La ragazza di pezza di Oz (The Patchwork Girl of Oz) – J. Farrell MacDonald (1914)

Patchword_Oz6A dieci anni dall’uscita del primo libro della serie del mago di Oz, uscì quello che per il suo creatore L. Frank Baum sarebbe dovuto essere l’ultimo libro della serie: The Emerald City of Oz (1910). Alla fine del romanzo, Oz diventava irraggiungibile per tutti coloro che venivano dall’esterno, interrompendo così il legame con il mondo reale. Inutile dire che Baum venne subissato di letterine dei fan che lo convinsero a “provare a comunicare con la terra di Oz usando un telegrafo senza fili”. La cosa dovette funzionare e così nel 1913 vide la luce The Patchwork Girl of Oz.  Baum aveva creato da poco una cosa di produzione dal nome The Oz Film Manufacturing Company e così nel 1914 rilasciò sul mercato americano una versione cinematografica pubblicizzando il libro e al contempo sfruttando il successo dello stesso per rientrare nelle spese.

Il piccolo Ojo (Violet MacMillan) vive in una foresta sperduta con lo Zio Nunkie (Frank Moore). Stanco di una vita di stenti, i due si dirigono verso la casa del Dr. Pimpt, detto il Mago Obliquo (Raymond Russell), di sua moglie Margolotte (Haras Dranet) e della figlia Jasseva (Bobbie Gould). Qui il mago sta finendo di preparare una polvere vitale per dare vita a una bambola di pezza (Pierre Couderc). Visto che dovrà fare da cameriera, la sua creatrice non le dona il cervello, ma Ojo decide che forse ne avrà bisogno e glielo dona di nascosto. Continua a leggere

La Virgen de la Caridad – Ramón Peón (1930)

virgen_caridadIl nostro viaggio intorno al mondo ci porta a Cuba, tre anni prima della “rivoluzione dei sergenti” e quando Fidel Castro, avendo solo 4 anni, non poteva neanche lontanamente immaginare che un giorno sarebbe stato un giorno il leader maximo. La Virgen de la Caridad è un film diretto Ramón Peón, regista, sceneggiatore e attore che molto deve alla storia del cinema cubano. La storia è impregnata di morale cristiana e non brilla per originalità. Ma andiamo a vedere la trama:

Il giovane Yeyo (Miguel Santos) possiede una piccola proprietà insieme alla madre Ritiica (Matilde Maun). Come spesso capita è innamorato, e corrisposto da Trina (Diana Marde), la figlia di Don Pedro (Francisco Muñoz), ricco proprietario terriero che ovviamente rifiuta l’idea che la sua bambina possa sposare un poveraccio. I due si frequentano segretamente e Continua a leggere

Il mago di Oz (The Wonderful Wizard of Oz) – Otis Turner (1910)

Wizard_oz_1900_coverL. Frank Baum, creatore della saga di Oz, aveva tentato di portare sul grande schermo le sue avventure con lo spettacolo The Fairylogue and Radio-Plays (1908). Il risultato non incontrò il favore del pubblico e portò alla bancarotta lo stesso scrittore che fu costretto a cedere i diritti cinematografici a terzi. Questi passarono alla Selig Polyscope Company che decise subito di sfruttarli sfornando tre film, di cui ci rimane solo il primo: The Wonderful Wizard of Oz con regia di Otis Turner.

La storia si sviluppa in circa 15 minuti ed è molto diversa dall’originale e piuttosto confusionaria:

Dorothy (Bebe Daniels) e due equini non identificati (sic) trovano uno spaventapasseri (Robert Z. Leonard) e lo liberano. Un tornado catapulterà tutti e quattro nel mondo di Oz dove il Re/Mago (Hobart Bosworth) sta avendo alcuni problemi. Continua a leggere

Nel paese del caldo mattino (Im Lande der Morgenstille – Goyohan achim-ui nala-eseo – 고요한 아침의 나라 ) – Norbert Weber (1925)

vlcsnap-2019-05-20-00h21m12s251Non sono un grande appassionato di documentari muti, eppure questo, per qualche strana ragione, mi ha attratto fin da subito, forse perché ha un’anima molto attuale, almeno nella prima parte. Il regista, Padre Norbert Weber, era un missionario benedettino che era andato in Corea per portare la cristianità nella penisola asiatica. Nel farlo, decide per qualche motivo che potrebbe essere interessante riprendere le usanze culturali del paese e poi mostrare quello che loro stavano facendo lì. Lo spirito delle riprese è contenuto in due didascalie: “il missionario è uno straniero che deve imparare a capire le persone per poter diventare un tutt’uno con loro”. Per certi versi la sua è una forma mentis simile a quella degli antropologi, che cercano di vedere le caratteristiche del popolo che stanno studiando immergendosi nella loro cultura e vivendo con loro. Continua a leggere

Albert Samama Chikly e Haydée Chikly pionieri del cinema muto tunisino

Haydee_ChiklyQuando il Cinema Ritrovato 2015 dedicò una sezione ad Albert Samam Chikly, ricordo la mia grande delusione quando persi proprio i frammenti tratti dai due film di fiction sopravvissuti. Mi ero visto tutti i suoi film “dal vero”, a volte rischiando anche di addormentarmi, e mi ero perso quello che più mi interessava della rassegna. A distanza di quattro anni sono finalmente riuscito a recuperarli e oggi posso parlare finalmente di Zohra (1922) e Aïn El-Ghazel (1924).

Entrambi i film hanno una caratteristica in comune, oltre alla regia, la presenza di Haydée Chikly sia come attrice che come sceneggiatrice. Haydée, appena sedicenne all’epoca della sua prima esperienza, fu la prima donna africana a sceneggiare un film e, oltre ad avere questo primato, lo fa in maniera estremamente intelligente, creando storie, per quanto ci è dato sapere, piuttosto ben riuscite. Andiamo ad analizzarle nello specifico Continua a leggere

Ho perso il mio cuore a Lima (Yo perdi mi corazon en Lima) – Alberto Santana (1933)

Yo perdi mi corazon en LimaLa storia dei paesi sudamericani agli inizi del ‘900 è stata spesso costellata da instabilità politica e grandi spargimenti di sangue. Il Perù non fa eccezione ma è riuscito a lasciarci un documento molto interessante girato in un momento delicato del suo passato: Alberto Santana, uno dei massimi registi del primo cinema peruviano, girò questo film tra il Marzo e l’Aprile del 1933 durante le agitazioni politiche che portarono all’assassinio del Presidente Luis Miguel Sánchez Cerro il 30 Aprile del 1933. Proprio durante il suo governo, scoppiò un conflitto contro la Colombia che costrinse molti degli uomini peruviani ad andare al fronte per difendere la loro patria. Proprio in questo contesto Continua a leggere

La vita per la vita (Zhizn za zhizn-Жизнь за жизнь) – Evgenij Bauer (1916)

Di Evgenij Bauer abbiamo già parlato qui su E Muto Fu, a proposito di quello che è ritenuto il suo capolavoro, Dopo la morte del 1915. Nonostante la sua breve carriera – morì nel 1917 – e l’ambito ristretto della sua produzione, perlopiù incentrata su drammi ambientati nell’alta società, sono molti i suoi film interessanti. Se Dopo la morte è il più conosciuto e citato, bisogna ammettere che non vi è un vero squilibrio tra capolavori e passi falsi nella sua cinematografia: i suoi risultati sono sempre mediamente alti, segno di una mano ferma e di un’idea ben precisa del suo mestiere.
La vita per la vita, anche conosciuto come Una goccia di sangue per ogni lacrima, è il prodotto di una società irrigidita e spenta, colta nel suo culmine formale, a pochi passi dal tracollo bolscevico. La vicenda rispecchia un copione sociale, più che artistico, la sceneggiatura dello stesso Bauer rappresenta e non crea: la contesa tra sorelle, la rinuncia all’individualità, il silenzio preferito allo scandalo, l’ingiustizia per assicurare la stabilità, sono tutti elementi, in quegli anni, quotidiani e vitalmente necessari ad una struttura sociale costruita su apparenza e grado. Continua a leggere

Canto di vita (Píseň života) – Miroslav Josef Krňanský (1924)

pisenzivoatPur essendoci giunto tramite vie traverse e in forma gravemente mutila, Píseň života in appena 20 minuti tutta la sua carica tragica. La storia di per sé non è particolarmente originale, venne del resto scritta e adattata dallo stesso regista Krňanský, eppure lascia il segno nello spettatore. La storia si interrompe a metà, proprio con il sopraggiungere del climax tragico che, secondo le sinossi dell’epoca, si sarebbe poi andato a sciogliere lentamente nei minuti successivi.

In una notte di luna piena un uomo sconosciuto lascia nel carro di Havel (Karel Vána) una neonata, Hana (Ruzena Hofmanová), che lui cresce come sua figlia. Un giorno Havel si ammala però gravemente e dopo essersi riappacificato con il fratello Konrad (Adolf Krössing) gli affida Hana, ormai cresciuta. Dopo aver venduto letteralmente tutto quello che avevano, la ragazza Continua a leggere

Il Costruttore della cattedrale (Stavitel chrámu) – Karel Degl & Antonín Novotný (1919)

stavitel-chramuNel 1919 la neonata Cecoslovacchia aveva bisogno di rafforzare quelli che erano i simboli della sua identità nazionale. Anche nel cinema, così, vide la luce un film che parlava della creazione di uno dei monumenti più rappresentativi di Praga: la Cattedrale neo-gotica di san Vito. Quest’ultima ebbe una storia costruttiva lunga e travagliata che iniziò nel 1644 e terminò nel 1929 con la collaborazione, fra gli altri, anche di Alfons Mucha, che si spese grandemente per lo sviluppo identitario del suo paese. Il primo architetto della cattedrale fu Matthias di Arras e, alla sua morte, prese il suo posto Peter Parler. Quest’ultimo, dopo aver inizialmente proseguito i progetti del suo predecessore, iniziò una serie di modifiche personali molto interessanti dando vita a delle incredibili volte a nervatura intrecciate e di costoloni volanti che si sarebbero poi diffuse fino in Germania. Proprio a questo personaggio quasi mitico che visse sotto il regno di Carlo IV di Lussemburgo è dedicato questo film romanzato.

Petr (Rudolf Deyl) è un giovane architetto straniero che propone al Re Carlo IV (Jakub Seifert) dei nuovi progetti per la costruzione di una cattedrale. Il suo successo semina però l’invidia Continua a leggere

Dollari e fracks – Emilio Ghione (1919)

1921m-dollari-e-fraks-e.-ghione-19

Inizialmente diviso in quattro episodi, La X di un delitto, La mano guantata, I quaranta pugnali, La sedia elettrica, a tutt’oggi ci rimane solamente un frammento di durata non superiore ai dieci minuti dell’ultimo episodio di cui faccio qualche osservazione.

L’azione della censura fu in Dollari e fracks massiccia e particolarmente esigente e molti altri imprevisti ne rallentarono la produzione; nelle ultime pagine di Memorie e Confessioni (15 anni d’Arte Muta) (le memorie pubblicate a puntate dallo stesso Ghione sulla rivista “Cinemalia” dal 1928 al 1929), ad esempio,vi è un aneddoto che coincide con gli ultimi quadri di La sedia elettricae che illustra gli ultimi e faticosi momenti di lavorazione. Il ruolo del Gran Paralitico, villain di Dollari e fracks, affidato ad Amilcare Taglienti, è per Ghione inizialmente motivo di orgoglio, in quanto ritiene Taglienti perfetto per quella parte. Continua a leggere