Un mese fa abbiamo visto come sia complessa la storia del cinema islandese con film spesso girati in Islanda ma di produzione danese. Il primo lungometraggio non documentario girato in questa splendida terra è infatti Saga Borgarættarinnar, romanzo famigliare tratto dal romanzo del più importante autore islandese Gunnar Gunnarsson e noto in Italia come La famiglia Borg (1914) e nei paesi anglosassoni come Sons of the Soil. Il film si divide di fatto in due parti e riprende un po’ le tematiche bibliche legate alla presenza di un padre e due figli, uno buono e uno cattivo, e tutte le vicende a loro collegate. Si può parlare di film islandese? Il romanzo originale proviene, come detto, da Continua a leggere
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Hadda Padda – Guðmundur Kamban & Svend Methling (1924)
Dopo l’atto di unione del 1918, l’Islanda veniva riconosciuto come regno sovrano, Regno d’Islanda, unito alla Danimarca. Entrambi gli stati avevano però un re comune. Sarà solo nel 1940, con l’occupazione della Danimarca da parte delle truppe tedesche, che i rapporti tra i due stati si interruppero con il raggiungimento di uno stato di repubblica indipendente nel 1944. Si può parlare di cinema muto islandese? In aree che hanno avuto periodi di dominazione o situazione complesse, come in questo caso, è difficile dirlo. Un film è da considerarsi locale se Continua a leggere
Jokeren – Georg Jacoby (1928)
Aprono ufficialmente le Giornate del Cinema Muto di Pordenone 2021 online e lo fanno con Jokeren, film della Nordisk Films ormai in crisi che cercava di ampliare la produzione spostandosi in Europa e in particolare in Gran Bretagna. La maggioranza degli attori sono infatti britannici mentre il girato tra Copenaghen (per gli interni), Berlino e Nizza (per il Carnevale) con cast misto tra Gran Bretagna, Francia, Stati Uniti, Danimarca e Germania (del resto da lì veniva il regista Georg Jacoby). Insomma una produzione internazionale, o almeno europea, in un momento in cui la Nordisk Films stava attraversando gravi difficoltà economiche complice la Continua a leggere
La figlia del balletto (Balletens Datter) – Holger-Madsen (1913)
Ballettens Datter non è quello che sembra. Mi spiego meglio, nell’incedere della trama e degli avvenimenti tutto lascia pensare a un dramma eppure vi è una leggerezza di fondo, sia recitativa che di atmosfera in generale, che non fanno mai dubitare del fatto che si tratti in realtà di una commedia e che il finale non possa che essere positivo. La vicenda è piuttosto lineare: il conte de Croisset (Svend Aggerholm) si innamora della ballerina Odette Blant (Rita Sacchetto) che lo sposa abbandonando il palcoscenico. Un giorno Delage (Torben Meyer), direttore del teatro dove la ragazza era solita ballare, ha un’emergenza perché la prima ballerina dello spettacolo ha avuto un incidente e non è in grado di eseguire la sua performance. Delage chiede allora a Odette il favore di prendere il suo posto. La serata è un successo ma, tra il pubblico, c’è anche Continua a leggere
I due Pagliacci di A. W. Sandberg
Sono molto affascinato dai registi che girano remake dei loro stessi film. Nel muto è piuttosto raro che questo succeda, anche se abbiamo visto insieme le due versioni di Addio Giovinezza! dirette da Genina. Più comuni i remake fatti di successi nel momento in cui avvenne il passaggio al sonoro (mi vengono in mente The Bat o The Unholy Three). Nel cinema danese abbiamo un esempio con Klovnen di A. W. Sandberg che dopo una prima versione del 1917 tornò quasi dieci anni dopo a raccontare la sua storia. Andiamo quindi a scoprire analogie e differenze tra i due.
– Klovnen – A. W. Sandberg (1917)
Joe Higgins (Valdemar Psilander) lavora come pagliaccio nel circo di Bunding e di sua moglie (Peter Fielstrup e Amanda Lund). Nutre anche un profondo affetto, ricambiato, per la loro figlia Daisy (Gudrun Houlberg). Un giorno viene notato dal Signor Wilson (Eric Holberg), un impresario che gli propone di fare il grande salto e diventare famoso. Lui accetta a patto di potersi portare dietro anche Daisy e i suoi genitori. Passano gli anni e Joe è diventato una celebrità. Daisy è però ora cambiata ed è attratta solo dal Continua a leggere
Giù le armi! (Ned med vaabnene!) – Holger-Madsen (1914)
Giù le armi! è un film antimilitarista tratto dal romanzo del Premio Nobel Bertha von Suttner, che sarebbe morta nel Giugno del 1914, quindi prima dello scoppio della Prima Guerra Mondiale. La sceneggiatura venne scritta da Carl Theodor Dreyer, mentre la regia venne affidata a Holger-Madsen, attivissimo nell’epoca muta: tra il 1912 e il 1928 diresse quasi cento film. La protagonista di questo racconto è Martha (Augusta Blad), figlia del Conte Von Althaus (Philip Bech) e sorella di Rosa (Johanne Fritz-Petersen). Martha sposa l’Ufficiale Arno von Dotzky (Alf Blütecher) da cui ha un figlio. Quando scoppia la guerra, Arno muore e Martha si chiude nel dolore. Passano gli anni e Martha si riaffaccia alla Continua a leggere
The End of the World (Verdens Undergang) – August Blom (1916)
Un anno prima di Himmelskibet, con il suo viaggio verso il pacifico Marte, la Danimarca proponeva un altro grande film di fantascienza: Verdens Undergang (che dovrebbe significare “la fine” o “la distruzione del mondo”). Forse per la prima volta, si proponeva agli spettatori uno scenario apocalittico che poteva mettere fine alla vita sulla Terra. Questa distruzione veniva dal cielo, imprevista e impossibile da impedire.
West (Carl Lauritzen), caposquadra della miniera locale, ha due figlie: Edith (Johanne Fritz-Petersen) e Dina (Ebba Thomsen). Mentre la prima è castamente innamorata del Marinaio Reymers (Alf Blutecher), la lussuriosa Dina sceglie di Continua a leggere
L’Astronave (Himmelskibet) – Holger-Madsen (1918)
Prima di Aelita, nel 1918, il cinema danese aveva messo in scena un altro splendido viaggio verso il pianeta rosso con Himmelskibet, letteralmente “la nave del cielo”. Questo film è per altro il punto di partenza per un genere di fantascienza, l’epopea spaziale, che darà vita poi alle pietre miliari di Gene Roddenberry (Star Trek ma anche Andromeda) ma anche ad opere non americane come il tedesco Le fantastiche avventure dell’astronave Orion. Per chi ha seguito Star Trek, ed in particolare la serie classica, è impossibile non notare alcune analogie tra Himmelskibet e alcune puntate della serie televisiva americana. L’idea di pianeti pacifici, quasi angelici, (più o meno apparentemente) è decisamente ricorrente all’interno degli episodi di Star Trek. La storia di Himmelskibet prende spunto dall’opera omonima di Sophus Michaëlis, scrittore danese, adattata per l’occasione da un personaggio come Ole Olsen, storico fondatore della Continua a leggere