Nella vasta produzione di Victorin-Hippolyte Jasset, Balaoo è forse uno dei film più bizzarri e particolari. Come in una sorta di Frankestein scimmiesco, Il Dr. Corolis (Henri Gouget) sperimenta un siero per rendere la scimmia Balaoo (Lucien Bataille) umana. L’esperimento non riesce proprio benissimo e questa inizia a creare problemi prima invaghendosi di Madeleine, figlia del dottore (Madeleine Grandjean), e poi fugge dopo essere stata rimproverata. Incontra il bracconiere Hubert (Camille Bardou) che diventa il suo padrone e lo costringe a compiere atti sempre più meschini. Inizia seminando il panico spaventando le persone saltando improvvisamente giù dagli alberi (vedi gif) per poi uccidere un nemico di Hubert e rapire la stessa Madelaine. Ma sarà proprio quest’ultimo atto a far rinsavire la scimmia. Rendendosi conto che il bracconiere vuole far male alla sua amata, cerca di liberarla finendo per essere ferito a morte. Con gli ultimi aneliti di vita indica al Dottore dove è nascosta la figlia e poi muore.
Lucien Bataille si ritrova qui come in Protéa nei panni di una scimmia, chissà quanto fosse felice di farlo e chissà che non sia stato uno dei motivi che lo hanno poi portato a lasciare la Éclair per accasarsi alla Gaumont dove diventerà noto con la maschera di Zigoto.
Le Jouer (1909) vede un uomo arrivare a vendere la propria ragazza a un ricco prepotente, cosa che contribuisce poi a dar vita ad alcuni scontri per motivi non meglio identificati. Con La Fleur Empoisonnée (1909) assistiamo alle scorribande di un terribile moschettiere che troverà poi la morte con un fiore avvelenato datogli dalla donna a cui ha ucciso l’amato. Infine con Morgan le pirate, nell’episodio “cage” (1913) assistiamo a una vicenda di prigionia del pirata Morgan, addormentato a tradimento con un sonnifero, che si rivela poi essere un sogno. Tutti e tre i film, di cui restano brevi estratti, sono a mio avviso molto poco convincenti e poi raffazzonati. Molto interessante invece il tentativo di ricostruzione operato dalla Cineteca con La Fleur de Mort (1910) dove grazie al fondo Albert Samama Chikli (nostra vecchia conoscenza) si è riusciti a recuperare sostanzialmente la trama a partire dai pochi estratti. Si tratta della storia di un uomo che si ritrova a metà tra due donne, Fatima e Amria (?). Una delle due cerca di ammaliarlo con un fiore e ne nasce un rapimento per gelosia che culmina con la liberazione e l’uccisione della donna cattiva con una freccia a cui è stata attaccato proprio il fiore che aveva fatto nascere la contesa. In Dans le ruines de Carthage (1910) abbiamo una disputa legata a un tesoro cartaginese che finisce in tragedia. Ultimo ma più succoso è Le Collier de Kali (1911). Il film non è niente di originale e mi ha ricordato molto Il gioiello di Khama di Palermi (1918) che faceva parte di quello stesso filone. In pratica un uomo ruba per far piacere a sua moglie un gioiello legato alla dea Kali e per questo lui e la sua famiglia vengono perseguitati dai suoi adepti. In un crescendo di angoscia l’uomo penserà di aver perduto prima il figlio e poi la moglie (che ha perduto il senno per il dispiacere). Restituirà il maltolto alla sacerdotessa con lo stesso nome della divinità e verrà perdonato ritrovando la sua famiglia sana e salva. Torniamo a un elemento avventuroso in cui sicuramente Jasset spicca con colpi di scena, intrighi e travestimenti a cui si aggiunge anche un elemento simil sovrannaturale legato all’India e l’oriente.
Concludendo mi sento di dire che, fuori dal contesto poliziesco/spionistico, Jasset sembra far fatica a creare situazioni credibili e godibili.