Zaza: due storie per un personaggio

Zaza ha da sempre ispirato le più diverse interpretazioni. Il Cinema Ritrovato, in occasione della rassegna dedicata a Allan Dwan, ha deciso di proporre due versioni del tutto contrastanti tra loro del classico francese: una di Adrien Caillard (1913 tanto per rimanere in tema) e quella meno convenzionale dello stesso Dwan.

Zaza – Adrien Caillard (1913)

nl-eye-efg1914_a05389Adrien Caillard ci presenta una Zaza molto tradizionale, grande cantante che frequenta un uomo affascinante che nasconde una famiglia al completo: moglie e figlia.

Quando Zaza (Maria Ventura) scopre che il suo amante (Georges Grand) ha una moglie (Germaine Dermoz), monta su tutte le furie e decide di recarsi nell’abitazione di lui. Qui, però, davanti alla vista della figlia (Maria Fromet) intenta a suonare il piano si sente mancare le forze e decide di abbandonare l’abitazione per non distruggere una famiglia felice. Passati diversi anni l’uomo torna da Zaza cercando di ottenere nuovamente il suo amore. Ma in Zaza riaffiora alla mente la vista della figlia di lui e della famiglia felice che si era, anche solo apparentemente, costruito. Per il suo bene decide così di ricacciare nell’oblio il suo amore e allontanarsi definitivamente dall’amante.

Una versione molto tradizionale il cui punto di forza è in una delle scene finali in cui lo schermo si sdoppia: troviamo a sinistra Zaza e il suo amato nelle loro effusioni, mentre a destra affiora lentamente il ricordo della figlia di lui intenta a suonare il piano. In 18’, il film riesce a raccontare sinteticamente e senza eccessivi cali di ritmo la storia di Zaza, ma non riesce a colpire più di tanto. Interessante comunque l’idea di presentarlo assieme alla versione più moderna e esuberante di Dwan.

– Zaza –Allan Dwan (1923)

A partire dall’adattamento di David Belasco della pièce di Pierre Berton e Charles Simon, Shelby Le Vino prepara una sceneggiatura divertente che reinterpreta la Zaza classica. Fin dalle prime didascalie appare chiaro l’intento di regista e sceneggiatore, quello di dar via ad una eroina eccentrica e divertente, decisamente fuori dagli schemi. Ma gran parte del merito per la riuscita di tutto questo, va ad una splendida Gloria Swanson, capace di interpretare alla perfezione questa diva caricatura.

La bella Zaza (Gloria Swanson) incanta il teatro locale con le sue esibizioni esuberanti. Sebbene abbia molti spasimanti, lei non vede che per l’affascinante Bernard Dufresne (H.B. Warner), del ministero degli esteri francese. Ma anche la bionda Rosanne (Mary Thurman) ha messo gli occhi su Bernard e tenta in tutti i modi di ostacolare la loro unione. Quando i due si dichiarano finalmente il loro reciproco amore, si allontanano dalla vita mondana e passano alcuni mesi di felicità insieme. Questo breve periodo termina però improvvisamente quando Bernard è costretto ad allontanarsi per tornare a Parigi. Sotto pressioni di sua moglie, da cui è separato ma di cui Zaza ignora l’esistenza, decide di accettare un incarico a Washington e di abbandonare la sua amante. Quando Zaza scopre il matrimonio di Bernard, si presenta a casa sua intenzionato a svelare la sua esistenza alla moglie. Ma non appena vede la piccola figlia di lui suonare il piano si commuove e desiste dai suoi intenti lasciando l’abitazione. Quando tutto sembra andare da copione, Le Vino decide invece di innovare. L’esperienza della guerra ha stravolto tutto e così cambia anche la trama. Finita la guerra Zaza, ormai diventata famosa, cresciuta caratterialmente e ora è una persona meno esuberante e più attenta al prossimo. Un giorno incontra nuovamente il suo amato Bernard da cui fugge non appena sente riaffiorare l’antico amore. Ma lui è ormai vedovo, e grazie ad un intervento provvidenziale della serva della cantante Nathalie (Yvonne Hughes) l’amore può finalmente vincere su tutto…

Una storia, bella, toccante e divertente. Gli attori regalano scene di divertimento memorabile che lasciano poi spazio ad un finale intenso e toccante. L’amore, insegna Dwan, può vincere su tutto, anche sulla guerra o sulle storie già scritte. Un film moderno e burrascoso, che grazie ad uno splendido restauro si offre al pubblico moderno in tutta la sua godibilità. Un film che consiglio profondamente, un intenso passatempo che dietro una patina di frivolezza, nasconde una notevole profondità sfiorando temi intensi come quello della guerra e del suo effetto sulle persone.

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