I Miserabili (Les Misérables) – Albert Capellani (1912)

misarables1912Cresciuto da piccolo leggendo Il mistero dei candelabri di Giovan Battista Carpi, non potevo poi, una volta diventato grande, leggermi il romanzo da cui la parodia era stata tratta, il mitico Les Misérables di Victor Hugo. Anche se potreste non amare le lunghe digressioni storiche o il suo stile, è difficile non rimanere colpiti dalla complessità dei personaggi raccontati dalla penna dell’autore e mi riferisco in particolare alle figure di Javert (Henri Étiévant) e Jean Valjean (Henry Krauss). Il primo è un ufficiale totalmente ligio al proprio lavoro che ha come unica macchia nella carriera quella di essersi lasciato scappare un prigioniero Jean Valjean, un uomo sostanzialmente buono ma che era stato imprigionato per aver rubato del pane per la madre affamata. Valjean, uomo dalla forza erculea, fugge dal carcere e si ritrova quasi per caso ad essere ospitato da Monsignor Myriel (Léon Bernard), una sorta di santone che cambierà per sempre la sua vita scagionandolo dall’accusa di aver rubato dell’argenteria e raccomandandolo per un lavoro presso il fratello. Proprio grazie a questa occupazione Valjean, che prende il nome di Madeleine, si fa presto un nome fino a diventare sindaco. Ma indovinate chi viene assegnato come ufficiale della zona? Proprio Javert che inizia a sospettare di trovarsi di fronte proprio al suo evaso. I dubbi svaniscono quando sul giornale si legge che Valjean sarebbe stato preso e che sarebbe presto tornato in prigione. Il vero Valjean decide allora di rivelarsi e inizia una nuova fuga portandosi però dietro i risparmi di una vita. Assieme a lui c’è però ora una nuova compagna di viaggio, la piccola Cosette (Maria Fromet), strappata ai terribili Thénardier (lui è Auguste Mévisto) su richiesta in punto di morte della vera mamma, Fantine (Marie Ventura). La vicenda si sposta ora a Parigi dove Javert cerca ancora disperatamente di inseguire la sua preda senza riuscirci. Passati diversi anni Cosette è ora diventata grande e, come prevedibile, si innamora di un giovane Marius (Gabriel de Gravonne), che nonostante sia nipote di un monarchico, è un fervente rivoluzionario. Così quando scoppiano i disordini Marius è il primo a mettersi davanti alle barricate contro i soldati. In questo momento succede di tutto: Javert si infiltra ma viene scoperto rischiando la morte. Sarà Valjean stesso, unitosi per vegliare su Marius, a liberarlo inscenando la sua morte. Lo stesso salverà anche Marius ferito venendo però in quell’occasione scoperto e arrestato proprio da Javert. Qui avviene finalmente il grande cambiamento dell’ufficiale. Accortosi della bontà d’animo dell’uomo a cui ha dato la caccia tutta la vita decide di liberarlo ma non è in grado di scendere a patti con il senso di colpa provocato dal fatto di non aver fatto il suo dovere. Per questo si punisce con il suicidio. I Thénardier, anche loro a Parigi, tenteranno di rovinare la vita di Valjean un’ultima volta rivelando il passato da galeotto di quest’ultimo ma uscirà fuori la verità e, tra la comprensione e l’affetto di figlio e del genero, muore.

La trama che leggete è quella semplificata del film in cui a farne le spese sono principalmente proprio i Thénardier che non mettono in alto molte delle loro angherie pur essendo, tutto sommato, ben caratterizzati. Nonostante questo, e lo dico da non particolare amante di Albert Capellani, questa trasposizione de i Miserabili è stata per me una delle vere rivelazioni di questo Cinema Ritrovato 2022. Tutto è estremamente fedele al romanzo, per quanto possibile in una versione che in totale dura meno di tre ore, ma soprattutto è lo spirito dell’originale ad essere mantenuto. Quello che sembra trasparire è un affetto e un legame all’opera di Hugo che difficilmente successivamente è riuscita a raggiungere lo stesso equilibrio. Si alternano momenti di tensione ad altri più emotivi o rilassati ma sempre con un’eleganza e una profondità che difficilmente ha eguali in un’opera dei primissimi anni ’10. Abbiamo parlato all’inizio di Valjean e Javert e di quanto siano complessi come personaggi: bene qui ritroverete in gran parte tutta questa loro complessità. Certo, per farlo si è dovuto tagliare altro, ma è una cosa che ci si aspetta e che anzi è stata fatta veramente bene.

Uno degli elementi che più spicca è quello legato alla volontà di realizzare riprese dal vero con uno spirito naturalista che più volte sta tornando in questo Cinema Ritrovato (La Terre o Cainà tanto per dire due titoli). Anche lo stile di recitazione è estremamente cadenzato e mai eccessivo e questo regala un senso di naturalezza e godibilità anche oggi. Tra gli attori abbiamo anche Mistinguett, nel ruolo della giovane Éponime Thénardier, un ruolo decisamente diverso da quelli a cui siamo abituati a vederla e in cui, devo dire, mostra tutta la sua profondità come artista. Seppur sia un personaggio quasi secondario e tanti siano stati i tagli, riesce ad emergere e staccarsi dal piattume a cui poteva essere relegata cosa che, tanto per dire, non avviene per il fratello Gavroche.

In futuro cercherò di recuperare gli altri adattamenti muti, in particolare ho pronto da vedere quello di Henri Fescourt (1925) così da vedere quanto è cambiato in più di dieci anni. Chi uscirà vincitore da questo scontro? Ai posteri l’ardua sentenza!

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