Nel mio calendario delle Giornate del Cinema Muto di Pordenone il 5/10 era segnato in rosso come il giorno di massimo terrore in vista di quello che temevo potesse essere il film per me più pesante: Fool’s Paradise. Dal poco che avevo letto doveva essere un melodrammone con ciechi, ballerine e donne di malaffare. Argh! Potrà essere peggio di quanto mi aspettavo? Ebbene in parte sì! In mezzo a questa esagerazione iniziale voglio però dire una cosa. La storia di per sé, se sviluppata in meno di un’ora e quaranta, sarebbe stata anche godibile, ma sono gli elementi che allungano eccessivamente il brodo e gli inserti esotici a renderlo melenso e, per il mio gusto personale, molto noioso. Alla regia c’è qualcuno che non ha decisamente bisogno di presentazioni, il mitico Cecil B. De Mille, che traspone sul grande schermo Laurels and the Lady di Leonard Merrick opportunamente rivisto e reso più complesso da due sceneggiatrici: Sada Cowan e Beulah Marie Dix. Proprio loro presenza è il motivo principale per cui il film è stato scelto per questa rassegna che mira a ridare luce alle sceneggiatrici del cinema muto che sono purtroppo state dimenticate.
Arthur Phelps (Conrad Nagel) vive la sua vita in una terra dimenticata ai confini del Messico sognando la donna che lo ha curato in Francia quando una grave ferita di guerra lo aveva reso temporaneamente cieco. La ragazza si chiama Rosa Duchene (Mildred Harris) ed è ora una ballerina di successo. Ma la storia si complica perché nel tentativo di fuggire dalla cantina malfamata dove lavora, Poll Patchouli (Dorothy Dalton) conosce Arthur e se ne innamora. Lei, a sua volta, è amata perdutamente dal messicano John Roderiguez (Theodore Kosloff), gestore del locale da cui la ragazza è fuggita. In questo strano intrigo amoroso tutti sembrano destinati a rimanere infelici ma è qui che il dramma ha inizio! Rosa giunge nella città di Arthur per il tour del suo spettacolo “la regina delle nevi”. Il giovane è estasiato dall’idea di poter rivedere la sua amata ma questo momento di felicità è distrutto dalla nuova perdita della vista. Per vendetta Poll gli ha infatti regalato un sigaro esplosivo, ignorando la condizione degli occhi del giovane. Colta dai sensi di colpa la ragazza si fingerà Rosa e sposandolo con l’inganno. L’idillio (o il paradiso folle) dura poco. A quanto pare, infatti, il buco dove i due vivono non è poi così sperduto visto che dopo la ballerina più famosa del mondo giunge anche il medico capace di curare, guarda un po’ il caso, la cecità. Arthur ritrova la vista e scopre l’inganno e decide di abbandonare Poll. Con la vista arriva anche una bella sorpresa: i suoi terreni contenevano un ricco giacimento di petrolio e ora è dunque miliardario. Così, dopo aver fatto richiesta di annullamento del matrimonio, il giovane parte alla volta del Siam (odierna Thailandia) per trovare la sua amata Rosa. Inutile dire che, giunto lì, realizzerà che la superficiale ballerina non vale neanche mezza Poll e tornerà dunque da lei per risposarla e vivere felicemente…
Avete visto quanta trama ho scritto? Beh ho tagliato le cose meno essenziali perché quelle superflue sono davvero troppe. La parte in Siam è veramente accessoria con scimmiette, sfide col principe locale e sacrifici ai coccodrilli (che rischieranno pure di uccidere i due contendenti). Wow! Bellissime e curate le scenografie, però a livello di ciccia c’è ben poco! Tanti elementi, specie in quest’ultima parte, sono totalmente prive di logica e i personaggi, nel loro essere totalmente piatti e uguali a se stessi, risultano antipatici. Ci vorrebbe un tocco alla Borzage per dare delicatezza al tutto e mantenere il giusto bilanciamento tra i vari elementi narrativi. Per fortuna c’è un po’ di umorismo ogni tanto che stempera un pochino e crea momenti interessanti. La parte più divertente, almeno per me, è proprio all’inizio quando vediamo arrivare una macchina con una famiglia di neri, ricchi sfondati, che dispensano beni tra i locali. Si scopre che fino a poco prima erano servitori e lustrascarpe ma hanno trovato un ricco giacimento petrolifero. Forse lo interpreto in maniera troppo positiva, ma Arthur gli si fa incontro non con intento denigratorio ma con effettiva felicità nel vedere le persone che ha conosciuto e a cui ha voluto bene essere diventate ricche. Si intravede un sorriso beffardo ma lo vedo più come un “vedi? Da un giorno all’altro chiunque può passare da essere uno straccione ad essere ricco sfondato!”.
Il personaggio più profondo e con cui è possibile empatizzare è sicuramente Poll, che per amore è disposta a qualsiasi sacrificio. Si tratta di una donna forte, decisa e con un grande amor proprio che arriva a svilirsi nel dolore per la perdita dell’uomo che ama e tornare addirittura nella locanda da cui era fuggita. Non male anche il “cattivo” Roderiguez, che a dispetto di tutto mostra una certa profondità anche se non si capisce se inizialmente era il magnaccia di Poll o cosa, finisce poi per innamorarsene e soffrire come tutti e forse più di tutti all’interno della vicenda. Sì, perché Rosa in realtà gioca con i suoi pretendenti e non ha mai un reale sentimento nei loro confronti. Anche dopo la quasi morte del principe e di Arthur e, di fatto, il suo abbandono, lei sfrutta la cosa solo per trarre ispirazione per un ballo che avrebbe poi portato a Parigi.
Concludedo: a fronte di una storia potenzialmente interessante e una cura impeccabile per la fogorafia e la scenografia, il film è a mio avviso estremamente melenso e troppo lungo rispetto agli elementi narrativi presenti. Si cerca di allungare il brodo cambiando location e stupendo con posti e storie da favola ma per lo spettatore moderno questo non è, a mio avviso, sufficiente.