La Fée aux choux – Alice Guy-Blaché (1896)

Nell’affascinante epoca del cinema muto, emersero figure femminili di grande spicco come Alice Guy-Blaché, Lois Weber, Dorothy Arzner e Mabel Normand, le quali non solo contribuirono in modo essenziale all’industria cinematografica ma anche aprirono la strada per le generazioni future di registe. L’impatto di queste registe pioniere non si limita al loro periodo, ma continua a riverberarsi attraverso il tempo, influenzando direttamente la percezione delle donne nel settore cinematografico. La loro eredità è un testamento della forza e della determinazione delle donne nel superare le sfide, contribuendo in modo significativo alla costruzione e all’evoluzione del linguaggio cinematografico. In un contesto in cui il ruolo delle donne nella produzione cinematografica è stato spesso misconosciuto, la riscoperta di queste figure pioniere è essenziale per una comprensione più completa e inclusiva della storia del cinema.

Alice Guy-Blaché, pioniera cinematografica, dirigendo diversi film nel periodo del cinema muto, dimostrò un talento eccezionale e una visione avanguardista. Uno dei suoi capolavori, La Fée aux choux, si distingue come un esempio di narrazione cinematografica che va oltre la sua epoca. Il cortometraggio si svolge in un idilliaco giardino circondato da cavoli, dove una graziosa fatina crea e consegna tre bambini a una coppia, simboleggiando il mistero e la meraviglia dell’inizio della vita.

Questo affascinante racconto si basa sul mito dei bambini nati sotto i cavoli, una leggenda antica radicata in diverse tradizioni popolari, che affascina per la sua natura fiabesca e la sua interpretazione metaforica della nascita e della magia della vita. Il mito dei “bambini nati sotto i cavoli” è una credenza che affonda le sue radici in diverse culture e versioni, contribuendo alla ricchezza delle tradizioni legate alla nascita e alla fertilità.

La storia, inoltre, si svolge in un giardino incantevole, una scelta scenografica che trasforma lo spazio in un palcoscenico magico. La regia audace e creativa di Alice Guy-Blaché in La Fée aux choux la colloca tra i pionieri del cinema muto. Nonostante le risorse limitate e le sfide logistiche dell’epoca, la regista trasforma uno spazio improvvisato in Rue des Sonneries in un incantevole set, evidenziando la sua determinazione a portare la sua visione sullo schermo. La collaborazione con un pittore di ventagli per il fondale e carpentieri per dettagli come i cavoli nel giardino aggiunge un tocco artistico alla produzione.

Pur essendo il cast composto principalmente da amici e collaboratori, la regia di Guy-Blaché riesce a estrarre interpretazioni coinvolgenti, con Yvonne Mugnier-Serrand nel ruolo chiave della graziosa fatina. La narrazione del cortometraggio emerge con chiarezza e semplicità in un contesto di favola fantastica, dove il giardino decorato e recintato diventa il palcoscenico per l’apparizione di una fatina aggraziata, che si presenta con leggeri movimenti delle braccia. Avanzando con grazia, la fatina estrae un bambino da uno dei cavoli, posandolo delicatamente a terra di fronte allo spettatore.

La narrazione coinvolge movimenti eleganti della fatina, introducendo un tocco di magia e incanto alla scena. La protagonista attraversa il gruppo di ortaggi, facendo apparire un’altra creatura con leggeri movimenti di danza. L’ultima “creatura,” parzialmente nascosta dietro una foglia, non viene posata vicino alle altre due, poiché non è ancora “matura” (evidentemente una bambola). Con un gesto di congedo simile a quello di una ballerina classica, la protagonista si ferma in posa, chiudendo il sipario sulla sua magia.

Nonostante le incertezze storiche sulla data di produzione e il coinvolgimento del cast, La Fée aux choux resta un’opera significativa che testimonia la visione e la maestria di Alice Guy-Blaché nel dare forma alle prime narrazioni cinematografiche. La sua capacità di affrontare sfide logistiche e di trasformare limitazioni in opportunità ha contribuito a gettare le basi per il futuro sviluppo del linguaggio cinematografico. L’incanto del giardino e la magia della fatina si fondono in un capolavoro che continua a ispirare e affascinare il pubblico anche nei giorni nostri.

In conclusione, Alice Guy-Blaché, attraverso il suo contributo al cinema muto e opere come “La Fée aux choux,” si erge come una figura straordinaria che ha lasciato un’impronta indelebile nella storia del cinema. La sua abilità nel trasformare la limitazione in opportunità e nell’innovare la narrazione cinematografica ha aperto la strada per molte registe future, consolidando la sua posizione come una delle pioniere della settima  arte. La riscoperta e la celebrazione di opere come queste sono fondamentali per una comprensione completa e inclusiva della storia cinematografica, evidenziando il talento e la visione di donne che hanno superato le sfide del loro tempo per plasmare il futuro dell’arte cinematografica.

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