Priscilla Dean e Tod Browning: la regina dei sobborghi

priscilla_deanQualche settimana fa aveva iniziato una rassegna dedicata ai film del duo Browning-Dean dove riscontravamo, di fatto, un doppio macro filone. Da una parte abbiamo i film di ambientazione esotica, di cui abbiamo già parlato, dall’altra quelli dei sobborghi, di cui invece ci occuperemo oggi. Se devo esprimere una preferenza persona, questa seconda tipologia è quella a mio avviso più riuscita, anche perché, in due casi su tre, troviamo anche il mio amato Lon Chaney nel ruolo di antagonista. Segnalo che, tra questi, Outside the law è già stato trattato ai primordi del sito e pertanto è escluso da questa lista. In appendice troverete qualche parola su The Exquisite Thief (1922) che era presente in forma frammentaria (appena 8 minuti) nel mitico ritrovamento di Dawson City e che si trova, come extra, nel documentario edito in Italia dalla Cineteca di Bologna. Premetto che acquistai l’edizione americana prima dell’uscita di quella italiana ma credo che sia incluso come extra anche nella versione nostrana nella sezione “I film ritrovati a Dawson”. Diremo giusto due parole perché, come ben sapete, parlo solo ed esclusivamente di film che ho potuto vedere. Andiamo quindi ai nostri film:

– The Wicked Darling (1919)

wickedCon The Wicked Darling ha inizio la prima collaborazione consapevole di Browning con Priscilla Dean, ma assistiamo anche alla primissima collaborazione assieme a Lon Chaney che avrà un suo sviluppo ben più fruttuoso sul finire degli anni ’20. Per chi ama il regista, come me, è evidente che siamo di fronte a una fase embrionale del suo lavoro che però presenta già alcune caratteristiche che diventeranno ricorrenti, come l’attenzione in generale agli ultimi, sottolineando come anche i reietti possano essere buoni e, tramite la loro forza di volontà, capaci di redimersi. Questa caratteristica verrà un po’ a mancare nella produzione sonora del regista, forse leggermente più pessimistica e disincantata. Le storie e i personaggi sono piuttosto rigidi e inseriti in schemi predefiniti e questo film rappresenta, a conti fatti, una sorta di prototipo per quelli che abbiamo visto ed andremo a vedere in questi due articoli:

La giovane Mary Stevens (Priscilla Dean) vive di sotterfugi nei sobborghi locali e riceve attenzioni indesiderate da Stoop Connors (Lon Chaney), riuscendo però sempre a respingere le sue avance. Una sera, mentre i due sorvegliano un ricevimento in villa, vedono una collana di perle cadere dal collo di una ragazza (Gertrude Astor). Mary scatta e la ruba venendo inseguita per diverse miglia. Per sfuggire entra in casa di Kent Mortimer (Wellington A. Playter), il quale la prende in simpatia ignorando cosa sia successo. Ironia della sorte Mortimer è in realtà l’ex ragazzo della ragazza derubata, il cui vero nome è Adele, e quella collana era una sorta di regalo d’addio del giovane che era stato lasciato dopo aver perso tutti i suoi averi. Mentre i due iniziano una relazione, Stoop cerca in tutti i modi di entrare in possesso della collana, aizzato anche dal suo compare “Uncle” Pete Fadem (Spottiswoode Aitken). A farne le spese sarà Mortimer, che riceverà un colpo di pistola e verrà poi quasi accoltellato da uno Stoop convinto che le perle siano in mano sua. Scoperto il motivo delle aggressioni, Mortimer allontanerà da sé Mary ma è inutile che ve lo dica. Il lieto fine è dietro l’angolo…

The Wicked Darling presenta degli elementi interessanti per essere un film del 1919 come, per esempio, un montaggio elaborato, ricco di inquadrature differenti seppur non privo di sbavature. Troviamo errori tipici come personaggi che ripetono un’azione nel passaggio da un’inquadratura all’altra o che si trovano palesemente in posizioni differenti. Questa caratteristica contribuisce però a rendere particolarmente emozionanti determinate scene grazie a cambi repentini di inquadratura verso il particolare. Priscilla Dean interpreta qui il suo personaggio standard, con lati oscuri ma un animo sostanzialmente gentile, particolarmente forte e determinato nonostante mantenga una sua femminilità. Tratto caratteristico è, come sempre, la sua mimica facciale quasi esasperata in smorfie e sorrisi, una caratteristica che, devo dire, non apprezzo particolarmente perché la fanno scivolare nel macchiettistico. Lon Chaney è nei panni del suo personaggio standard del primo Browning: il malavitoso strafottente e violento, che potrebbe scattare in ogni momento perdendo ogni controllo. Piccola nota a margine dedicata a Kalla Pasha, ex wrestler qui al suo primo cortometraggio. L’attore, che terminerà i suoi giorni in un ospedale psichiatrico, interpreta qui un barista che funge di fatto da ultimo difensore di Mary contro le angherie di Stoop e Uncle Pete. Egli è in realtà un difensore della morale in generale e non perde occasione per riprendere gli avventori che non si comportano in maniera degna. Riesce a dare il meglio di sé nel finale.

Se siete interessati il film è edito in Italia dalla Ermitage/Dcult con il nome “la bestia nera”. Potete altrimenti trovarlo insieme a Victory di Maurice Tourneur (1919), altro film con Lon Chaney. La versione da me visionata, come vedete dai loghi, è quella dell’Eye Filmmuseum.

– White Tiger (1923)

White_Tiger_1923

Ed eccoci all’ultimo film della coppia Dean-Browning ed è un finale veramente con il botto perché rappresenta la perfezione della costruzione di quello schema narrativo che abbiamo imparato a conoscere nel corso di questo progetto. White Tiger riesce a dare vita a momenti di estrema tensione con davvero pochi elementi rivelandosi un film per certi versi pionieristico e inaspettato. Sylvia (Priscilla Dean) e Roy (Raymond Griffith) sono fratelli ma non lo sanno. Sono stati separati da piccoli dopo che Bill Hawkes (Wallace Beery) ha tradito loro padre Mike (Alfred Allen) portandosi dietro Sylvia. Lei ignora tutto questo e vive con l’assassino del padre che ora si spaccia per un fantomatico Conte Donelli. I destini dei tre sono destinati a incrociarsi come nelle migliori delle tradizioni. Roy è infatti l’uomo che si nasconde dietro il robot degli scacchi e usando come cavallo di Troia i tre rubano i gioielli a Dick Longworth (Matt Moore) innamorato perdutamente di Sylvia. I tre scappano con la refurtiva e si ritrovano in una baita soli e sospettosi uno dell’altro, complice anche l’arrivo di Dick che vorrebbe convincere ancora la ragazza ad andare con lui. La tensione raggiunge punti estremi e Roy viene ferito gravemente e rivela allora la sua identità facendo cadere il castello di carte che regge le alleanze tra i vari personaggi. Bill viene legato e Sylvia e Dick cercano di salvare la vita a Roy. Nel finale tutto si risolve e il cattivo trova la sua giusta morte.

La prima parte è molto semplice e forse un po’ lenta ma è una preparazione a quello che deve succedere nella seconda sezione del film. Come in The Hateful Eight di Tarantino, tutto si gioca sull’attesa di qualcosa che deve avvenire. Tutti possono tradire da un momento all’altro e fanno di tutto per instillare nell’altro l’ombra del sospetto. Il finale rientra però all’interno delle dinamiche di questi film di Browning. Il personaggio di Priscilla Dean non può fare altro che redimersi e comprendere come il denaro non può fare la felicità delle persone. Qui, per altro, le va pure benissimo perché ritrova il fratello e può contare sull’amore di un ragazzo molto ricco. Come sempre ci sono alcune inquadrature molto curiose, per esempio quelle che mostrano personaggi attraverso lo specchio e che Browning apprezava particolarmente. Ovviamente, però, la maggioranza delle inquadrature, specie i piani più ravvicinati, sono dedicati a Priscilla Dean (qui forse un po’ meno esuberante del solito a livello mimico, cosa che sinceramente ho apprezzato).

Se siete alla ricerca di un film breve ma che sappia regalare delle emozioni vi consiglio vivamente di recuperare il film. Superato lo scoglio dei primi venti minuti sono certo che saprà intrattenervi.

– The Exquisite Thief (1919)

exquisitethiefParlare di The Exquisite Thief è difficile perché, come detto sopra, ci restano appena 8 minuti. Ma che 8 minuti! Difficilmente poteva capitare un frammento migliore perché vediamo una splendida Priscilla Dean con una pistola in mano che rapina alcune persone altolocate durante una festa d’alto rango. Una volta uscita dalla villa salta su una macchina e viene inseguita da alcuni uomini. Non è finita qui: la macchian su cui è la giovane ladra si ribalta e lei, pistola in mano, prende possesso di quella degli inseguitori senza rendersi conto che su di essa è rimasto nascosto uno di essi, Algernon (Thurston Hall). Giunti al rifugio la ragazza si rende conto della sua presenza e, dopo averlo scortato fino alla stanza in cui vive, lo lega. Nei secondi finali vediamo Priscilla Dean mettersi in vestiti più comodi mentre il ragazzo si slega…

Il piccolo frammento miracolosamente salvato a Dawson City ti lascia con una gran voglia di sapere cosa possa succedere successivamente. Ho idea che la ragazza e Algernon finiranno per innamorarsi e, probabilmente, restituiranno il maltolto o ripagheranno il furto in qualche modo (giusto per reinserire tutto negli schemi del primo Browning), ma sinceramente non ho voluto leggere “spoiler” in attesa di un possibile ritrovamento futuro. In ogni caso il personaggio interpretato dalla Dean in questo film sembra davvero ben costruito anche perché, lo ammetto, ho sempre amato i “ladri gentiluomini”. Se siete interessati l’estratto si trova anche, come extra, nel dvd edito Kino video che contiene Drifting e White Tiger di Browning.

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