I tempi cambiano e alcuni non lo vogliono proprio accettare. Nel caso specifico sono le donne a cambiare e cercare una vita più emancipata e realizzata lontana dalle “care vecchie tradizioni” legate alla casa e alla famiglia. Ma cosa succede se a raccontare questa storia è proprio una donna? La sceneggiatrice del film è infatti Agnes Christine Johnston una donna che ha saputo splendidamente coniugare la vita familiare e lavorativa togliendosi tante soddisfazioni in un mondo prettamente maschilista. Andiamo però a vedere cosa sarà uscito fuori dalla sua penna…
David Warrington (Charles Ray) è un ragazzo all’antica e sogna per lui e la sua amata Betty (Ethel Shannon) una vita semplice in una casa che ha fatto costruire appositamente per loro. Peccato che la giovane non sia stata messa al corrente dell’idea e, quando lo viene a sapere, monta su tutte le furie. Decide quindi di lasciarlo e frequentare Ferdie (Hal Cooley), un giovane decisamente più alla mano e per cui il matrimonio ideale è quello con le carte del divorzio in mano. A proposito di divorzio: a casa di Herbert e Sybil (Wade Boteler e Grace Morse), carissimi amici di David, si respira una brutta aria. Sybil, dopo una lite furibonda, fugge di casa per andare dalla madre e molla i tre figlioletti proprio al povero David facendogli promettere di non dire nulla al marito. La faccenda degenererà tra presunti tradimenti e figli dispersi ma non mancherà del lieto fine che tutti vi aspettate…
La vicenda vede alternarsi due storie: da una parte quella di David e Betty che ancora non si sono sposati e dall’altra abbiamo una incentrata sulle liti coniugali di Herbert e Sybil. I primi due sono forse un po’ ingenui di fronte a una radicalizzazione eccessiva delle loro idee di partenza che di fronte alla realtà della vita quotidiana perdono di senso. Interessante notare come i due personaggi protagonisti ci vengano presentati come “un ragazzo all’antica” e “una ragazza moderna” senza però di fatto caratterizzare troppo questa caratteristica all’interno del film. Certo Betty si consola subito con Ferdie, che è del resto l’opposto di David, ma non è che faccia chissà quale vita dissoluta che ci aspetteremmo in un film con flapper, alcol e balli scatenati. Non è un caso che alla fine queste posizioni così estreme si incontreranno presumibilmente in una giusta via di mezzo, che di fatto è rappresentata forse proprio da Herbert e Sybil, di donna forte ed emancipata ma comunque capace di badare alle faccende domestiche. Diremmo noi che però è forse un onere un po’ troppo grande a fronte di chissà quale minimo coinvolgimento maschile (ameno nel caso di Herbert). Il film sembra prendere spunto da due “piaghe sociali” dell’epoca: i divorzi in aumento e la tendenza a vivere in “case albergo” dove tutto è servito e i suoi locatari non devono più fare nulla. In un articolo che David porta all’attenzione di Betty viene curiosamente data la colpa anche ai cani (?), forse perché trattati come bambini tolgono le attenzioni ai doveri coniugali? Questa davvero non me la spiego.
A parte la tematica sociale, tanto care alle Giornate del cinema muto durante le quali il film è stato proiettato, avrete certamente intuito che An Old Fashioned Boy non è esattamente nelle mie corde. Ci troviamo davanti ad una commedia fondata sui malintesi che ha pure un suo ritmo piuttosto sostenuto ma di cui non sono decisamente il target di riferimento. Le parti che più mi hanno fatto ridere sono quelle che ruotano sullo stereotipo del bambino angioletto visto dall’esterno ma diabolico nel momento in cui ci si deve subire quello che i genitori subiscono tutto il giorno. Non oso immaginare come abbiano scritturato il bambino più piccolo che letteralmente frigna e si dispera per tutta la durata del film. Immancabile contraltare per suscitare tenerezza, il cagnolino puccioso e confettoso sempre al fianco di Betty. Molto carine e colorite anche le didascalie con strizzate d’occhio allo spettatore e alcune trovate degne di nota (come quando devono rendere il malessere da troppe mou del piccolo frignone). Insomma, malgrado quello che io possa dire il film è godibile, non è un caso che sia stato definito da Jay Weissberg durante la presentazione “uno dei momenti clou del festival”, grazie anche all’accompagnamento di Philip Carli (per la versione online). Distinguere tra proprio gusto e qualità del film è difficile ma devo dire che effettivamente An Old Fashioned Boy ha i requisiti per essere una comedia da vedere.