Tentazioni (Yes or No) – R. William Neill (1920)

yes_noNorma Talmadge non aveva incredibilmente mai fatto capolino sul nostro sito ed è bello che siano proprio le Giornate del Cinema Muto di Pordenone a permetterci di parlare per la prima volta di lei. Non possiamo infatti sottovalutare quando sia stato un personaggio importante grazie alla sua carriera da attrice ma anche da produttrice in compagnia del marito Joseph Schenck con cui fondò la Norma Talmadge Film Corporation dentro cui lavorarono autori e attori come Alla Dwan, Mary Pickford e tanti altri. Le sorelle Costance e Natalie Talmadge contribuirono anche loro al mondo del cinema recitando, tra le altre cose, entrambe in Intolerance e in commedie varie. Natalie è generalmente nota, ormai, più che altro per l’infelice matrimonio con Buster Keaton. Proprio lei ha un ruolo non secondario in questo Yes or No, storia bigotta e moralista sulla fedeltà matrimoniale ispirata a un pièce di Arthur Goodrich adattata da Mary Murillo e diretta da Roy William Neill.

Le vicende seguono la vita di due donne: la ricca Margaret Vane (Norma Talmadge), da una parte, che si sente trascurata dal marito (Frederick Burton) che le nasconde in realtà dei problemi cardiaci. Cede dunque alle lusinghe del donnaiolo Paul Derreck (Lowell Sherman) che prima la illude, facendole abbandonare il tetto coniugale, e poi la abbandona portandola al suicidio. Dall’altra parte abbiamo Minnie “Min” Berry (Norma Talmadge) che è sposata con Jack Berry (Rockcliffe Fellowes), un lavoratore indefesso che la trascura per studiare e tentare di sbancare il lunario, ed è costretta a stare sempre in casa con due figli piccoli. Per vivere dignitosamente hanno anche un pensionante, Ted Leach (Gladden James), il quale però fa una corte sfrenata a Minnie approfittando dell’assenza di Jack e arrivando persino a tentare di violentarla una volta incassato l’ennesimo no. La pazienza e l’amore della donna vengono ripagati quando il marito inventa una lavatrice portatile che, grazie a Horace, venditore porta a porte nonché marito della sorella di Minnie, Emma (Natalie Talmadge), diventa un vero e proprio successo. La famiglia cambia dunque stile di vita e la coppia può finalmente passare tanto tempo insieme.

Pensare che un film sceneggiato e prodotto da una donna possa essere così intriso di morale retrograda e spiccia è veramente un colpo al cuore. Certo, troviamo una recitazione generale e una regia davvero curate ma questo non mi ha liberato da una sensazione di contrarietà. Abbiamo da una parte il cliché donna povera buona e donna ricca cattiva e lussuriosa che porta quindi al binomio donna povera fedele e donna ricca infedele. Visto che dobbiamo riempirci di morale spiccia dell’epoca ecco allora che la Signora Vane non può che pagare con la vita il suo errore mentre l’uomo tentatore si ritrova solo con una brutta nomea sul groppone. Davvero sgradevoli le didascalie finali in cui si sottolinea come di Margaret ci si sia dimenticati in fretta mentre della paziente e fedele Minnie tutti parlino bene…

Esistono comunque degli elementi positivi come ad esempio la splendida rappresentazione della vita povera di Minnie che è resa in maniera molto convincente nella sua povertà colma di speranza. Allo stesso tempo Norma Talmadge mostra la sua bravura di attrice anche interpretando il personaggio ricco e capriccioso di Margaret anche se quest’ultimo è certamente più banale e piatto rispetto al suo alter ego. Il film si gioca continuamente sul passaggio tra una donna e l’altra costruendo i presupposti per un possibile tradimento la cui accettazione, come in sliding doors, provoca un ribaltamento totale dell’esistenza. La donna ricca si ritrova sola e senza niente mentre quella che non aveva niente diventa ricca e felice assieme all’uomo che ama. Il passaggio è scandito con passaggi temporali anche lunghi mesi e anni, che servono per dare la sensazione di una crescita graduale dell’insofferenza e della pressione da parte del possibile amante. Punto di contatto tra le due storie è Emma, cameriera della donna ricca e sorella di quella povera nonché, come detto, vera sorella di Norma Talmadge. La vita di Maragaret diventa così, nel finale, argomento di conversazione della famiglia di Minnie che, come visto sopra, si compiace di non aver fatto la sua fine.

Tra le scene più carine forse quelle che usano in maniera molto visiva ed evocativa le didascalie. Abbiamo il No in cresce di Min quando sta per essere violentata da Ted e le scritte che sfocano quando il marito di Margaret muore al telefono per un infarto.

Come avete intuito non ho amato particolarmente il film sebbene, devo dire, l’ho apprezzato nella prima metà quando erano più evidenti gli aspetti positivi rispetto alla trama scontata e moraleggiante. La “scoperta” di Norma Talmadge vale comunque la visione. E per voi, è stato Yes or No?

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