Bretagna e Cinema! Sapete quanto sia appassionato della mia terra paterna e ancora una volta posso tornarvi a parlare di lei grazie al Cinema Ritrovato. Dal romanzo di Victor Hugo Les Travailleurs de la mer, André Antoine, con la Francia ancora in guerra, decide di girare una sua trasposizione chiamando a sé Romuad Joubé, attore feticcio che aveva già diretto precedentemente e appositamente richiamato dal fronte, e Armand Tallier. Non ho letto il testo originale, credo comunque che lo recupererò prossimamente emendando magari con eventuali differenze tra le due versioni.
Gilliatt (Romuald Joubé) è un uomo un po’ particolare: preferisce la natura e gli animali al vivere in comunità e alle donne e per questo è malvisto dalla popolazione di Guernsey. Nel paese uno dei cittadini più in vista è Mess Lethierry (Charles Mosnier), uomo che ha a cuore solo due cose: la sua bella nave e la nipote Déruchette (Andrée Brabant). Tutti sono innamorati della ragazza ma Lethierry si guarda bene dal darla in sposa al primo che capita. Le cose però per lui non si mettono benissimo: prima subisce il furto di una grande somma di denaro da un suo collaboratore e poi la sua nave viene distrutta durante una tempesta andando a sbattere contro uno scoglio. L’unica possibilità per lui di riprendersi è che qualcuno, sfidando le acque vorticose, vada a recuperare il motore rimasto intatto. Per spingere gli uomini ad affrontare l’impresa offre in cambio la mano della nipote. Inutile dire che Gilliatt ha in realtà un debole per la giovane Déruchette, perché gentile e amica degli animali proprio come lui. La sua timidezza e ritrosia gli hanno però sempre impedito di parlarle, così si getta a capofitto nell’impresa sperando di coronare il suo sogno d’amore. Purtroppo, mentre Gilliat smonta faticosamente l’enorme motore della nave, in città giunge il Reverendo anglicano Ebenezer (Armand Tallier) che porta religiosità e amore nel paese. Infatti Déruchette si innamora di lui nel giro di poco tempo. Ironia della sorte, Ebenezer si era salvato poco tempo prima grazie all’intervento di Gilliat che lo aveva risvegliato mentre dormiva imprudentemente sugli scogli con la marea montante. Recuperato il motore della nave, il denaro rubato e sopravvissuto all’attacco di un polpo gigante, Gilliat torna trionfante giusto per assistere alla proposta di matrimonio del reverendo a Déruchette. Si fingerà quindi non interessato al matrimonio con lei e addirittura organizzerà furtivamente lo sposalizio tra i due ragazzi e la loro partenza in fretta e furia verso terre straniere. Proprio mentre la nave con la sua amata si allontana, il Gilliat decide di abbandonarsi alla fine che avrebbe dovuto fare il suo rivale in amore e si lascia annegare.
Questo film è l’inno al “mainagioismo”, una sconfitta su tutti i fronti da parte degli uomini timidi e introversi. In Les Travailleurs de la mer non c’è alcuna provvidenza divina, il nostro protagonista non ha alcuna colpa se non quella di aver aiutato tutti, proprio per questo ho vissuto la sua sorte come intollerabile e ingiusta. Dall’altro lato c’è l’uomo di fede, a cui tutto va bene: viene salvato dalla sua stupidità, riceve una ricca dote e, come se non bastasse, trova anche l’amore, il tutto senza muovere un dito. Eppure anche questa è la vita e sicuramente a molti di noi sarà capitato di dare tanto e non ricevere nulla e viceversa. Siamo spesso convinti che la fatica dia i suoi frutti ma vedendo questo film vengono davvero tanti dubbi e incertezze.
Parliamo della Bretagna: la cosa particolare è che nel film ci sono da una parte gli inserimenti “turistici” classici come i vestiti tradizionali femminili, dolmen e menhir o, ancora, le alghe e le coste. Grande assente è il faro: straordinariamente non se ne vede uno! Non manca invece l’elemento religioso che tanto è presente nelle storie bretoni anche se, cosa strana, l’avvicinamento a Dio sembra sempre successivo alla venuta di Ebenezer piuttosto che già preesistente. I personaggi del film sono ben caratterizzati e interpretati, la scenografia naturale è fantastica così come le riprese capaci a volte di cogliere particolari davvero interessanti. Non mancano ingenuità, prima tra tutte la sfida con il polpo che è veramente ridicola vista oggi. Vediamo un polipetto, inquadrato solo in piccole porzioni, che si attacca senza forza a parti del corpo di Gilliat per poi morire non si sa bene come. Peccato perché invece la scena della morte del ladro di denaro era invece ben fatta perché creava atmosfera senza però far vedere il “terribile mostro” tentacolare.
Il restauro della pellicola, originariamente piuttosto malmessa, è stato davvero incredibile ed è, anche qui, opera splendida del laboratorio L’immagine Ritrovata ad opera dalla Fondation Jérôme Seydoux-Pathé e della Cinémathèque française, con il sostegno del CNC. Che dire? Ancora una volta spero che esca presto il film in edizione home video o in digitale visto che, per altro, esiste già una registrazione audio ad opera di Stephen Horne che è stata per altro trasmessa durante la proiezione. Incrociamo le dita!