La Caduta di Troia – Giovanni Pastrone, Luigi Romano BorgnettoLa Caduta di Troia (1911)

Torna la collaborazione tra il podcast Lingue Vive ed E Muto Fu con questo articolo dedicato a La Caduta di Troia di Giovanni Pastrone e Luigi Romano Borgnetto (1911). Come suggerisce il titolo il film si ispira al ciclo troiano ma è in realtà un’unione di più momenti. Parte infatti con il racconto dell’antefatto, incluso nei Cypria, per poi saltare direttamente alla caduta di Troia presente nell’Iliou persis. Tutto gira in realtà intorno al rapimento di Elena e ai personaggi che ruotano intorno ad esso: Elena, il marito Menelao e Paride.

Menelao parte per un viaggio lasciando Elena sola a Sparta. Giunge Paride per un’ambasceria e, grazie all’influsso di Venere, riesce a strapparla al marito. Su un’enorme conchiglia trainata da amorini volanti, Elena e Paride partono alla volta di Troia. Per vendicare l’affronto i Greci muovono dunque guerra a Troia. I troiani riescono però a respingere gli attacchi dei Greci che decidono dunque di utilizzare uno stratagemma: fingono di partire e lasciano un enorme cavallo di legno all’interno del quale sono nascosti alcuni soldati achei. I troiani fanno entrare il cavallo nelle mura e vengono così sconfitti. Paride muore in un duello uno a uno con Menelao che riporta poi con sé la moglie a casa.

Quello che colpisce in La Caduta di Troia è la profondità con cui vengono realizzate le varie inquadrature. C’è una cura per la prospettiva e un gioco con essa che dona profondità anche narrativa. Le scenografie sono davvero impressionanti per l’epoca e in generale c’è una grande cura per questo piccolo kolossal che ebbe fama internazionale. A livello di scenografia c’è una sorta di gusto esotico che è per certi versi poco greco e la rocca di Troia, e il suo assedio, paiono più medievali che legate al mondo antico.

La scena più bella è quella in cui si vede la conchiglia trascinata dagli amorini e, in generale, sono molto ben fatte tutte le scene di massa, anche grazie alla già citata profondità e accuratezza nella prospettiva.

La vicenda è ovviamente minimizzata: come detto i personaggi sono solo tre e manca tutto l’antefatto mitico che porta al rapimento di Elena. Secondo il mito sarebbe stata Discordia, non invitata al matrimonio tra Teti e Peleo, a lasciare una mela da dare alla più bella. Le dee si sarebbero dunque contese questo titolo dando a Paride il compito di decretare la vincitrice. Questi decise di premiare Afrodite e ricevette in cambio l’amore della più bella, Elena. Da qui scoppiò appunto la Guerra di Troia secondo i poemi epici. Ne La Caduta di Troia manca qualsiasi riferimento ad Agamennone ed Achille e quindi all’Iliade, ma è però interessante notare come vi sia un quarto personaggio citato per nome, ovvero tal Sicheo, il cui nome ricorda quello del marito di Didone morto, secondo Viriglio, per mano del cognato Pigmalione. Questo Sicheo sarebbe in realtà il Sinone della tradizione greca, colui che si consegnò spontaneamente al nemico facendo così credere ai troiani che i Greci si erano ritirati. Visto che tutto è riconducibile al triangolo amoroso tra Elena, Paride e Menelao, si sceglie inoltre di far terminare tutto con uno scontro finale da cui Menalao esce vincitore. In realtà, secondo la tradizione, sarebbe stato Filottete a uccidere, con le frecce di Eracle, Paride ben prima della caduta della città.

La Caduta di Troia è un film veramente ben fatto che, pur nella durata ridotta, non è un semplice avvicendamento di quadri fini a se stessi, ma c’è uno sviluppo narrativo coerente che è seguibile anche senza conoscere la vicenda. Questo non è scontato perché tanti prodotti dello stesso periodo necessitavano invece, a causa della loro durata ristretta, della conoscenza del soggetto per poter essere compresi.

Se volete scoprire di più sul ciclo troiano, vi invito ad ascoltare l’episodio dedicato sul podcast Lingue Vive. Per oggi è tutto, appuntamento al prossimo mese con un nuovo articolo dedicato al mondo greco e latino nel cinema muto.

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