Con Figaro il cinema muto arriva, in un’epoca ormai dominata dal sonoro, ad abbracciare in un unico film la trilogia della famiglia d’Almaviva ovvero Il barbiere di Siviglia, Il matrimonio di Figaro e La madre colpevole. Se da una parte è interessante il tentativo di riportare tutta la vicenda in un unico film di certo questo ha l’inevitabile controindicazione di rendere la narrazione un po’ troppo compressa e sbrigativa a discapito, in particolare, dell’ultimo capitolo dell’epopea. Alcuni personaggi sono introdotti frettolosamente e non sono ben caratterizzati ma, bisogna dire, quantomeno che i personaggi principali sfuggono da questo problema.
Come al solito partiamo dalla trama in breve:
Figaro (Ernst van Duren) aiuta il Conte di Almaviva (Tony D’Algy) a sposare Rosina (Arlette Marchal) strappandola dalle grinfie di Don Bartolo (Léon Belières). La vicenda si sposta alla corte del conte dove Figaro incontra Suzanne (Marie Bell) e decide di sposarla. Peccato che non tutti siano felici perché il Conte si dimostra un gran farfallone facendo soffrire la povera Rosina e arrivando a provarci anche con Suzanne. Ma la vendetta non tarderà ad arrivare mettendo il conte finalmente al suo posto. Ed ecco dunque il terzo episodio che vede al centro Bégéarss (Génica Missirio) che sfruttando una confessione in punto di morte che testimonia un tradimento di Rosina ai danni del conte cerca di infiltrarsi nella famiglia del conte. Saranno Suzanne e Figaro a sventare il losco piano e far tornare la serenità tra gli Almaviva.
L’atmosfera generale del film è molto ridanciana e allegra e l’idea generale è che la beffa sia sempre dietro l’angolo. Nonostante questa caratteristica che potrebbe essermi gradita, nella realtà dei fatti non ho apprezzato particolarmente questo Figaro sia perché rientra nei soliti film in costume che non gradisco sia perché comprime troppi eventi in un solo arco narrativo. Nonostante questo non mancano alcuni pregi tra cui un Figaro ben interpretato. Tra i tre “archi narrativi” il primo è quello che è riuscito a prendermi di più forse perché è la parte meno convenzionale rispetto ad altri film del periodo. La seconda e la terza, in effetti, mi fanno ricordare film piuttosto simili del periodo. A proposito di periodo vale la pena ricordare che siamo nel 1929 quindi fuori tempo massimo per il cinema muto. Abbiamo delle splendide scenografie, una fotografia molto curata e recitazione sicura. Nonostante questo manca secondo me qualcosa per renderlo uno di quei classici dimenticati che vale la pena recuperare.
Tra le scene più carine, entrambe della prima parte, abbiamo: il servo di casa Bartolo che apre lo spioncino e si ritrova il faccione di Figaro pronto a sfotterlo e una deliziosa scena di serenata con tanto di note che abbracciano la bella Rosina.
Se siete appassionati dell’epopea di Figaro questo potrebbe essere il film per voi giusto per vedere in che modo Gaston Ravel aveva dato vita a questo folle progetto.