Questo sitaccio ha sempre avuto un grande problema, davvero troppi pochi slapstick! Ma vi pare possibile che in quasi dieci anni questi qua non abbiano neanche recensito un film di Chaplin, Keaton o Laurel e Hardy? Per fortuna ora rompiamo questo tabù! Vedrete che nel giro di qualche tempo riuscirò a colmare qualche lacuna vergognosa. Da che partiamo? Ovviamente dalle Giornate del Cinema Muto che avevano in programma una piccola carrellata dei corti di Laurel o Hardy. In che senso Laurel o Hardy? La Lobster ha rilasciato un cofanetto, che tengo fieramente tra le mani nell’immagine di copertina, nel quale sono stati finalmente raccolti alcuni dei lavori che i due avevano fatto prima di diventare una coppia stabile. Tra i film c’è stata pure una bonus track
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L’atleta fantasma – Raimondo Scotti (1919)
Dopo La Cintura delle Amazzoni avevo promesso che mai avrei visto L’atleta fantasma, altro film superstite con soggetto e sceneggiatura di Renée Deliot e con protagonista Mario Guaita-Ausonia. Eppure sapete che sono sempre pervaso da un masochismo di fondo che mi ha visto in passato vedere film che odiavo al solo scopo di arricchire le mie conoscenze e poterne parlare poi su questo spazio. E sapete che vi dico? Per una volta ho fatto bene! Perché questo Atleta fantasma è davvero forte e sebbene ci sia qualche sbavatura tutto sommato funziona.

Due corti precedenti allo stato Cecoslovacco
Con questo articolo andiamo ad analizzare un paio di cortometraggi che sono stati girati prima della creazione dello stato Cecoslovacco ma all’interno di esso da registi locali. Entrambe sono commedie piuttosto brevi e con poco mordente ma che ci aiutano a costruire una prima storia del cinema ceco. České hrady a zámky è stato proiettato durante le Giornate di Pordenone mentre Polykarpovo zimní dobrodruzství rientra nei film bonus presenti nel doppio dvd contenente Otrávené světlo e Příchozí z temnot.
Questo breve corto è un vero colpo di genio perché era pensato per proiettarlo prima del suo spettacolo dal vivo. Sullo schermo vediamo infatti Karel Hašler in visita presso gli splendidi castelli cechi di Continua a leggere
La figlia del balletto (Balletens Datter) – Holger-Madsen (1913)
Ballettens Datter non è quello che sembra. Mi spiego meglio, nell’incedere della trama e degli avvenimenti tutto lascia pensare a un dramma eppure vi è una leggerezza di fondo, sia recitativa che di atmosfera in generale, che non fanno mai dubitare del fatto che si tratti in realtà di una commedia e che il finale non possa che essere positivo. La vicenda è piuttosto lineare: il conte de Croisset (Svend Aggerholm) si innamora della ballerina Odette Blant (Rita Sacchetto) che lo sposa abbandonando il palcoscenico. Un giorno Delage (Torben Meyer), direttore del teatro dove la ragazza era solita ballare, ha un’emergenza perché la prima ballerina dello spettacolo ha avuto un incidente e non è in grado di eseguire la sua performance. Delage chiede allora a Odette il favore di prendere il suo posto. La serata è un successo ma, tra il pubblico, c’è anche Continua a leggere
Un amore tra le sequoie (A Romance of the Redwoods) – Cecil B. DeMille (1917)
Per qualche strano motivo questa recensione su A Romance of the Redwoods è per me la più complicata da scrivere, probabilmente perché è il film che più è lontano dalle mie corde tra tutti quelli proiettati. Non lo conoscevo assolutamente e il lato positivo è stato quello di trovare atmosfere che mi hanno ricordato molto il mio amato The Wind di Victor Sjöström (1928). Ma a parte questo il resto l’ho apprezzato veramente poco. La trama è veramente banale e semplicistica e i personaggi talmente scontati e macchiettistici da lasciarmi piuttosto indifferente. La vicenda racconta la storia di Jenny Lawrence (Mary Pickford) che decide di partire e andare a vivere con lo zio in periodo di piena corsa all’oro. Una volta giunta a destinazione scopre che Continua a leggere
Crisi (Abwege) – Georg Wilhelm Pabst (1928)
Nel corso degli anni ci è capitato spesso di trovarci di fronte a film che avessero una trama scontata e poco interessante ma una realizzazione talmente ben fatta da diventare essa stessa il centro focale della visione. Per quanto mi riguarda Abwege rientra esattamente in questo “filone”: le vicende dei personaggi sono quasi passate in secondo piano grazie ad una fotografia curatissima e un’attenzione al dettaglio quasi al di fuori del normale. Pabst riesce a dare vita alla Weimar era e con delle vere e proprie carrellate imprime sulla pellicola i volti e i modi di una generazione. La scena più esemplificativa è ambientata in un locale di perdizione medio-borghese, in cui ritroviamo accenni agli eccessi con tanto di droga e prostituzione. Continua a leggere
Gli Apache di Atene (Oi Apachides ton Athinon – Οι Απάχηδες των Αθηνών) – Dimitrios Gaziades (1930)
Mi aspettavo moltissimo da Oi Apachides ton Athinon sia perché ha un titolo decisamente evocativo, sia perché me l’ero perso, con mio grande dispiacere, quando venne proiettato durante il Cinema Ritrovato. Un titolo di questo genere mi riportava alla mente i tanti film che ho amato e apprezzato come quelli di Za-la-mort o The Rat, che hanno accompagnato il primo periodo del nostro sito. La mia aspettativa in questo senso è andata delusa, ma nel complesso il film mi è piaciuto molto. Se, infatti, il protagonista indossa la tipica divisa da apache (giacchetta scura e cappello con la visiera), in realtà è un vero gentiluomo ed è incapace di compiere qualsiasi malefatta o darsi alla lotta. C’è in realtà un frangente in cui si ritrova invischiato nel “passatempo ateniese” ovvero, recita sempre la didascalia la “battaglia a Continua a leggere
La tempesta in un cranio – Carlo Campogalliani (1921)
La tempesta in un cranio è un film davvero molto interessante perché spazia tra temi che in letteratura hanno avuto un discreto successo. Il protagonista è Renato De Ortis (Carlo Campogalliani), un ragazzo che ha perso ogni interesse per la vita nonostante sia ricco, nobile e legato sentimentalmente ad una ragazza che ama. Egli infatti è convinto di stare per perdere la sanità mentale proprio come i suoi antenati prima di lui. Si perde quindi in libri sull’ereditarietà della follia suscitando la preoccupazione del suo più caro amico, lo scrittore Alfonso Ariberti, e della sua ragazza Miss Letty (Letizia Quaranta). Nonostante tutti i tentativi di fargli tornare un guizzo di vitalità, Renato si perde nell’apatia tanto da reputare poco importanti persino la perdita delle miniere di famiglia per un disastro naturale che un furto degli ultimi beni rimastigli. Proprio al termine di uno di questi si addormenta e inizia un lungo sogno in cui i suoi problemi si mescolano alla realtà. Quando si sveglia, Renato Continua a leggere
Il principe T’Su (Where Lights Are Low) – Colin Campbell (1921)
Sapevate che uno degli attori più pagati ad Hollywood verso la fine degli anni ’10 fosse…Giapponese? La cosa bella dei festival è che ti permettono di conoscere cose nuove, a volte magari arcinote ai più ma che per qualche motivo non avevi scoperto o in cui non ti eri imbattuto. Magari il nome di Sessue Hayakawa sarà per voi un must, ma io lo conoscevo per il suo ruolo ne Il ponte sul fiume Kwai (1957) ignorando totalmente la sua sfolgorante carriera nel cinema muto. In quegli anni non si limitò alla carriera di attore ma, pur venendo dal Giappone, divenne addirittura imprenditore creando una sua casa di produzione, la Haworth Pictures Corporation, che sfornò film dal 1918 al 1922 quando lasciò gli Stati Uniti a causa Continua a leggere
Costumi nazionali (Gou feng – 國風) – Luo Mingyou, Zhu Shilin (1935)
Prima di vedere Goufeng conoscevo ben poco della storia cinese dalla fine della Prima guerra mondiale all’arrivo di Mao e il film mi ha aiutato a colmare, parzialmente, questa lacuna. Siamo negli anni ’30 e la Cina sta vivendo un periodo di grande incertezza culturale, economica e politica. In questo contesto, in avversione al partito comunista e alla contaminazione culturale proveniente dall’estero, si sviluppò il movimento per la “Nuova Vita” che aveva lo scopo di ripristinare gli antichi valori. Proprio in seno a questo movimento venne sviluppato Goufeng (it. costumi nazionali), film dal titolo decisamente chiaro negli intenti e dal carattere propagandistico. Attrice principale Ruan Lingyu (*), star del cinema cinese, qui alla sua ultima interpretazione. Si suicidò, infatti, incapace di sostenere le pressioni scandalistiche dei tabloid locali che si occupavano giorno e notte delle sue questioni private, in particolare riguardo le sue relazioni sentimentali con tanto di accusa di Continua a leggere