Il Fu Mattia Pascal (Feu Mathias Pascal) – Marcel L’Herbier (1926)

Un piccolo capolavoro dimenticato: definirei così questa bella trasposizione delle avventure del Fu Mattia Pascal, eroe pirandelliano che tanto ha dato alla nostra letteratura. Tutto era nato da un accordo tra lo stesso Pirandello e L’Herbier, il quale aveva sancito la nascita del film. Per la sua realizzazione il regista francese si era avvalso di un grande divo di quei tempi, il russo Ivan Mosjoukine, uno di quei personaggi maledetti del cinema muto: grande divo di quei tempi, attorniamo di un numero altissimo di ammiratrici (tanto da essere soprannominato “il Rodolfo Valentino russo“), noto per la sua esuberanza e morto in circostanze misteriose all’età di 49 anni, probabilmente di tubercolosi nell’ospedale di Saint-Pierre de Neuilly. La strana unione tra L’Herbier, freddo e introverso, e l’attore russo diede tuttavia vita a un film scoppiettante, in cui tutta la capacità di sperimentazione dei due poteva avere ampio spazio. Del resto il romanzo pirandelliano era un vero e proprio invito all’innovazione, grazie ai temi variegati ed allo spessore psicologico dei personaggi e del protagonista in particolare.

Riprendendo ed adattando la storia originale, il film ci racconta le vicende di Mattia Pascal (Ivan Mosjoukine), sposato con Romilda (Marcelle Pradot), a discapito dell’amico Gerolamo Pomino (un giovane e impacciato Michel Simon), e costretto a sottostare alle angherie della perfida suocera Marianna Dondi (Madame Barsac). Quando muoiono madre (Marthe Mellot) e figlia, scappa a Montecarlo dove vince una grossa somma di denaro. Nel viaggio di ritorno a casa scopre di essere stato dato per morto. Decide quindi di scappare a Roma sotto una nuova identità, quella di Adriano Meis. Qui incontra la bella Adriana (Lois Moran) ma anche il malvagio Terenzio Papiano (Jean Hervé,il fratello sarà invece interpretato dal più noto Pierre Batcheff). Ma la vera identità di Mattia è sempre in agguato, e il protagonista dovrà imparare a combattere con essa…

Per chi non avesse letto il libro lascio il finale in sospeso, anche se in realtà nel film è leggermente diverso. In questa trasposizione abbiamo tutto: il tema dell’identità, della famiglia, del sentimento, dell’appagamento personale, dell’occulto e del gioco d’azzardo. In particolare il regista si sofferma sulla doppia identità di Mattia, con tanto di tecniche di sdoppiamento, e scontri tra le due anime del protagonista. L’umorismo pirandelliano si fonde nel racconto regalandoci alcune scene molto divertenti (alcune delle quali,però, sembrano durare un po’ troppo). Il ruolo di Mattia Pascal sembra calzare a pennello a Mosjoukine, così come perfetti sono gli altri personaggi. La pellicola, come era usanza di l’Herbier, era colorata in Technicolor, e ci regala delle scene splendide, come quella della festa di paese (che sembra essere un tema molto caro al nostro regista).I giochi di colore tornano però nel corso di tutta la vicenda, senza però regalarci forti emozioni come accaduto con l’homme du large. Le inquadrature sono molto curate, e offrono a tratti immagini di grande bellezza. Il film ebbe un grande successo sia di pubblico che di critica.

La pellicola ha una storia alquanto articolata: fino a qualche tempo fa circolava solo (grazie a registrazioni televisive) la versione breve, restaurata negli anni ’90 dalla Cinémathèque Française, la cui durata si aggirava intorno alle due ore. Proprio questa è la versione che io stesso ho visionato grazie ad una vecchia registrazione Rai in VHS. Recentemente è stata ritrovata e restaurata dal laboratorio L’Immagine Ritrovata una pellicola destinata all’esportazione tratta da un duplicato della pellicola originale della durata di quasi tre ore e risalente agli anni ’60. Negli ultimi tempi questa versione è stata proposta durante numerose manifestazioni e trasmessa per lo meno dalla rete tedesca Arte (di cui si teoricamente è possibile reperire la registrazione). Purtroppo ho potuto vedere solo alcune immagini, ma il risultato mi è sembrato davvero eccezionale. La partitura è stata riscritta per l’occasione da Timothy Brock. Alla ricerca di una edizione in commercio ho trovato un fantomatico “Marcel L’Herbier. Il fu Mattia Pascal. Con DVD” edito dalla Cineteca di Bologna e teoricamente disponibile da marzo di quest’anno, di cui non ho altre informazioni. Sul sito della Cineteca non sembra per altro essere in vendita tanto da sembrare già esaurito. Cercherò di ottenere maggiori informazioni a riguardo.

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