Ricordo ancora benissimo quando al Cinema Ritrovato 2015 presentarono in anteprima il restauro di questo film che sarebbe poi stato utilizzato per l’edizione Eureka! Masters of Cinema. All’epoca recensii il film solo per Cinefilia Ritrovata, rimandando a un momento più rilassato l’articolo per questa piattaforma. Scusatemi, qualcuno saprebbe dirmi che anno sia? Ebbene sì, sono passati solo cinque anni per trovare quel momento rilassato per parlare di Varieté, ma il motivo è da ricercare della ricchezza visiva del film che è piuttosto difficile da raccontare e che il vecchio me, povero nella condivisione di screenshots, non avrebbe potuto delineare in maniera corretta. L’occasione per riportare alla mente questo film è venuta attraverso le solite discussioni su kast assieme a Danilo Magno che ci ha portato a vedere in contemporanea l’edizione di cui parlavo sopra, che contiene per altro un accompagnamento musicale piuttosto strano e che avrà un suo spazio apposito in fondo all’articolo. Terminato questo cappello introduttivo partiamo con la trama:
In carcere un uomo viene convocato per una possibile grazia ma deve prima raccontare la su storia. Questi comincia e racconta cosa è accaduto: “Boss” (Emil Jannings) è un ex trapezista di successo che dopo un incidente si è ritirato con la moglie (Maly Delschaft) e gestisce un fatiscente spettacolo itinerante dove ragazze non certo avvenenti si esibiscono in balletti indecenti. Un giorno entra nella sua vita la giovane Berta-Marie (Lya de Putti), introdotta come una ragazza che porta solo sventura. Ovviamente così sarà: Boss si innamora di lei e lascia moglie, figlio piccolo e spettacolo per riprendere la carriera artistica. Viene notato dal grande trapezista Artinelli (Warwick Ward) che propone ai due di creare un trio. Presto Artinelli inizia a notare Berta-Marie e alla prima occasione abusa di lei. Nell’assurdità di questa tipologia di film, la giovane si innamora quindi di lui e inizia una relazione clandestina. Presto Boss si rende conto del tradimento e uccide in una sfida ai coltelli il rivale in amore per poi costituirsi lasciando nel dolore più profondo Berta-Marie.
Dico solo un nome: Karl Freund. Lo sapete bene che sono appassionato di Horror Universal anni 30/40, quindi questo nome lo associo inevitabilmente alla regia di The Mummy con Boris Karloff (1932) ma a fronte di una carriera registica assai poco produttiva e sconvolgente, Freund è stato probabilmente uno dei più grandi direttori di fotografia del cinema muto e non solo. Der Golem, wie er in die Welt kam (1922), Der letzte Mann (1924) sono solo due tra i tanti film di cui curò la fotografia e che gli valsero infine nel 1955 un Oscar per la Tecnica, non più esistente, per i suoi meriti in campo dell’innovazione sul campo. Sono solo dati, ma tra tanti film suoi che ho visto questo Varieté è forse quello che più mi ha colpito.
La trama è di per sé banale ma soprattutto prevedibile perché con Boss in carcere già sappiamo il finale. I personaggi, a loro volta, sono poco approfonditi e non mostrano particolare carattere se si esclude Boss, che deve però un trattamento di favore in virtù di una recitazione a mio parere ottimo di Emil Jannings. Vi potrete quindi chiedere come possa aver apprezzato il film, ma la risposta va ricercata proprio nelle splendide immagini che costituiscono il fulcro della narrazione. Esagerando ma non troppo, potrei postare qualsiasi frame e lasciarvi senza parole per la pulizia dell’immagine, la sua costruzione, i piccoli dettagli che ci sono inseriti e che le rendono davvero incredibili. Il picco è ovviamente raggiunto nelle incredibili scene trapezistiche, ma in generale quando deve raccontare il mondo delle fiere itineranti o dei circhi, questo Varieté riesce a raccontarlo con estrema vividezza in ogni suo aspetto. Anche il gran finale è costruito in maniera incredibile, con continui cambi di inquadrature tra Boss e Artinelli che culmina in un’inquadratura fissa da cui spunta la mano di quest’ultimo con ancora il coltello per poi cadere e lasciare spazio al volto trasfigurato dell’assassino.
Ma, ovviamente non tutto è perfetto e ci sono degli aspetti che non ho apprezzato in questo film. Evidentemente la morale non è più quella di oggi, però mi fa molto male vedere storie in cui una donna subisce violenza da un uomo e poi ne è subito dopo stranamente e perdutamente innamorata. Non è sicuramente un messaggio edificante e allo stesso modo il finale mi ha lasciato perplesso perché lascia quasi presagire che in fondo è stato buttato dentro a quella vicenda per la tentazione di una donna tentatrice e che non era poi tanto diverso da un delitto d’onore. Come, spero, per la maggioranza di voi non posso che trovarmi nel contrasto più assoluto con un messaggio del genere. Le vicende, bisogna dire, non sono originali e si ispirano al romanzo Der Eid des Stephan Huller di Felix Hollaender che aveva avuto una omonima trasposizione nel 1921 con regia di Reinhard Bruck.
Ve lo avevo promesso, la nota un po’ strana è data dalla colonna sonora scelta per la versione Masters of Cinema che inizialmente mi ha lasciato senza parole in positivo per poi farlo in negativo e infine mi ha lasciato piuttosto indifferente quando mi sono abituato. Dove immaginare una sorta di organetto/fisarmonica di fondo con una voce che canta/declama di continuo ciò che i personaggi provano in quel momento, facendo anche anticipazioni, o ripetendo di continuo le frasi “variety”, nome inglese del film, o “jealousy”. Non è tanto questo ad avermi dato fastidio quanto la ripetitività delle melodie, che erano praticamente sempre le medesime ripetute con queste espedienti del parlato. Credo sia stata un’occasione mancata da parte del compositore, Martyn Jaques. Fortunatamente si può scegliere anche il sonoro a cura di Stephen Horne o addirittura una terza di Johannes Contag.
Ultimo punto, prima dei saluti, è un ringraziamento di cuore al Friedrich Wilhelm Murnau Stiftung che ha confezionato questo splendido restauro con il Filmarchiv Austriaco di Vienna. Poter rivedere questo film in queste condizioni è davvero incredibile e non posso che invitarvi a recuperarlo mettendo mano al portafogli ma con la certezza di avere in mano una perla incredibile in doppio formato, DVD+Bluray con un booklet e tanti contenuti speciali.
Davvero un’ultima cosa: giuro che questa è l’ultima recensione con così tante immagini!