A lungo considerato perduto Circe the Enchantress di Robert Z. Leonard è un film che ha un suo interesse storico per un motivo che oggi difficilmente potremmo dire. Finalmente possiamo vedere Mae Murray, che era diventata famosa come ballerina, che balla sul grande schermo. Il film di per sé, almeno per quel che possiamo vedere perché non è completo, non è sicuramente un capolavoro ma ha degli elementi carini.
Come la maga Circe era capace di trasformare gli uomini in porci, così Cecilie Brunne (Mae Murray) rende moralmente animali le persone che le stanno intorno. Passa la sua vita a fare feste lussuriose, tra balli e fiumi di alcol. Unico che resiste al suo fascino è il legnoso Dr. Wesley Van Martyn (James Kirkwood). Solo lui avrà il coraggio di riprenderla per i suoi costumi dissoluti tanto da spingerla a fuggire e far perdere le sue tracce. Si scopre che era tornata a New Orleans, nel convento dove aspirava di andare da bambina, e che si è gravemente infortunata per salvare un bimbo dall’essere investito da una macchina. Tornerà a camminare proprio grazie all’arrivo in extremis del dottore…
Come potete vedere il film è uno di quei melensi polpettoni moralisti che non ha una reale trama ma si basa principalmente sulla capacità recitativa della Murray e sulle scene di balli ed eccessi. Tra tutte la scena che trovate nelle gif, con i folli balli di una band jazz, è la più bella. James Kirkwood è uno degli attori più legnosi e poco carismatici visti in queste Giornate del Cinema Muto, come dice giustamente Jay Weissberg, ci si chiede per quale motivo Cecille dovrebbe innamorarsi di uno così. Lasciamo però questo aspetto per parlare comunque della trama che, complice forse le parti mancanti, è veramente un disastro. Ricorda in parte vicende come quella della Signora delle Cameli e altre storie similari, ma la morale cristiana è talmente straripante da risultare stucchevole. Non è un caso che, quasi a voler creare un quadro peggiorativo della situazione della festa, sia presente anche un personaggio gay, che vestito con un tutù dice “sono la regina delle fate”. Sebbene all’epoca fosse stata elogiata come scena, quella finale in cui Cecille torna a camminare non è, a mio avviso, affatto efficace come dovrebbe e finisce per sembrare comica e goffa, invece di toccante.
Passiamo ora al riferimento mitico: Circe, figlia del Sole e di Perseide o di Ecate, secondo altre versioni, viveva nell’isola di Ea che, seguendo l’Odissea, sarebbe stata situata in Italia. Oltre ad avere avuto a che fare con Ulisse, da cui secondo le varie versioni avrebbe avuto uno o più figli, sarebbe anche intervenuta per purificare Giasone e Medea dopo l’uccisione di Apsirto e avrebbe inoltre trasformato lei Scilla in un mostro, poiché rivale in amore. Come detto il paragone in Circe the enchantress non riguarda affatto l’elemento mitico ma si mette in atto una trasposizione morale: come gli uomini venivano trasformati realmente in porci da Circe, così quelli che si avvicinano a Cecille diventano moralmente dei maiali. L’entourage di Cecille è un circolo di macchiette varie che si contendono l’amore della donna senza successo.
Le Giornate del Cinema Muto sono ormai agli sgoccioli, speriamo che gli ultimi due film possano regalarci qualche sorpresa.