L’avventura di un giornalista (Das Abenteuer eines Journalisten) – Harry Piel (1914)

Harry Piel è stato uno dei registi cinematografici più amati e apprezzati sia in Germania che nei paesi limitrofi, portando la sua fama addirittura fino in Russia. Mettere il suo nome sulla locandina significava certificare che il film era di qualità. Eppure a distanza di più di cento anni pochi conoscono questo autore, complice anche il fatto che la maggior parte delle sue opere sono andate distrutte durante i bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale durante la quale, bisogna dirlo per cronaca, appoggiò il nazismo in maniera convinta e decisa.

Il cinema muto di Harry Piel è caratterizzato dalla ricerca di azione e di stunt, tanto da valergli il nome di “Fairbanks tedesco”. Eppure andando a vedere effettivamente i film superstiti qualcosa stona, perché la qualità non è affatto quella che ci aspetteremmo da queste belle premesse. Sarà che il gusto è cambiato, sarà una mia mancanza, ma su quattro film visti fino ad ora forse solo uno era a malapena passabile ed è proprio quello di cui parliamo oggi. Eppure è proprio questa sua bruttezza che mi hanno convinto ad andare avanti alla sua riscoperta, perché in fondo è proprio una di quelle cose talmente brutte da fare il giro e diventare comiche per quanto sono assurde.

Das Abenteuer eines Journalisten (it. L’avventura di un giornalista) esce nel 1914 e vede Harry Piel nel ruolo di regista e forse anche di sceneggiatore. Il Professor Cleavears ha inventato la detonazione senza fili e spera di incassare 150.000 marchi dal ministero della difesa. La banda “Medusa” decide di rapirlo e prendere l’invenzione allo scopo di prendere i soldi al posto suo. Interverrà in suo aiuto il giornalista Harrison (Ludwig Trautmann) che spera così di poter finalmente sposare Evelyn, la figlia del professore.

La storia, rispetto ad altre, troppe, analoghe, ha alcune stranezze, la prima fra tutte vede questa gang lavorare non per vendere a stati stranieri l’incredibile nuova arma ma di volerla vendere al ministero della difesa. Fin qui ci possiamo anche stare, ma il vero grande problema è che tutto assume, anche involontariamente, caratteri terribilmente comici e nessun personaggio sembra mai totalmente verosimile. La trama ha buchi clamorosi e situazioni totalmente surreali. Pur di fare inseguimenti spettacolari la narrazione perde di mordente e diventa asfissiante. Ecco però rincorse a bordo di: macchine, navi, aeroplani, treni sospesi, cavalli e chi più ne ha più ne metta. Il cattivo poi muore in uno dei modi più tristi della storia del cinema, esplodendo mentre cerca di capire perché la sua mina senza fili non è esplosa (e la cosa che fa ridere è che non era esplosa perché Harrison aveva tagliato i fili (??).

Bisogna dire che degli elementi interessanti ci sono, contando che siamo nel 1914: Piel cerca di giocare con la macchina da presa e le inquadrature dando una certa mobilità e con alcune scelte interessanti. Molte però risultano al contrario veramente fatte male e il desiderio di sperimentare diventa controproducente. Se volete farvi una risata forse questo è il film giusto, ma per il resto meglio starne alla larga…

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