Continua la ricerca sui GP Archives legata ai film dove ha recitato Elmire Vautier, tanto amata dal mio amico Niccolò, e ci imbattiamo in questo Le Roi de Camargue, luogo che abbiamo imparato a conoscere con l’articolo sui Western alla francese che avevo fatto sulla base delle ricerche di Enrico Stamberghi. La vicenda prende spunto dal romanzo Roi de Camargue di Jean Aicard (1890) ma con qualche problemino a livello narrativo, in particolare a livello cronologico. Come tanti prodotti narrativi dell’epoca il film vede la presenza di alcuni zingari e, come tali, sono portatori di presagi più o meno funesti. Qui, però, il finale è particolare, ma scopriamo subito perché:
Renaud (Charles de Rochefort), detto il re di Camargue per la capacità di domare i tori. Il giovane è promesso sposo di Livette (Elmire Vautier), ragazza casta ed estremamente devota. A complicare le cose ci si mette l’odio contro Rampal (Jean Toulout), un ladro e ubriacone che ha rubato a Renaud il cavallo e ha creato non pochi problemi in città. Con l’avvento della festa di Saintes-Maries-de-la-mer molti zingari giungono nella zona e tra questi anche una detta “La Zingara” (Claude Mérelle). La donna si reca da Livette per chiederle dell’olio che la giovane si rifiuta di darle venendo così maledetta. La maledizione è strettamente legata all’amore e così si inizia a creare un vortice che porta presto verso il dolore più profondo. Renaud viene presto sedotto da La Zingara e si reca in una casetta abbandonata vicino a delle sorte di sabbie mobili per essere certo di non essere visto da nessuno. Peccato che Rampal non spifferi tutto alla povera Livette che si reca sul posto e, mentre l’amato passa una notte di fuoco con la sua amante, muore affogata nelle terribili trappole mortali del luogo. Nel finale La Zingara riparte con tutte le carovane senza alcun rimorso e Renaud, dopo aver ucciso Rampal, inizia un vagabondaggio senza meta.
Se da una parte abbiamo un personaggio forte e interessante come “la Zingara”, che per altro si mostra completamente nuda all’interno de film come da foto di scena e immagini tratte dal film stesso, non altrettanto si può dire di Renaud e della “Luciesca” Livette, che ci manca solo che invochi la provvidenza. La Vautier non è certamente alla sua migliore interpretazione e si dedica ad esternare solo pia e cieca devozione e preoccupazione. Charles de Rochefort pare una sorta di sosia più alto e bruttino di Buster Keaton e passa il tempo a minacciare persone con il suo ridicolo tridentino portando avanti un personaggio veramente mal scritto. Ci sono tante problematiche in questo film, prima fra tutte la sensazione che ci sia una totale mancanza di organicità narrativa. C’è una festa che sembra sempre sia appena iniziata ma invece deve iniziare, flirt che non paiono tali, combattimenti e situazioni non perfettamente chiare… insomma un gran pasticcio che, unito a una regia non impeccabile o quantomeno un montaggio ricco di errori, porta Le Roi di Camargue ad essere un film evitabilissimo. Potrebbe essere interessante giusto il ribaltamento del canone solito in cui sarebbe la zingara, portatrice di peccato, a dover morire, mentre di fatto è l’unica che segue la sua vita senza alcuna ripercussione e, per certi versi, solo guadagnandoci. Vivere una vita devota, seppur negando dell’olio a una persona, ha dato a Livette solo una morte prematura mentre Renaud, traditore, non si toglie la vita ma si limita a iniziare quello che pare essere un vagabondaggio forse espiatorio. Escluse insomma tante piccoli elementi potenzialmente interessanti il film ha in realtà mi ha dato veramente poco e mi riserverei di consigliare ben altri titoli a una persona che mi chiedesse un consiglio di visione. Le immagini sono del GP Archives.