Il Protettore (Der Mädchenhirt) – Karl Grune (1919)

der-madchenhirtCento anni fa Karl Grune iniziava la sua carriera da regista con tre film di cui Der Mädchenhirt è considerato il primo. Girato per le strade di Praga, e qui si ricollega in parte al nostro progetto dei film cechi, e con un’attenzione al realismo, questo film, ispirandosi al romanzo di Egon Erwin Kisch, racconta la storia di un ragazzo dei bassifondi che per denaro perde ogni moralità arrivando a far prostituire anche la ragazza che ama.

Jaroslav detto “Jarda il bello” (Peter Arnolds) è il figlio di una relazione extramatriominiale tra una donnetta (Lotte Stein) e il commissario di polizia Duschitz (Magnus Stifter). Questi è costretto a mantenere la madre del figlio per tenerle la bocca chiusa. Jaroslav, assieme agli inseparabili amici Albert “lo sveglio” (Paul Rehkopf) e Toni “il nero” (Franz Kneisel) iniziano a lavorare come protettori di ragazze. La situazione sfugge però di mano al giovane che Continua a leggere

Diverso dagli altri (Anders als die Andern) – Richard Oswald (1919)

anders_als_die_andernAnders als die Andern è un titolo davvero particolare nella filmografia muta, perché affronta il tema dell’omosessualità in maniera decisamente contemporanea, dimostrandosi precursore nei tempi di una forma mentis che ancora oggi non è stata, purtroppo, del tutto acquisita neanche oggi. Nella Germania dell’epoca vigeva infatti il paragrafo 175 che condannava i rapporti tra persone dello stesso sesso considerandole bestialità. Attraverso il personaggio di un sessuologo, questo film provava a dimostrare che l’omosessualità era caratteristica presente in natura e non una devianza tipica dell’uomo.

Paul (Conrad Veidt) è un facoltoso e virtuoso violinista. Al termine di una delle sue performance, viene avvicinato da Kurt (Fritz Schulz), un giovane con cui inizia una felice relazione. Purtroppo questa armonia è rotta da un uomo, Franz Bollek (Reinhold Schünzel), che da tempo estorce denaro a Paul minacciandolo di denunciarlo per la sua omosessualità. Continua a leggere

Non uccidete più (Tötet Nicht Mehr! – Misericordia) – Lupu Pick (1919)

Tötet Nicht MehrTra i film presentati in rassegna durante il Cinema Ritrovato 2019 c’è stato anche Tötet Nicht Mehr, film del regista rumeno Lupu Pick che è una sorta di manifesto contro la pena di morte. In oltre due ore si sviluppano le vicende dei personaggi che si ritrovano a fare i conti con la legge per aver ucciso degli uomini ingiusti.

Erik Paulsson (Lupu Pick) è un violinista affermato ed ha un figlio che ama molto. Questi viene condannato a morte perché partecipa a riunioni rivoluzionarie. Erik si lancia contro l’esecutore della condanna (Bernhard Goetzke) e viene mandato in carcere. Evade assieme a Lundt (Eduard Rothauser), segretario del comandante e cambia città. Comincia una nuova vita, ha una figlia piccola e ricomincia a suonare il violino. Durante una serata Continua a leggere

Sylvester – Lupu Pick (1924)

SylvsterStrano che un regista che ha fatto un film così tradizionale nella sua composizione come Tötet nicht mehr (1919), abbiamo girato nel giro di poco tempo dei film sperimentali seguendo il movimento Kammerspiel. Sia il regista Lupu Pick che lo sceneggiatore Carl Mayer avevano precedentemente lavorato a film sul genere, i due erano per altro alla quarta collaborazione.

Nella notte di San Silvestro un Uomo (Eugen Klöpfer) si ritrova ad accogliere la madre (Frida Richard) con l’iniziale ritrosia della moglie (Edith Posca). Il sentimento di astio si trasforma presto in affetto e le due sembrano legare molto. La madre cambia però totalmente atteggiamento Continua a leggere

L’Isola dei Dispersi (Die Insel der Verschollenen) – Urban Gad (1921)

vlcsnap-2019-06-17-19h27m33s374Il progetto fantascienza, come sapete, è parte della preistoria del sito ed ha accompagnato la sua esistenza per più di un anno. Oggi andrò a recensire uno di quei film difficili da trovare, edito ma presente solo come contenuto speciale all’interno di un’edizione particolare del documentario Lost Soul: The Doomed Journey of Richard Stanley’s Island of Dr. Moreau (2014). Il costo della “special 3-disc house of pain edition” non era esattamente contenuto e così ho cercato per anni di recuperare il film per vie traverse senza riuscirci per poi mettermi l’anima in pace e sborsare i soldi prima che uscisse definitivamente dal commercio e diventasse magari una rara perla per collezionisti. Di solito ad una ricerca tanto lunga segue la delusione per un film non all’altezza delle aspettative ma le mie aspettative erano bassissime, perché il web ne parla come un film orrido, forse tra i più brutti di sempre. Inutile dirvi che invece…mi è piaciuto! Da amante di Bela Lugosi ho visto a bizzeffe di film del genere, e quando leggerete la trama capirete a cosa mi riferisco:

Il giovane Robert (Alf Blütecher) scopre casualmente sul giornale che Jane (Hanni Weisse), la prima moglie sparita misteriosamente Continua a leggere

Rebus Film Nr. 1 – Paul Leni (1925)

rebus-1Dopo il suo capolavoro, Il Gabinetto delle figure di cera, Paul Leni nel 1925 ebbe una sorta di pausa creativa. Lavorò molto ma a progetti piccoli, forse per fatica o per una certa acquisita soddisfazione che affievolì l’impulso del suo estro. La fama gli garantì la fiducia e la stabilità che gli permetterà poi di fare il gran salto negli Stati Uniti.

Fu contattato per realizzare due scenografie per due film minori, Der Farmer aus Texas di Joe May – lo stesso regista-produttore col quale Leni iniziò la sua gavetta – e Die Frau von vierzig Jahren di Richard Oswald che, tratto a un romanzo di Vita Sackville-West, vede l’esordio sullo schermo di Dina Gralla.

Nel frattempo una società di produzione che si occupava di extra, di specials e di tutto il materiale che veniva proiettato nell’intervallo tra più film ebbe un’idea originale: realizzare dei brevi film in forma di rebus, distinti in due parti, una con il rebus stesso e l’altra con la soluzione, da proiettarsi prima e dopo un film. Continua a leggere

Nel paese del caldo mattino (Im Lande der Morgenstille – Goyohan achim-ui nala-eseo – 고요한 아침의 나라 ) – Norbert Weber (1925)

vlcsnap-2019-05-20-00h21m12s251Non sono un grande appassionato di documentari muti, eppure questo, per qualche strana ragione, mi ha attratto fin da subito, forse perché ha un’anima molto attuale, almeno nella prima parte. Il regista, Padre Norbert Weber, era un missionario benedettino che era andato in Corea per portare la cristianità nella penisola asiatica. Nel farlo, decide per qualche motivo che potrebbe essere interessante riprendere le usanze culturali del paese e poi mostrare quello che loro stavano facendo lì. Lo spirito delle riprese è contenuto in due didascalie: “il missionario è uno straniero che deve imparare a capire le persone per poter diventare un tutt’uno con loro”. Per certi versi la sua è una forma mentis simile a quella degli antropologi, che cercano di vedere le caratteristiche del popolo che stanno studiando immergendosi nella loro cultura e vivendo con loro. Continua a leggere

Zalamort der Traum der Zalavie – Emilio Ghione (1924)

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Alla fine del 1923, Emilio Ghione si trova in Germania intenzionato a girare tre film, riuscendo a portarne a termine solamente uno, a causa del rientro anticipato in Italia dovuto principalmente ai problemi di salute che lo porteranno a una sempre più maggiore difficoltà di assunzioni in ruoli anche marginali. I primi anni del nuovo decennio registrano una migrazione di massa di registi, attori, artisti e produttori in cerca di fortuna in paesi europei che non fanno fronte alla crisi produttiva che l’Italia sta passando. Dive e divi spendaccioni conoscono la miseria, altri hanno maggior fortuna: Francesca Bertini si fa chiamare contessa Cartier e Lyda Borelli contessa Cini. Complici la mediocre organizzazione produttiva, la tecnologia obsoleta, i costi eccessivi, la forte concorrenza col cinema nascente di Hollywood e anche un certo lato conservatore riguardo i generi letterari, melodrammatici e storici, (i feuilleton ripresi da testi classici e popolari sembrano resistere e ottenere ancora dell’entusiasmo da parte del pubblico), il cinema italiano pare stanco, malato e ha bisogno Continua a leggere

Shiraz: a Romance of India – Franz Osten (1928)

shirazHimanshu Rai è stato un giovano indiano che seppe sfruttare al meglio il controllo britannico della sua terra. Nato da una famiglia aristocratica, Rai si laureò in legge a Kolkata per poi trasferirsi a Londra dove divenne Barrister (sorta di avvocato/magistrato di alto livello). La soddisfacente carriera professionale in ambito giuridico non bastava però al giovane, che decise di tuffarsi in una nuova avventura legata al cinema indiano con l’aiuto dello sceneggiatore Niranjan Pal e del regista tedesco Franz Osten. La sua solidità economica gli permise di co-produrre alcuni film fatti interamente in India con l’idea di esportare un prodotto ricco di elementi esotici stereotipati e “orientalizzati” ad uso e consumo di uno spettatore occidentale. Tra questi film il Cinema Ritrovato ha presentato in un’edizione splendidamente restaurato dal BFI il film Shiraz, film anglo-tedesco-indiano che narra la storia romanzata di come è stato costruito il Taj Mahal.

Selima (Enakshi Rama Rau) è l’unica sopravvissuta da un attacco di predoni ad una carovana. Viene salvata da Continua a leggere

Il gabinetto delle figure di cera (Das Wachsfigurenkabinett) – Paul Leni (1924)

poster_195256_zQuando Paul Leni arriva all’idea di produrre Il gabinetto delle figure di cera è all’apice del suo potere artistico e produttivo, non a caso è questo il suo film con il cast più stellare: Conrad Veidt, Werner Krauss, Emil Jannings e Wilhelm Dieterle era quanto di meglio potesse offrire il cinema tedesco di quegli anni. Il film partiva da fondi importanti che avrebbero permesso a Leni e collaboratori libertà e pieno spazio all’immaginazione creativa, ma mai come in questo caso la Storia e il contesto regionale hanno influenzato l’arte di Leni. Le idee nella testa dello sceneggiatore e regista tedesco erano così tante e così imponenti che raggiunse un compromesso: realizzare un film in quattro episodi, tutti collegati ad una trama centrale. Questo avrebbe da una parte permesso l’espressione totale del suo estro – passando da ambientazioni russe al palazzo di un califfo orientale, dall’Inghilterra dell’800 alla piccola criminalità italiana – e dall’altra posto rimedio ad una delle più grandi difficoltà di Leni: la tenuta, sui lunghi tempi, delle sceneggiature a lui affidate. Quattro storie brevi ed essenziali sarebbero state Continua a leggere