karel Fiala) ha creato un modo per estendere la durata dell’illuminazione solare a tutta la giornata. Questa sua invenzione viene reputata molto pericolosa, pertanto l’associazione degli industriali invia il Dr. Selín (Jindřich Lhoták) per poter comprare la sua invenzione e metterla al sicuro. Ma anche qualcun altro ha messo le mani sulla creazione di Grant! L’illusionista Durk (Emil Artur Longen), assieme al suo braccio destro Martin Balek (Přemysl Pražský) e a Ferdinand Karban (Jan S. Kolár), si infiltrerà nella casa dell’inventore, con la scusa di fare uno spettacolo per il compleanno della figlia del dottore, Anny (Anny Ondráková) e lo deruberà. Sarà proprio Anny, con l’aiuto dell’Ingegner Milan Bell (Karel Lamač) e del Reporter Hynek (Václav Pražský), a sgominare la banda dopo mille peripezie.

Come potete vedere il film ricalca molto i serial d’avventura che tanto successo avevano avuto in Europa ma soprattutto in America. Questa influenza statunitense è possibile vederla, prima di tutto, dai nomi anglofoni, o presunti tali, dei diversi personaggi. Ma essa è presente, soprattutto, nella narrazione: ci sono inseguimenti, colpi di scena e, in genere personaggi davvero ben riusciti. Il più interessante è forse proprio quello di Anny, una ragazza molto indipendente, che non teme di mettersi in gioco. Guida la macchina, corre e usa la pistola. Bisogna dire che, in genere, i personaggi femminili dei film di Jan S. Kolár che abbiamo visto fino ad ora sono piuttosto moderni e sfaccettati. L’illusionista Durk, sebbene non si capisca bene per quale motivo voglia rubare l’invenzione di Grant, è un cattivo molto ben riuscito e renderlo un’illusionista ne aumenta sicuramente il fascino. Gli viene inoltre creata una storia particolare: il suo vero nome era infatti Darken e doveva teoricamente recluso nel carcere di Karsk. Si scopre che aveva finto un incidente per evadere e aveva messo al suo posto il fratello con un deficit cognitivo (sic). Molto bella, anche se bizzarra, l’arma usata per uccidere i nemici: una lampadina contenente del veleno che dopo essere rimasta accesa qualche minuto esplodeva per rilasciare il potente agente mortale. Molto bella la scena in cui il povero Milan si ritrova legato come un salame davanti alla lampadina accesa e una clessidra che gli indica quanto tempo ancora gli resta da vivere. Qui sotto trovate sia un’immagine di questa scena che la risoluzione con una mano che, come un deus ex machina, spegne l’interruttore un secondo prima che sia troppo tardi.

Il film dura appena un’ora, eppure riesce ad essere vario e profondo con tutti gli elementi del racconto che si incastrano per creare un prodotto veramente godibile e ben strutturato. Ho aspettato molto per vedere Otrávené světlo perché avevo delle aspettative molto alte e, devo, dire sono state decisamente rispettate. Vi consiglio di recuperare il Dvd contenente anche Příchozí z temnot, altro grande classico della cinematografia ceca. Entrambi i film hanno i sottotitoli in inglese.

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