Il Max Linder americano

Linder10Nei precedenti capitoli abbiamo analizzato le produzioni francesi di Max Linder, ma non possiamo non proseguire il nostro viaggio con la seconda parte della vita dell’artista. Spartiacque della sua carriera, come per tanti è lo scoppio della guerra nel 1914 quando Linder decide di arruolarsi come autista privato per portare dispacci. Oltre a questo faceva anche rappresentazioni per risollevare l’animo dei soldati. In questo periodo girò anche la voce della sua morte durante la guerra durante la battaglia di Aisne, cosa che lo stesso entourage di Linder dovette smentire dicendo che era stato solo ferito. Fu mandato all’ospedale con un colpo che gli perforò i polmoni ma ebbe anche ripercussioni psichiche. Durante la sua degenza ospedaliera ebbe i primi contatti con Essanay in teoria per 20 film. Doveva prendere il posto di Chaplin. Il suo viaggio diventa un vero e proprio evento e venne girato Max Comes Across. Una volta arrivato venne accolto, tra gli altri, proprio da Chaplin che vedeva in lui una sorta di maestro (come abbiamo già avuto modo di vedere nel primo articolo della serie).

Linder_ChaplinPurtroppo già nel 1917 Linder inizia ad avere problemi di salute a causa delle ferite belliche ma anche un crollo nervoso. Decise dunque prima di abbandona la fredda Chicago per Los Angeles e infine, visto che la sua situazione non migliorava e decise, in accordo con la produzione, di tornare in Francia terminando così i suoi rapporti con essa. Durante questo primo periodo americano con la Essanay gira tre corti: Max Comes Across, Max in a Taxi, Max Wants a Divorce.

Linder, comunque non demorde, e dopo essersi ripreso torna negli Stati Uniti dove gira tre film prima di tornare in Euoropa dopo aver girato Seven Years Bad Luck (1921), Be My Wife (1921) e The Three Must-Get-Theres (1922).

Ma com’è il Max americano? Piuttosto diverso da quello francese, perché sembra adattarsi allo stile comico locale. Se prima gli inseguimenti e le fughe erano una rarità, qui si ritrovano di continuo. Il girato è spesso frenetico e le gag si susseguono con estrema rapidità. Altro elemento di novità nelle comiche linderiane è la presenza di scazzottate e salti acrobatici. Può questa snaturazione aver contribuito al complessivo insuccesso dell’avventura americana di Linder? Difficile dirlo. Sicuramente la guerra aveva cambiato tutto e così era cambiato Linder che ne era stato colpito da vicino.

Tornato in Europa girerà poco altro: Il circo di Max (Max, der Zirkuskönig – 1924), Max nel castello degli spettri (Au secours! – 1924) e Chevalier Barkas (1925), unico che lo vede anche alla regia. Proprio nel 1925 si toglierà la vita uccidendo, probabilmente, anche la giovane moglie Ninette Peters.

Prima di iniziare le solite piccole premesse:

1. Alcune gif hanno scene leggermente tagliate; è stata una scelta sofferta ma quando con Yann Esvan ci siamo messi a impostare il lavoro di taglio abbiamo voluto rispettare un limite di massimo 20 secondi e in alcuni cambi di inquadrature c’erano magari movimenti ripetuti. Riteniamo che questo non modifichi in alcun modo la fruizione delle gag “catturate”. Infine una componente essenziale diventa la musica! Non mancano mai balli scatenati e divertenti, come avremo modo di vedere.

2. Le comiche di Max Linder sono tantissime e in alcuni casi sono di difficile reperibilità. Rispetto l’impostazione del sito e parlerò solo di quelli che ho potuto vedere personalmente. Proprio per questo non potrò parlare di Max Comes Across, di cui ho visto solamente qualche frammento tramite il documentario The Mystery of the King of Kinema di Elio Quiroga (2014).

3. Rispetto agli altri articoli, essendo le produzioni più lunghe, troverete una brevissima sezione dedicata a tutti i film presi in esame e poi una sezione finale dedicata ai soliti paragoni. The Three Must-Get-Theres (1922) avrà un articolo a parte con un paragone diretto con i Tre moschettieri di Fairbanks.

Max in a Taxi – Max Linder (1917)

Max torna per l’ennesima volta ubriaco a casa e il padre decide di cacciarlo di casa. Il giovane è disperato e dopo giorni di fame arriva a tentare il suicidio prima provando a farsi schiacciare da un treno e poi provando ad impiccarsi. Niente da fare, il fato lo vuole salvare e proprio sotto all’albero del tentativo di impiccagione trova un invito ad una festa. Qui conosce una giovane ragazza e la madre di lei. Terminata la festa Max decide di lavorare come tassista anche se in realtà non è minimamente in grado di guidare il mezzo. La scena finale vede Max e le due donne sul taxi impazzito schiantarsi contro un muro ma ovviamente salvi con il giovane addirittura intonso grazie a un provvidenziale volo sui cavi elettrici da cui saluta il pubblico.

Nel film ci sono alcune gag divertenti e iconiche di cui la più celebre è forse la prima, dove Max e un suo amico tornano ubriachi da una festa e tornano a casa su una carrozza con un cavallo legato al contrario. La scena venne girata al contrario e poi messa in rewind al fine da creare l’effetto comico.

Oggi forse stupisce un po’ vedere una scena di tentato suicidio in un film comico, ma all’epoca non era del tutto insolito giocare su questa cosa. In ambito fumettistico non può non venirmi alla mente il celebre pluritentativo di sucidio di Topolino nelle strisce di Gottfredson nel 1930. Rispetto alle comiche francesi si nota subito uno stacco molto americano, specie nel finale col…botto.

Topolino

Max Wants a Divorce – Max Linder (1917)

Max si è appena sposato felicemente con Jane ma proprio mentre sta godendosi il matrimonio tutto viene sconvolto: un ricco zio gli lascerà tutto il patrimonio a patto che sia nubile. Pur di avere i soldi i due sposi cercheranno di inscenare il tradimento di Max al fine di poter divorziare, avere i soldi e poi risposarsi. Niente andrà come avevano desiderato ma nel finale si scopre che si è trattato di un errore: la condizione per avere il denaro era proprio essere sposati. Max e Jane possono ora vivere ricchi e felici.

Commedia molto carina priva di momenti morti grazie anche a una durata molto ridotto. Linder condensa in 20 minuti mille eventi con estremo dinamismo tendente al delirante (specie nel finale). La scena più bella è sicuramente quella in cui le ombre di Max e di Jane bisticciano simmetricamente alla porta del salone da ballo. Questa è probabilmente la commedia che più avvicina il Linder americano a quello francese perché nonostante il dinamismo non troviamo scazzottate, stunt, inseguimenti o altri elementi tipici.

Seven Years Bad Luck – Max Linder (1921)

Dopo aver rotto uno specchio, Max si ritrova a dover subire tutte le sfortune possibili: la fidanzata lo molla ingiustamente, gli rubano borsa e denaro, viene inseguito dalla polizia ma…proprio quando il suo migliore amico sta per sposarsi la fidanzata riesce a prendere il suo posto e mettere fine alla maledizione! Sette anni dopo ecco Max con altrettanti figli al seguito vivere una vita felice…

Anche Seven Years Bad Luck è una commedia molto dinamica, ricca di scene iconiche: da quella dello specchio, che aveva ripreso da une bonne farce (it. Una buona farsa – 1913), agli inseguimenti e i tentativi di nascondersi in treno. Riprende per altro anche la scena della colla da alcune sue vecchie comiche francesi arrivando a svestire una donna. Elementi del tutto nuovo per Linder sono il rapporto con gli animali feroci, nello specifico i leoni, e i travestimenti.

Be My Wife – Max Linder (1921)

Max è riuscito a sposarsi con Mary nonostante la corte sfrenata di Archie e il parere negativo della zia Agatha. Ma la felicità della coppia rischia di essere messa a dura prova dalla più classica delle incomprensioni: Max, che crede che Mary lo stia tradendo, viene colto in flagranza in casa di un’altra dalla moglie che crede la stessa cosa di lui. Il finale? A lieto fine!

Classica commedia del misunderstanding ben strutturata ma, a mio avviso, senza particolari colpi di genio. Troviamo il classico combattimento simulato con Max Linder che finge di star combattendo contro un malvivente per impressionare la sua amata; giochi di ombra ben fatti; balli scatenati (e non voluti) a causa di animali topi che si infilano ovunque e, nel finale, mazzate vendicative.

Der Zirkuskönig – Max Linder, Édouard-Émile Violet (1924)

Max, dopo l’ennesima ubriacatura, viene costretto dal padre a mettere la testa a posto. Si innamora di una circense e, per conquistarla, diventa domatore di leoni. Il giorno del suo debutto, invece di un leone finto, un suo rivale in amore ne mette uno vero. Nel finale il suo rivale finirà sbranato dal leone mentre Max lo metterà al suo posto.

Qui Max Linder sembra davvero sottotono. Tanti elementi ripresi da altri film (suoi o meno) e unico momento interessante quello in cui Max, ubriaco come al solito, si addormenta per sbaglio in una camera espositiva in vetrina pensando sia la sua stanza. Interessante lo sguardo bestiale dei ragazzini che spiano il protagonista con la faccia spiaccicata sul vetro del negozio.

Au secours! – Abel Gance (1924)

In questo strambo corto Max viene sfidato da un rivale a resistere un’ora nel suo castello. Dopo aver superato indenne per 59 minuti mostri e prove di ogni tipo, Max si arrende quando pensa che alla moglie stia per succedere qualcosa.

Film strano, sperimentale, in cui tutto è distorto e poco fa ridere. Si vede un Linder diverso, non per forza migliore o peggiore ma forse più “umano”, pur in un contesto così mostruoso. Vedere Max sconvolto dal terrore è qualcosa che dovevamo vedere prima della fine della sua carriera e proprio con questo film terminiamo la parte dedicata ai singoli film!

Ubriaco:

Raro elemento di continuità tra il vecchio e il nuovo Max è quello dell’alcolismo che crea numerosi problemi al nostro amato protagonista. Vi ripropongo tre casi: il quinquina colpisce ancora!

Gli scontri:

Come detto caratteristica di questo periodo americano e postamericano, sono gli scontri: ecco dunque una carrellata di alcuni di essi.

Alla ricerca di Max:

L’ultimo Linder riutilizza spesso sue vecchie comiche e purtroppo dal periodo americano in poi sembra avere poca fantastia riproponendo più volte alcune gag. Una di queste prevede di mettere animali di vario tipo (topi, serpenti o pulci) nei vestiti di Max o uno dei protagonisti. Quella ricorrente che forse merita più spazio è questo curioso modo che uso Max per nascondersi da chi lo insegue. Non è una novità ma fa sempre sorridere!

I balli indiavolati:

Altra caratteristica i balli, del resto gli Stati Uniti sono terra di musica Jazz e Blues e balli scatenati!

Il progetto Max Linder:

Bibliografia di riferimento:

Documentari:

 – L’Homme au chapeau de soie di Maud Linder (1983)
– The Mystery of the King of Kinema di Elio Quiroga (2014)

Videografia:

1913: Une bonne farce di Max Linder con Max Linder.
1917: Max in a Taxi AKA Max and his taxi regia di Max Linder con Max Linder, Martha Mansfield, Mathilde Comont, Francine Larrimore e Ernest Maupain.
1917: Max wants a Divorce regia di Max Linder con Max Linder, Martha Mansfield, Helen Ferguson, Francine Larrimore e Ernest Maupain.
1921: Seven Years Bad Luck di Max Linder con Max Linder, Alta Allen, Ralph McCullough, Betty K. Peterson, F.B. Crayne, Chance Ward, Hugh Saxon, Thelma Percy, C.E. Anderson, Pudgy the Dog, Lola Gonzales, Harry Mann e Joe Martin.
1921: Be my wife di Max Linder con Max Linder, Alta Allen, Caroline Rankin, Lincoln Stedman, Rose Dione, Charles McHugh, Viora Daniel e Arthur Clayton.
1924: Max, der Zirkuskönig di Max Linder & Édouard-Émile Violet con Max Linder, Eugen Burg, Vilma Bánky, Gyula Szöreghy, Ernst Günther, Viktor Franz, Kurt Labatt, Hans Lackner, Ilona Karolewna e Kurt Kasznar.
1924: Au secours! di Abel Gance con Max Linder, Jean Toulout, Gina Palerme e Gaston Modot.

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