Maciste nella gabbia dei leoni – Guido Brignone (1926)

maciste_gabbia_leoniIl nostro viaggio con Maciste giunge verso la fine ma prima di farlo non potevamo esimerci dall’analizzare quello che, a monte, più aveva colpito la mia immaginazione: Maciste nella gabbia dei leoni. I motivi sono molteplici: da una parte l’ambientazione circense che, come sapete, accompagna E Muto Fu dall’inizio della sua storia, dall’altra la presenza di Guido Brignone alla regia che con Maciste all’inferno (1926) aveva saputo dare vita forse al miglior episodio della serie. Rispetto a quanto visto nel precedente Maciste contro lo sceicco (1926) le aspettative sono dunque quelle di aver ritrovato una vivacità narrativa ma anche linguistica cosa che, purtroppo, viene limitata dal fatto che la copia superstite è olandese e, che io sappia, non è stato possibile al momento effettuare un restauro che potesse recuperare le didascalie originali. Anche qui purtroppo la copia da me visionata non è certamente il massimo (come potete vedere dalle immagini), quindi bisogna tenere conto di questi due fattori prima di partire con la trama e poi l’analisi del film:

Karl Pommer (Victor Bianchi) è costretto a lasciare temporaneamente il suo circo per motivi di salute lasciando così tutto al figlio Giorgio (Alberto Collo). Complice anche l’assenza di Maciste (Bartolomeo Pagano) che si trova in Africa a caccia di nuovi leoni per lo spettacolo, il giovane Giorgio si ritrova ad essere plagiato dalla bella cavallerizza Sarah (Elena Sangro) che trama di prendere possesso del circo insieme al perfido Strasser (Franz Sala). Ma le cose non vanno esattamente come pianificato dai due: Maciste torna con il leone portandosi dietro anche la piccola africana Seida (Mimì Dovia) a cui ha salvato la vita e che ora lo segue “come un cagnolino” (sic). Il signor Pommer viene reso partecipe di quanto sta accadendo il figlio e decide di allontanarlo dal circo e far scadere il contratto della cavallerizza. Nel frattempo ci si mette pure il forzuto Sullivan (Umberto Guerracino) che sogna di sconfiggere Maciste ma che, invece, si ritrova solo a prenderle e fare il prepotente. Nel finale Maciste si ritrova a dover fronteggiare un leone fatto fuggire proprio da Sullivan mentre la folla fugge spaventata e Giorgio combatte con Strasser dopo aver scoperto il tentativo di raggiramento. Lieto fine a sorpresa con Giorgio e Seida innamorati sulle rive del lago di Como.

Il lieto fine è, come detto, a sorpresa perché difficilmente troviamo nei film d’epoca una realizzazione di un amore interraziale. Abbiamo visto milioni di casi provenienti da nazionalità diverse e, normalmente, Seida sarebbe morta nel tentativo di salvare il povero Giorgio da morte certa per poi permettergli di sposare la donna che ama. Qui invece Brignone, autore anche del soggetto, stupisce ancora regalando questa perla inaspettata. Bisogna dire che l’intento generale è comunque piuttosto parodico e goliardico, però non bisogna sottovalutare questa scelta. Seida è del resto il personaggio che, per la sua interpretazione, più di tutti anima con buon umore e iperattività la pellicola. Maciste è più che altro una sorta di protettore e angelo custode per i vari personaggi positivi che animano la vicenda. Si ritrova così, di volta in volta, a difendere tutti ma per certi versi non sfonda mai del tutto e resta in secondo piano alle vicende.

Brignone è capace di girare scene molto profonde, raccontando la quotidianità della vita da circo, stupendo con giochi e performance ma anche facendo scene crude come quella del taglio delle unghie di Seida, punita da Sullivan per delle avance troppo insistenti e indesiderate. Interessante notare, nella scena, come la folla si divida in divertita e afflitta ma di fatto nessuno interviene realmente, un po’ come capita spesso di fronte a delle scene analoghe viste per strada. Finalmente però qualcuno si scuote e avverte Maciste che può picchiare violentemente, facendogli uscire addirittura il sangue dal volto, Sullivan.

Rispetto ad altri Maciste questo nella gabbia dei leoni non è certamente il più coinvolgente o originale ma mantiene una sua dignità che meriterebbe, da parte mia, una nuova visione con un master decisamente più appropriato. Spero di poter presto sopperire a questa mancanza.

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