Vidocq è sicuramente uno dei personaggi più affascinanti del periodo rivoluzionario e successivo, un uomo capace di cambiare e diventare uno dei punti fermi della prefettura parigina e ispirare così scrittori e sceneggiatori. La sua storia ufficiale lo vede nascere in una famiglia borghese nel 1775, il papà era mastro fornaio e commerciante di grano, cosa che non gli impedì fin dalla tenera età di fare furtarelli, vista anche una taglia fisica ben superiore alla sua età. A tredici anni ruba l’argenteria dei genitori e il padre lo manda nelle prigioni di Baudets. A sedici anni ruba 2000 franchi ai genitori e tenta di partire per gli Stati Uniti ma viene derubato. Diventa dunque saltimbanco in un circo e venditore ambulante prima di tornare ad Arras dai genitori. Si arruola nell’armata Rivoluzionaria nel 1791 da cui viene congedato due anni dopo decine di duelli. Sposa dunque Marie-Anne-Louise Chevalier, gestrice di una drogheria ad Arras che lascia rubandogli tutti gli avere dopo aver scoperto che aveva finto di essere incinta. Inizia la sua carriera di ladro tra Parigi e il Nord della Francia e nel 1795 si aggrega all’armée roulante, composta principalmente di persone ambigue che sperano di poter sopravvivere e/o svoltare la loro vita grazie alla guerra. Nel 1796 Vidocq è condannato a 8 anni di lavori forzati per aver falsificato dei documenti ed è portato a Brest. Da qui inizia una serie di tentativi di evasione, riuscendo infine a fuggire definitivamente nel 1800. Nel 1811, dopo essere stato nuovamente arrestato, viene affidato dal prefetto Pasquier a capo della “brigata sicurezza”, un corpo di polizia fatto di ex condannati che hanno il compito di infiltrarsi tra le bande di criminali. Vidocq diventerà presto un maestro del travestimento e, con metodi anche poco ortodossi, la sua squadra arriverà a risultati davvero eclatanti (si parla di un numero di arresti addirittura tre volte superiore a quello dei poliziotti tradizionali) tanto che nel 1818 riceverà la grazia da Luigi XVIII in persona. A causa dei suoi metodi non canonici, troverà nemici non solo nei bassifondi ma anche tra chi deteneva il potere e la stampa finirà per attaccare lui, il prefetto Henri Gisquet e il Re Luigi Filippo I tanto da spingere a una riorganizzazione totale della brigata con Pierre Allard a capo e Luis Canler come ispettore di punta. Vidocq si dimette dunque con più di 16.000 arresti e inizia a scrivere le sue memorie (da cui scopriamo le informazioni qui contenute) che ebbero grande eco e influenzarono l’immaginario di tanti: il Vautrin di Balzac è ispirato a lui, così come il Jean Valjean de I miserabili di Hugo o il Dupin di Poe. Viene citato anche da Mellville in Moby Dick, tanto per capire il livello di fama che aveva raggiunto. Morì nel 1857 a Parigi a 82 anni e con una fama che lo avrebbe fatto ricordare ancora per tanti anni.
Non stupisce insomma che, con l’avvento del cinema, iniziassero ad esserci in Francia dei film a lui dedicati o ispirati. Abbiamo così un La jeunesse de Vidocq ou Comment on devient policier (1909) di Gérard Bourgeois con Harry Baur nei panni di Vidocq che ritroviamo anche nel successivo L’évasion de Vidocq (1910) di Georges Denola (probabilmente entrambi sono perduti). Nel 1922 ecco però la svolta con un serial che vede protagonista René Navarre (il mitico Fantômas) nei panni di Vidocq con una sceneggiatura tratta sì dalle memorie ma rivista in chiave romanzata da Arthur Bernède, sceneggiatore anche di Judex e Belphégor dove infatti c’era un certo ispettore Chantecoq che è ispirato proprio a Vidocq (e interpretato sempre da Navarre). La serie si divide in 10 episodi (traduzioni indicative) ed ha una trama decisamente diversa da quanto appena letto:
- L’évasion (it. L’evasione)
- Manon-la-blonde (it. Manon-la-blonde)
- La truite qui file (it. La trota che fugge)
- L’espionne de Vidocq (it. La spia di Vidocq)
- L’homme au domino rouge (it. L’uomo dal domino rosso)
- Dans la gueule du loup (it. nella tana del lupo)
- Le bandit gentilhomme (it. Il bandito gentiluomo)
- La mère douloureuse (it. La madre dolorosa)
- Vers la lumière (it. Verso la luce)
- La bataille suprême (it. La battaglia suprema)
Agli inizi della serie vediamo Vidocq (René Navarre) fuggire dal carcere e iniziare un lungo viaggio apparentemente senza meta. Viene sottolineato fin da subito che non si tratta di un delinquente come tutti perché rischia la sua vita per difendere due bambini dall’attacco di un cane rabbioso. Veniamo dunque a sapere la sua triste storia: arruolatosi volontario nell’esercito rivoluzionario diventa presto luogotenente. Un giorno torna a casa dopo una lunga spedizione e non trova più la moglie Annette e i due figli gemelli. Pur di trovarla diserta e inizia una vita criminale fino alla cattura. Dopo la fuga riesce finalmente a ritrovare la moglie la quale, pentita, gli racconta di essere stata plagiata da un certo Jacques Thionville che l’avrebbe convinta a partire con lui assieme ai figli. L’uomo si sarebbe poi rivelato un ladro e, durante una fuga rocambolesca, la donna sarebbe stata ferita e i figli affidati a Francine, la sua dama di compagnia, senza che potesse saperne più nulla. I due fanno dunque pace, pur rimanendo separati, e iniziano una lunga ricerca dei figli. Le loro strade si incroceranno con quelle del terribile Aristo (Genica Missirio), il capo della banda degli Enfants du soleil (it. figli del sole), una sorta di Moriarty che darà non pochi grattacapi e Vidocq. Ma sarà proprio la sua prima cattura a dare la possibilità all’uomo di fare pace con le forze dell’ordine ed entrare a far parte della brigata di sicurezza (che qui diventa un’invenzione di Vidocq stesso). Nella parte finale assisteremo alla vicenda più lunga e arzigogolata: Aristo si spaccia per il Marchese de la Roche Bernard ed è, assieme alla sua assistente Yolande (Rachel Devirys), ospite del Duca de Champtocé che gli ha promesso in sposa la figlia Thérèse (Dolly Davis). Lei ama però l’organista Aubin Dermont (Géo Laby) che però inizia ad essere visto compiere i più efferati delitti. Si viene a scoprire che ha un sosia e che entrambi sono in realtà i figli di Vidocq e Annette. Il riconoscimento, però, non avviene totalmente perché il gemello cattivo muore dopo aver ucciso per vendetta proprio Aristo, e per il suo bene (viene reso nobile dal Re), Aubin non viene riconosciuto. Insomma i due genitori possono finalmente vivere in pace sapendo che almeno uno dei loro figli vive felice e contento con la donna che ama (le immagini sotto sono di proprietà del GParchives).
La serie è, a mio avviso, ben riuscita e il personaggio di Vidocq, per quanto diverso rispetto all’originale, è ben caratterizzato da René Navarre. Troviamo tutto quello che ci aspetteremmo da un film con lui come protagonista: intrighi, travestimenti e momenti di alta tensione tra un episodio e l’altro. Non mancano inoltre piccole parti comiche realizzate con la presenza dei due buffi assistenti di Vidocq, Bibi e Coco (Jacques Plet e André Pocalas). Nonostante tutto, vedendo la serie tutta di un fiato GParchives, si avverte un po’ quella sensazione di tirarla troppo per le lunghe per tenere gli spettatori più a lungo possibile con il fiato sospeso. Negli ultimi episodi è ormai chiaro che Aubin è il figlio e che ci sia qualche cosa di strano. Ammetto per altro di non aver inizialmente capito che i figli erano gemelli, altrimenti avrei capito anche del sosia, ma pensavo che la figlia fosse Yolande, l’assistente di Aristo.
Concludendo, la serie dedicata a Vidocq mi è piaciuta pur durando la bellezza di quattro ore e mezza, ha saputo intrattenermi creando situazioni diverse da un inizio che ricorda molto I miserabili, una parte centrale tra gli Apaches e Sherlock Holmes e un finale da feuilleton.