L’Hirondelle et la Mésange – André Antoine (1920-1983)

hirondelleQuella de L’Hirondelle et la Mésange è una storia davvero incredibile che merita di essere condivisa così come è stata presentata, con vivo entusiasmo, da Manon Billaut della Fondation Jérôme Seydoux-Pathé durante il Cinema Ritrovato. Un film girato nel 1920 dal regista André Antoine ma che, per il suo piglio spiccatamente documentaristico viene messo da parte dalla Pathé. Tutto il girato viene straordinariamente conservato e rimane così, senza essere toccato, fin quando non viene riscoperto e montato da Henri Colpi nel 1983.  Il film viene inoltre arricchito dalla musica composta e diretta Raymond Alessandrini. Al termine della proiezione ci sono stati mostrati alcuni girati scartati conservati nell’archivio e si è potuto vedere quanto la scelta del montatore abbia influenzato e cambiato, per certi versi, il modo in cui vediamo o avremmo potuto vedere il film. Tra il materiale non utilizzato abbiamo inquadrature alternative o scene girate in modo diverso come per esempio, nelle scene cittadine, alcune riprese con o senza comparse in primo piano. In alcuni di questi girati troviamo anche lo stesso Antoine comparire di sfuggita e dare indicazioni agli attori, cosa che a quanto pare faceva molto spesso. Se vi apprestate a vedere L’Hirondelle et la Mésange tenete quindi presente che il montaggio è moderno, ma tutto il resto è rimasto come Antoine lo aveva girato e le didascalie stesse sono quelle pensate per il film, conservate presso il dipartimento di Arti dello spettacolo della Bibliothèque Nationale de France.

Il film, come detto, è sostanzialmente un documentario e mette in scena il lungo viaggio della famiglia Van Groot da Anversa alla Francia. Protagoniste sono di fatto le due chiatte Hirondelle e Mésange (it. Rondine e Cincia) che tra una chiusa e l’altra attraversano i fiumi del Belgio fino ad arrivare in Francia. Scopriamo così come controllare che le chiatte non urtino la chiusa durante l’attraversamento ma anche cose molto più semplici come prendere l’acqua o i pesci. Tra gli elementi più folcloristici troviamo la celebrazione della festa di Ommeganck, che secondo le didascalie si terrebbe ad Anversa ogni 25 anni, in cui sfilano carri piuttosto bizzarri e carnevaleschi. Non c’è però solo la parte documentaristica, perché Antoine decide di inserire una trama, forse scontata e prevedibile, ma che è comunque un qualcosa in più.

Pierre (Louis Ravet), il padre della famiglia Van Groot, assume Michel (Pierre Alcover) come aiutante e timoniere. Michel sembra essere un ragazzo modello e arriva addirittura a fidanzarsi con la giovane Marthe (Maguy Delyac). Malgrado questo Griet (Jane Maylianes), la moglie di Pierre, sente che qualcosa non va come dovrebbe e il sesto senso della donna finisce per avere ragione. I Van Groot, come tanti trasportatori fluviali, praticano un po’ di contrabbando e questa volta hanno a bordo un carico di diamanti. Proprio a quello punta Michel che fornisce un primo assaggio della sua malvagità tentando di violentare Griet in un momento in cui si erano ritrovati soli. Pierre viene informato dalla moglie di quanto è accaduto e lui decide di far finta di non sapere nulla preparandosi però alla vendetta. Nel finale Michel porta Pierre a bere del “Vieux Système”, un alcolico casalingo piuttosto forte, e cerca di farlo ubriacare. Pierre è in realtà ben conscio di quello che sta succedendo e finge di aver bevuto troppo e di perdere i sensi. Appena crolla sul tavolo della locanda, il ragazzo schizza fuori e si dirige verso la chiatta e i gioielli senza sapere di essere seguito dal suo padrone. Giunti sulla nave i due intraprenderanno una lotta furibonda che porterà alla morte di Michel. Nel finale vediamo Marthe triste con il suo cagnolino lasciando lo spettatore nel dubbio che abbia o meno saputo cosa sia realmente successo.

La traversata è un modo per conoscere i personaggi piano piano con le loro peculiarità e fragilità. Non veniamo solo accompagnati attraverso i paesaggi fluviali, ma scopriamo anche la nascita di un amore tra ragazzi e successivamente di una folle passione capace di portare a un tentativo di violenza sessuale. Il personaggio di Michel è forse quello più complesso perché viene presentato inizialmente in maniera ambigua, nell’atto di spiare le trattative tra Pierre e un uomo d’affari, poi però sembra sinceramente innamorarsi di Marthe ed essere felice. Da quel momento iniziano però le domande insistenti alla giovane su un possibile contrabbando sulla nave il nascondiglio della merce, seguito da appostamenti per cercare di capire come poterla recuperare. Ad esplicitare poi definitivamente la sua natura malvagia troviamo il già citato tentativo di stupro ma anche la perfida macchinazione per mettere fuorigioco Pierre nella locanda. Ad interpretare questo splendido personaggio c’è del resto Pierre Alcover, quasi irriconoscibile fisicamente rispetto al mio amato L’Argent di l’Herbier, ma che dimostra già una grande dote nell’interpretare antagonisti di spessore. A proposito dei girati alternativi mostrati durante la proiezione al Cinema Ritrovato è stato molto bello vederne uno dove Alcover, dopo aver girato un take della scena della violenza, si ritrova a doverla girare nuovamente. Questa richiesta fa sorridere l’attore e di fatto rompe, come d’incanto, quel velo di separazione tra interprete e personaggio. Non mi dilungherò oltre, ma voglio comunque, in conclusione, dire una cosa: nonostante quanto ho scritto possa sembrare interessante, in particolare le questioni relative ai “fatti collaterali”, L’Hirondelle et la Mésange è pur sempre un documentario di circa 80 minuti e pertanto non è esattamente scorrevole né quindi rappresenta una visione adatta a tutti. Se nonostante questo non vi fate spaventare allora sappiate che, anche se non esiste una edizione home video ufficiale, il film è facilmente reperibile online.

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