La vita per la vita (Zhizn za zhizn-Жизнь за жизнь) – Evgenij Bauer (1916)

Di Evgenij Bauer abbiamo già parlato qui su E Muto Fu, a proposito di quello che è ritenuto il suo capolavoro, Dopo la morte del 1915. Nonostante la sua breve carriera – morì nel 1917 – e l’ambito ristretto della sua produzione, perlopiù incentrata su drammi ambientati nell’alta società, sono molti i suoi film interessanti. Se Dopo la morte è il più conosciuto e citato, bisogna ammettere che non vi è un vero squilibrio tra capolavori e passi falsi nella sua cinematografia: i suoi risultati sono sempre mediamente alti, segno di una mano ferma e di un’idea ben precisa del suo mestiere.
La vita per la vita, anche conosciuto come Una goccia di sangue per ogni lacrima, è il prodotto di una società irrigidita e spenta, colta nel suo culmine formale, a pochi passi dal tracollo bolscevico. La vicenda rispecchia un copione sociale, più che artistico, la sceneggiatura dello stesso Bauer rappresenta e non crea: la contesa tra sorelle, la rinuncia all’individualità, il silenzio preferito allo scandalo, l’ingiustizia per assicurare la stabilità, sono tutti elementi, in quegli anni, quotidiani e vitalmente necessari ad una struttura sociale costruita su apparenza e grado. Continua a leggere

Il vendicatore (Hell’s hinges) – Charles Swickard (1916)

MV5BYWU0MzcxMDgtYWQzOC00MzZmLThjMGQtMzk4M2FkYjEwMTQ0XkEyXkFqcGdeQXVyMDUyOTUyNQ@@._V1_UY1200_CR86,0,630,1200_AL_Il western è un genere poco frequentato tra i cultori del muto, anche per questo, qui su E Muto Fu, inizia oggi con Il Vendicatore, un percorso di riscoperta.
Tutti conoscono The Great Train Robbery del 1903, film caposaldo per il cinema d’azione e per il western stesso, girato da Edwin S. Porter, ma la frontiera, l’estendersi della rete ferroviaria, la vita al confine con la legalità, l’incontro-scontro con i nativi e con i messicani, sono temi già fondati nell’immaginario del popolo statunitense che da più cinquant’anni legge James Fenimore Cooper, Edward Ellis, Bret Harte, Karl May, Joaquin Miller, Frank Norris e Zane Grey. Che la mitologia western sia una creazione degli anni ’30, ‘40 e ’50, come da molti affermato, è una visione semplicistica e scarsamente fondata. Basta guardare quanto Il vendicatore possa essere posto ben più avanti, nella parabola storico-temporale del genere western, per sviluppo tematico e lavoro sui personaggi per scardinare Continua a leggere