Considerato il capolavoro del cinema muto ceco, Erotikon non mi ha assolutamente deluso. La storia di per sé potrebbe non sembrare molto originale, ma è il modo in cui è stato girato ad essere incredibile così come la profondità che gli attori hanno saputo ai loro personaggi. Tra tutti spicca ovviamente Ita Rina, attrice slovena che iniziò per caso questa carriera quando fu notata come candidata di Miss Europa. La sua carriera cinematografica, seppur breve, le portò comunque successo internazionale.
Un giorno di pioggia il giovane Georg Sidney (Olaf Fjord) perde il treno e trova riparo nella casa del Capostazione locale (Karel Schleichert). L’uomo deve però uscire per andare a lavorare e lascia Georg solo con la figlia Andrea (Ita Rina). I due si fanno cogliere dalla passione e fanno l’amore fino alla mattina seguente. Georg deve partire e lascia la ragazza sola con il rimorso per quanto fatto. A complicare le cose poco tempo dopo Andrea scopre di essere incinta e a richiesta di aiuto riceve semplicemente del denaro. Georg, infatti, stava nel frattempo portando avanti una relazione con Gilda (Charlotte Susa), sebbene quest’ultima abbia in realtà un marito, Hilbert (Theodor Pištěk). Il bambino nasce prematuro e muore e la ragazza, distrutta dal dolore e dalla vergogna, fugge di casa e inizia a vagabondare per le strade. Viene salvata da un tentativo di stupro da un uomo, Jean (Luigi Serventi), che per farlo mette a rischio la sua vita e si salva dopo un lungo intervento. I due si sposano. I vecchi scheletri tornano però presto a galla: in un negozio di pianoforti, Jean incontra Georg e stringe amicizia con lui decretando il nuovo incontro tra i due amanti. La situazione precipita: Jean subodora qualcosa e chiede ad Andrea di partire, lei allora va da Georg con l’intenzione di andare via con lui, ma qui viene raggiunto da Hilbert che lo uccide per la relazione con Gilda. Andrea si pente e torna da Jean che la accetta senza volere alcun chiarimento da parte sua.
Erotikon è caratterizzato da una splendida fotografia, curata da Václav Vích, con scene estremamente dinamiche e ricercate e un’attenzione al movimento di camera che raramente si vede nel cinema muto. La splendida Ita Rina è spesso inquadrata in primo piano e nelle scene più importanti si alternano rapidamente nel montaggio le espressioni dei personaggi che sono lasciate intendere più allo sguardo che non alla didascalie. Se la scena dello sparo, seppur ben fatta, ha comunque dei suoi corrispettivi come ad esempio Dcery Eviny (1928), la parte più interessante è sicuramente quella della passione tra Georg e Andrea, che riesce con piani molto rapidi a dare assieme l’idea del desiderio che prende i due personaggi così come la rapidità con cui questo divampa.
Erotikon è un nome certamente evocativo, ma da cosa trae origine questo nome? il titolo prende spunto sicuramente dall’attrazione erotica tra i due personaggi principali, ma, come avrà notato chi ha uno sguardo attento, anche dal nome del profumo che Georg regala ad Andrea quando si incontrano per la prima volta. Il ragazzo, infatti, viaggia sempre con una discreta collezioni di profumi tra cui anche quello che regalerà alla giovane che poi farà sua.
Infine un po’ di campanilismo, tra gli attori principali figura il “nostro” Luigi Serventi che dopo una ricca carriera in Italia si era spostato in Germania dal ’23, chiamato da Gennaro Righelli per Bohème. Secondo Bernardini¹ si stabilì lì fino alla fine del muto, anche se dalla sua filmografia vediamo diverse incursioni in produzioni italiane. Probabilmente la partecipazione ad Erotikon si deve proprio a questa sua “celebrità” in ambito mitteleuropeo che gli permise di avere la parte in quella che, in ogni caso, è comunque una produzione ceco-tedesca.
Molti avranno visto forse solo questo Erotikon nella filmografia muta ceca, eppure tanti sono i film che meritano di essere visti e che abbiamo recensito su queste pagine. Trovo difficoltà nel recensire quelli che sono considerati “capolavori” perché mi sento di aver poco da aggiungere rispetto a quanto detto da altri. Spero quindi questo articolo possa essere un punto di partenza per riscoprire altri classici del muto locale come Milenky starého kriminálníka (1927), Batalion (1927), Píseň života (1924) Příchozí z temnot (1921) o Takový je život (1930)
¹ Aldo Bernardini, Cinema muto italiano. Protagonisti, Bologna, 2018.
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