Una pagina di follia (Kurutta ippeiji – 狂った一頁) – Teinosuke Kinugasa (1926)

madne4ssOstacoli e chiavi, barriere e vie di fuga: una delle forze del cinema muto è il suo aver bisogno di simboli, usati con parsimonia, quasi sempre con affascinante intensità. La sua natura puramente visiva richiede un’attenzione del tutto opposta all’abitudinaria percezione degli stimoli che abbiamo maturato nella nostra epoca di icone e sovrabbondanza figurativa. Oggi i nostri occhi sono abituati a selezionare all’interno di un flusso e ad appigliarsi ad altri campi semantici – come l’audio nel cinema sonoro – per trarre informazioni dal visivo, mentre il cinema muto richiede la capacità Continua a leggere

The Crowd: resoconto della serata

the-crowdDue gruppi di appassionati che nello stesso luogo, il cineclub Detour, organizzano rassegne di film non contemporanei, non potevano non incontrarsi se ad essere proiettato era La folla di King Vidor, un muto del 1928, simbolo e capostipite di tanto cinema sociale a venire. Nella nostra rassegna stiamo esplorando proprio quegli anni di transizione dal muto al sonoro, quando il cinema muto aveva raggiunto il suo acme espressivo e formale ma allo stesso tempo stava per essere soppiantato dalla nuova tecnologia dei talkies. Così quando ViSiOnI ci ha chiesto di Continua a leggere

La scala di servizio (Hintertreppe) – Paul Leni e Leopold Jessner (1921)

hintertreppeIl 1921 è indicato nelle storie di cinema come l’anno in cui si afferma una nuova sensibilità e una nuova forma cinematografica: il Kammerspiel, letteralmente “rappresentazione da camera”.
Il Kammerspiel, originariamente di concezione teatrale, può essere paragonato a ciò che in musica viene similmente detta “musica da camera” dove sono previsti solo un piccolo numero di strumenti, tutti diversi tra loro, così da trasmettere il valore, il suono, il timbro caratteristico di ciascuno in una dimensione più intima e ristretta, quasi fosse un dialogo tra individui.

Su questi termini Max Reinhardt pensò il suo teatro da camera, a partire dal 1906: rappresentazioni in sale di dimensioni ridotte, con pochi attori, tipicamente tre, e un piccolo pubblico che Continua a leggere

La bella addormentata (Dornröschen) – Paul Leni (1917)

Con l’esperienza di Das Tagebuch der Dr.Hart (1916) Paul Leni si è acquistato la fiducia di Paul Davidson, produttore per la PAGU. L’anno successivo infatti è chiamato a curare le scene in un film di Alfred Halm con Emil Jannings, Der Ring der Giuditta Foscari (perduto), e in Der Blusenkönig, un cortometraggio di Ernst Lubitsch che è stato recentemente proiettato al Festival di Locarno del 2010 nell’ambito di una retrospettiva a lui dedicata, acclamato al tempo principalmente come uno slapstick ben riuscito, ma in cui si riconosceva la «finezza» (nota 1) di alcune scene.

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Forse per la sua capacità di “vedere” le scene e di Continua a leggere

Il Diario del Dr. Hart (Das Tagebuch des Dr. Hart) – Paul Leni (1916)

f023294_pic_04Nel 1916 a 31 anni Paul Leni fa il suo esordio alla regia con Das Tagebuch des Dr. Hart (Il diario del Dott. Hart), anche noto come Der Feldarzt (Il medico militare), un film di propaganda commissionato dalla BUFA per mostrare il lato gentile e umano dell’esercito tedesco all’estero, in particolare in Polonia.

Quindici anni prima Leni era giunto a Berlino dalla città natale Stoccarda con la volontà di inserirsi nel mondo dell’arte come grafico e pittore. Frequenta l’Accademia e inizia a lavorare per la moda e la pubblicità distinguendosi per le doti caricaturali ed espressive. Il cinema di quegli anni è ancora puro intrattenimento ed è lontano dalle ambizioni di Leni, si dovranno attendere i primi anni della seconda decade del nuovo secolo perché esso sia considerato un maturo mezzo d’espressione su cui investire artisticamente. Nel frattempo collabora attivamente come Continua a leggere

Il Parsifal ritrovato di Caserini

Si credeva perduto, ma all’inizio degli anni Novanta, per uno di quei fortuiti e apparentemente inspiegabili casi di cui il Cinema, soprattutto delle origini, è costellato, il Parsifal di Mario Caserini è stato ritrovato in Olanda. La copia, con didascalie olandesi, faceva parte della preziosissima collezione Jean Desmet, nominata nel 2011 patrimonio dell’umanità dall’Unesco.
Una copia del restauro realizzato dal Nederlands Filmmuseum di Amsterdam è stata acquisita nel 1992 dal Museo Nazionale del Cinema di Torino e proprio alle porte del Museo di Torino è andato a bussare qualche anno fa il Maestro Luca Salvadori, già noto al mondo cinematografico per numerose Continua a leggere