Nel 1908 la Société Française des Films Éclair immetteva sul mercato Nick Carter, le roi des détectives, un film che, grazie al suo successo, darà vita a un filone prolificissimo in Francia ma anche all’estero. La caratteristica principale di questa tipologia di film era quella di mettere in scena vicende misteriose con bande criminali capitanate da malvagi macchinatori, tanti colpi di scena e soprattutto trasformazioni incredibili da parte dei vari personaggi. L’interesse degli spettatori era spesso calamitato da quest’ultimo aspetto e quindi, nel giro di poco tempo, queste trasformazioni saranno messe in scena e mostrate direttamente con l’uso di “borse” del trucco e parrucco. L’apice del successo in Francia arriverà con i grandi sérial di casa Gaumont come, ovviamente, Fantômas, non a caso proprio del 1913. Se vi interessa la genesi del genere vi preannuncio già che il nostro Enrico Stamberghi se ne occuperà prossimamente in maniera collaterale portando avanti i suoi progetti comici.
Come detto non è solo la Francia ad essere interessata da questo genere di film. In Italia per i film polizieschi e di apache si pensa subito ad Emilio Ghione che proprio nel 1913 aveva per altro diretto Il Circolo Nero. Sempre tra i film di questo tipo recensiti nel corso degli anni passati cito Tigris, sempre del ’13, e le vicende della ladra Filibus nel film omonimo del 1915.
La banda del Giglio Nero ha preso di mira il Conte Ruggeri e la sua famiglia perché vogliono entrare in possesso dei beni nascosti nella loro cassaforte. Il piano è presto ordito: sfruttando a proprio favore la partenza del conte e orchestrando una foratura dell’automobile della famiglia, il loro leader (Augusto Mastripietri) riesce a mettere le mani sul malloppo. Il Conte si rivolge però al Detective Sereni (Attilio D’Anversa) per risolvere il caso. Con la sua astuzia, l’uomo non tarderà a sgominare la terribile banda!
Il film ha esattamente quello che ci aspetteremmo: un intrigo criminale per rubare preziosi ad una ricca famiglia, un detective coraggioso che rischia la vita per trovare la soluzione e, infine, addirittura la nascita di un amore!
Andiamo agli elementi più interessanti del film. Oltre al già citato trasformismo in scena (in realtà ci sono dei dettagli ma soprassediamo), è molto carina anche l’ingresso al covo del Giglio nero: si entra in un palazzo che non ha apparentemente nulla all’interno se non una stanza spoglia. Cercando bene si può notare però un giglio, appunto, che altro non è che un pulsante che tramite un sofisticato sistema di specchi e leve (cit.) crea l’ingresso per la tana della banda. Come sempre trovate una gif esplicativa che supera i limiti della mia spiegazione scritta. A fronte di inquadrature fisse, o comunque estremamente poco mobili, si nota una composizione molto curata e un montaggio serrato nei momenti di maggiore tensione. Nello specifico questo accade quando la banda sta aspettando il detective senza sapere che lo stesso sta preparando un controagguanto e, nel finale, quando Sereni è stato rinchiuso in una terribile trappola acquatica che sta per togliergli la vita mentre i suoi collaboratori cercano disperatamente di trovare il modo per fare irruzione nel covo segreto. Il film non è ovviamente esente da pecche: il cattivo non è poi così carismatico e la costruzione arzigogolata del complotto non trova spiegazioni logiche. Perché mai la banda non è sparita con il maltolto una volta fatto il colpo? Anche il finale è bizzarro: senza praticamente essersi mai conosciuti il Detective e la giovane figlia del Conte si sposano. Insomma, tante piccole domande che si insinuano e rompono un pochino la sospensione di incredulità.
Se vi piace il genere il film non vi deluderà! Vi ricordo che potete recuperarlo online fino alle 17 del 04/10 sul mymovies delle Giornate oppure vederlo in diretta a Pordenone il 7 alle 10:30.