Con Conrad in Quest of His Youth di William C. deMille (1920) si conclude questa edizione 2023 delle Giornate del Cinema muto online. William C. deMille, fratello del più noto Cecille, non è un ospite sconosciuto alle Giornate e lo ricordo piacevolmente per Miss Lulu Bett (1921), una sorta di Cenerentola che fatica a trovare la felicità. Qui abbiamo un film il cui punto di vista è totalmente maschile anche se abbiamo una sceneggiatrice, Olga Printzlau, che basò il suo racconto sul romanzo Quest of His Youth di Leonard Merrick (1903).
La vicenda narra sostanzialmente di una crisi di mezza età. Tornato dalla guerra Conrad Warrener (Thomas Meighan) cerca disperatamente di ritrovare la propria giovinezza che, a suo dire, si trova nel passato. Prima cerca di organizzare con Nina, Gina e Ted (Mabel Van Buren, Mayme Kelso, Bertram Johns) una rimpatriata nella casa in cui andavano da bambini ma senza successo. Poi cerca di andare alla ricerca di due suoi amori perduti, ma il risultato è sempre lo stesso. Troverà finalmente l’amore e la gioventù perduta innamorandosi di quella che crede essere un’attrice di una compagnia teatrale. Quest’ultima è in realtà Lady Rosalind Darlington (Margaret Loomis), che aveva lasciato il mondo dello spettacolo per sposare un conte ma era poi rimasta vedova.
Conrad in Quest of His Youth parte con ottime premesse comiche ma scade quasi immediatamente in una spirale di noia e scontatezza. Sarebbe stato molto carino vedere i quattro adulti tornare a comportarsi come bambini in situazioni surreali, invece la trama vira verso una triste riflessione di quanto il passato sia irrecuperabile e quanto il presente sostanzialmente triste e desolante. Gli amori passati sono ormai vecchi e avvizziti e i ricordi di gioventù nella realtà cadono a pezzi. Solo un elemento nuovo, infatti, sposta gli equilibri della vicenda verso un lieto fine che, bisogna dirlo, è un po’ tirato via. Conrad Warrener è un personaggio veramente poco carismatico, molto ingenuo e poco profondo. Anche le riflessioni un po’ più impegnate (il dramma dei sopravvissuti di fronte al dolore di chi invece ha perso i parenti in guerra o sulla caducità della vita e della felicità), vengono tirate via con un sorrisetto tirato e una scrollata di spalle.
Nonostante queste problematiche il film è diretto molto bene, la fotografia è curata e i costumi sono veramente belli. In un certo senso è come se all’interno di un solo lungometraggio ci fossero più film, più storie separate tra loro che avrebbero potuto avere ciascuna uno sviluppo ben più strutturato e piacevole. Sarà forse la stanchezza derivante da questo lungo ed estenuante festival ma purtroppo neanche Conrad in Quest of His Youth è riuscito a colpirmi positivamente.