Eleonora Duse è un nome che ancora oggi molti ricordano, ma pochi ricorderanno quello di Italia Vitaliani, una sua cugina che ebbe anche lei un grandissimo successo tra la fine del 1800 e gli inizi del ‘900. Se la Duse recitò in un solo film, il mitico Cenere (1917), la Vitaliani ha una carriera leggermente più lunga con la fortuna per altro di avere gran parte di questi titoli sopravvissuti. La madre di Giuseppe Sterni (1917) è forse quello in cui ha un ruolo di maggior rilievo e dove mostra tutta la sua capacità recitativa.
La trama è decisamente banalotta: il giovane Emanuele (Giuseppe Sterni) aspira al successo come pittore e per questo costringe la povera madre (Italia Vitaliani) a grandi sacrifici. Purtroppo, andato in città, Emanuele inizia a frequentare una ragazza che aspira solo al denaro e lo porta sulla cattiva strada. Questa infatti è diventata musa e ossessione di Emanuele che non riesce più a staccarsene. Ma la madre riuscirà a salvare il figlio dalla perdizione diventando, per altro, ispirazione per il quadro che porterà finalmente il giovane al successo. Proprio durante i festeggiamenti, la madre, dopo una lunga e taciuta malattia, muore, lasciando Emanuele tra gioia e dolore.
Il film ripercorre temi piuttosto triti e ritriti senza particolari innovazioni: il passaggio dalla cittadina alla grande città; la donna e l’amore visti come fonte di dannazione; l’amore della madre che supera ogni cosa; l’aspirazione al successo. Quello che colpisce in un film del genere è proprio la recitazione della Vitaliani che è estremamente teatrale e lontana dagli eccessi delle grandi dive dell’epoca. L’attrice porta una recitazione molto contenuta, fatta di piccoli gesti che però sono estremamente significativi. La sua madre è una donna ormai anziana e affaticata, che mostra un amore quasi morboso per il figlio che è sempre, forse troppo nei suoi pensieri. Significativo che la morte di questa donna avvenga proprio quando Emanuele arriva al successo. In una didascalia la madre dice: “Cara Madre in cielo… prendi la mia vita ma risparmia quella di mio figlio”. E proprio così succede: Emanuele si libera del peso della donna che ama ma gli succhia energie ed etica morale per appoggiarsi totalmente sulla madre, che però compie di fatto un sacrificio.
Se si volesse portare avanti un paragone tra la Duse di Cenere e la Vitaliani de La Madre, si potrebbe subito notare come queste due madri siano apparentemente tra loro molto diverse eppure entrambe pronte al sacrificio per il bene del figlio. Le due attrici, ormai non più giovani, si ritrovavano a dare la loro interpretazione di una madre anziana e hanno saputo regalare interpretazioni molto diverse eppure intense. La madre interpretata dalla Duse si muove con impeto ed energia, usando questa determinazione anche nel momento della scelta fatale. La madre della Vitaliani è invece debole, delicata, che fa dei piccoli e lenti gesti il canale per esprimersi.
L’interesse nel film è quasi tecnico, la trama e lo svolgimento sono a mio avviso poco significativi ed emozionanti. La curiosità risiede proprio nel vedere come un’attrice legata al realismo teatrale riesca a dare vita a un personaggio come la madre in una pellicola cinematografica. In questo le Giornate del Cinema Muto di Pordenone e l’Eye Filmmusem, che ha messo a disposizione il film, ci hanno fatto un grande regalo.