Cinema Ritrovato 2020

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Come sapete bene l’edizione del Cinema Ritrovato 2020 sarà decisamente particolare con una riduzione dei giorni e delle proiezioni e uno spostamento dal solito fine Giugno/inizio Luglio all’ultima settimana di Agosto. Ma non potevamo farci mancare l’appuntamento e così io e la solita Alessia seguiremo come al solito la rassegna sia qui che per Cinefilia Ritrovata. Non poteva dunque mancare, uscito il programma, il solito post dedicato solo ai muti che verranno proiettati durante il festival. Questa volta ci spostiamo dalla solita Sala Mastroianni alla splendida cornice del Teatro Comunale. Attendiamo notizie per sapere le modalità di prenotazione che verranno rese note più avanti.

25/08
14.30 Teatro Comunale – Multiflix: Ruth of the Rockies ep. 1-2 (di 15)
16.30 Teatro Comunale – Love Life and Laughter – George Pearson (rep. 31/08)
18.30 Teatro Comunale – The Saphead – Herbert Blaché (rep. 27/08)
18.40 Cinema Jolly – Pioniere del cinema in Unione Sovietica: Delo s zastežkami e Saša di Aleksandra Chochlova
20:30 Teatro Comunale – Tih Minh – Louis Feuillade ep. 1-2 (di1 2)

26/08
09.00 Sala Scorsese – Oi apahides ton Athinon – Dimitris Gaziadis (rep. 31/10)
09.15 Teatro Comunale – Multiflix: Ruth of the Rockies ep. 3-4 (di 15) Continua a leggere

Irish Destiny – George Dewhurst (1926)

irishdestinySolo chi mi conosce può sapere quanto ami l’Irlanda e la sua cultura. Sono cresciuto ascoltando musica irlandese di tutti i tipi dalla “purezza” tradizionale dei Chieftains a suoni più punk rock con i Pogues. Mi pareva quindi impossibile non parlare prima o poi di Irish Destiny, il manifesto della filmografia muta irlandese. Le vicende riprendono gli ultimi momenti della guerra di indipendenza irlandese che avrebbe poi portato alla nascita ufficiale dello Stato Libero d’Irlanda.

Denis O’Hara (Paddy Dunne Cullinan) è un ragazzo molto devoto ai genitori (Daisy Campbell Clifford Pembroke) ma al contempo incapace di vedere la propria patria vittima di ingiustizie da parte dei Britannici. Lascia quindi tutto, compreso la fidanzata Moria Barry (Frances Macnamarra) per fare un’importante consegna per l’IRA. Continua a leggere

Settimo cielo (Seventh Heaven) – Frank Borzage (1927)

7thheavenNel 1927 vedeva la luce Seventh Heaven di Frank Borzage, un film che sarebbe entrato nella storia del cinema per aver fatto incetta di premi alla prima edizione degli Academy Award portando a casa la statuetta per la migliore regia, miglior attrice protagonista e miglior sceneggiatura non originale. Ma si tratta realmente di un gran film? Prima di tutto 7th Heaven fa parte di un trittico di film in cui ritroviamo la coppia di attori protagonisti Janet Gaynor e Charles Farrell, di cui già vi preannuncio che ci occuperemo. Le vicende si giocano sempre sulla storia d’amore tra i personaggi interpretati tra i due con vicende storiche o meno che fanno da contorno più o meno riuscito. Con questo film siamo in Francia nel 1914 quando la guerra sta per scoppiare:

Chico (Charles Farrell) è un pulitore di fogne che aspira a fare il grande salto diventando netturbino. Diane (Janet Gaynor) è una povera disperata che viene continuamente vessata dalla sorella Nana (Gladys Brockwell), tossicodipendente e violenta. I due sono destini dei due sono destinati a incrociarsi. Continua a leggere

Asfalto (Asphalt) – Joe May (1929)

asphaltOggi parliamo di un grande classico del cinema tedesco, che ha saputo affascinare generazioni di spettatori. Protagonista iconica è Betty Amann, qui nel ruolo di una vamp capace di rompere con il suo fascino anche il più rigido dei poliziotti, interpretato da un Gustav Fröhlich, che forse avrete sentito nominare per essere il Freder di un certo Metropolis (sono ovviamente ironico).

Holt (Gustav Fröhlich), giovane Sergente che porta avanti la tradizione di famiglia, mentre è in servizio si ritrova a dover fermare una ragazza, Elsa (Betty Amann), che ha tentato di rubare dei diamanti in una gioielleria. Holt vuole portarla in commissariato ma si ritrova, senza rendersene bene conto, a casa sua Continua a leggere

1914-1920: i film muti di Mimì Aylmer

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Pagine pubblicitarie del film Ri. Ki. Ki. (1917), Cinemagraf, n.1-2, 1917, pp. 12-13.

Quasi certamente il nome di Mimì Aylmer suona sconosciuto ai più. Nome d’arte di Eugenia Spadoni (Roma, 29 maggio 1896 – Bologna, 20 ottobre 1992), attrice prevalentemente di teatro, ma anche di cinema muto e sonoro, scrittrice, cantante e musicista, di Mimì Aylmer abbiamo ben poche fonti, ma da queste possiamo raccogliere informazioni molto importanti che ci fanno capire l’evoluzione di una diva minore nella personale carriera artistica dagli anni Dieci agli anni Cinquanta. Sebbene ricopra ruoli marginali o di spalla nelle pellicole che ci sono giunte, Mimì Aylmer passa dalla commedia al dramma con estrema disinvoltura, complice il fatto che ad Aylmer, del cinema, non importi poi molto. Amante del teatro e dei palchi, prova un profondo fastidio nei confronti della macchina da presa, della ripetizione delle scene e del mezzo comunicativo così diverso da quello teatrale. In poche parole, trova impieghi nel cinema solo per ragioni economiche, soprattutto in mancanza di finanziamenti concreti (Aylmer attraversa e vive due guerre mondiali). Eppure ecco che troviamo Mimì Aylmer diretta da Amleto Palermi, Eleuterio Rodolfi e Ugo Falena nei muti, da Mario Camerini, Baldassarre Negroni e Nunzio Malasomma nei sonori, accompagnata da cast artistici di tutto rispetto. La storia del cinema parte proprio da pochi titoli che abbiamo da cui si possono trarre tantissime informazioni e curiosità, titoli nel nostro caso, naturalmente, muti. Tutti i film risultano irreperibili e sfortunatamente perduti. Continua a leggere

Melchiad Koloman – Rudolf Liebscher (1920)

Quale miglior modo per unire il progetto dei film cechi e slovacchi con quello di fantascienza se non con una bella monnezza? Questo Melchiad Koloman è veramente molto molto brutto e il fatto di detenere il prima di prima produzione cinematografica fantascientifica in terra ceca non servirà certo a riabilitarlo.

Ci sono un ceco, un giapponese e un indiano che…no, sul serio, giuro che ci sono davvero! Il Professor Dobner (František Čekanský) è alla disperata ricerca del segreto di Melchiad Koloman (Josef Javorčák), un uomo capace di trovare il segreto della pietra filosofale poco prima di essere ucciso. Continua a leggere

Cinema e cultura nel modernismo statunitense: Theda Bara e Louise Brooks parte 3 (di 3)

Si conclude l’articolo in tre parti con questa terza parte. Se volete recuperare le parti precedenti potete cliccare qui: parte 1parte 2.


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Capitolo 3. Charleston e disinibizione: Louise Brooks

Arriviamo lb1finalmente al periodo del grande cambiamento culturale negli Stati Uniti d’America: gli anni Venti. Nel 1920 esce nelle sale Gli zaffiri di Kim, diretto da Alan Crosland. Si tratta del primo lungometraggio a ritrarre una nuova tipologia di donna che piano piano si stava affermando nello scenario socio-culturale degli Stati Uniti a cavallo  tra la fine degli anni Dieci e l’avvento degli anni Venti. Come suggerisce il titolo originale della pellicola, la nuova donna viene definita flapper.[1] Cosa significa flapper? Il verbo to flap denota irrequietezza: agitare, agitarsi, colpire, battere, dondolare; addirittura volare via, to flap away.

In particolare, una vera flapper, sembra avere queste caratteristiche ben definite:

– Ballerina indipendente di charleston.
– Fumatrice, alla pari degli uomini.
– Dedita al consumo di alcool.
– Disinvoltura e libertà sessuale.
– Taglio di capelli “alla maschietta” o bob haircut.
– Superamento definitivo dei costumi e degli abiti ottocenteschi “proibitivi”.

La flapper girl, ispirata da una novella di Francis Scott Fitzgerald, This side of Paradise, si distingue per la gioventù, l’indipendenza, la capricciosa volubilità e fiducia nel futuro nonché per l’assenza delle tradizionali virtù femminili (quali la fedeltà) e, nel tipo fisico, per una figura snella e quasi da ragazzo sottolineata dal corto taglio di capelli acconciati a caschetto. Continua a leggere

Corti fantascientifici

Come di consueto procediamo con i nostri aggiornamenti fantascientifici che questa volta riguardano tre cortometraggi di varia natura.

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– Rêve à la Lune AKA L’amant de la Lune – Ferdinand Zecca & Gastón Velle (1905)

Questo primo, in ordine cronologico, corto ritrovato è anche il più brutto dei tre. Un uomo ubriaco sogna di andare nella luna (proprio dentro la sua bocca), ma quando si sveglia capisce che si tratta di un sogno e se la prende con l’orologio a pendolo. Continua a leggere

Cinema e cultura nel modernismo statunitense: Theda Bara e Louise Brooks parte 2 (di 3)

Proseguiamo con la seconda parte dell’articolo scritto da Alessia Carcaterra. Se volete recuperare la prima parte potete cliccare qui.

Buona lettura!


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Capitolo 2. La ragazza di Cincinnati: Theda Bara 

 

theda2Gli anni Dieci furono gli anni in cui le donne si affermarono sul grande schermo. Fino a quel momento, salvo rare eccezioni, erano state figure di sfondo, e raramente i nomi delle attrici apparivano nei cartelli dei titoli di testa. Le cose iniziarono a cambiare quando il cinema iniziò a rispecchiare i mutamenti che stavano avvenendo nella società: ecco dunque apparire un lungo ciclo di serial di successo, nei quali, al centro dell’azione, non vi era più un maschio aitante (o almeno, non solo), ma una donna spregiudicata e intraprendente, dotata di senso dell’avventura. La più celebre, in principio, fu Pauline interpretata da Pearl White.[1] In parallelo, vi fu l’ascesa irrefrenabile della “fidanzatina d’America” Mary Pickford, con una galleria di personaggi ancora riconoscenti verso la narrativa ottocentesca e dickensiana, ravvivati però da una certa vivacità e simpatia: più avanti la fama della Pickford e le sue indubbie capacità da imprenditrice furono tali da costringere l’industria del cinema a riconsiderare il ruolo (anche contrattuale) della donna. Continua a leggere

La Cité foudroyée – Luitz-Morat (1924)

La Cité foudroyéeChe fatica! Nel 2013 partiva il mitico progetto fantascienza, primo di una lunga serie su questa piattaforma e forse il più ambizioso assieme a quello della filmografia ceca e slovacca. Trovare certi film è stato ed è veramente difficile ed anno dopo anno riesco a raccogliere qualche pezzettino qua e là. Questo La Cité foudroyée lo cercavo veramente da tanto e non potete immaginare che faccia ho fatto quando mi è capitato casualmente sotto al naso. Non sapevo molto ma mi aspettavo rientrasse nel filone delle armi distruttive fantascientifiche che hanno sempre fatto breccia nel cuore delle persone. Sarà così? Andiamo a scoprirlo insieme:

Quattro cugini si contendono la mano di Huguette de Vrécourt (Jane Maguenat): l’Ingegnere e inventore Richard Gallèe (Daniel Mandaille), il pugile Battling Martel (Paul Journée), il baritono Cuivredasse (Emilien Richaud) e il banchiere Grosset (Lucien Cazalis). Per decidere chi sposare Huguette, che pur preferisce Richard, decide di sfidare i quattro per vedere chi entro una data specifica riuscirà a raggiungere il suo sogno e arricchirsi. Continua a leggere