Josef Kajetán Tyl – Svatopluk Innemann (1926)

Josef Kajetán TylLo abbiamo visto più volte, il primo cinema ceco ruota intorno alle figure importanti che hanno contribuito a formare e tenere vivo il sentimento identitario locale all’interno dell’Impero Austro-Ungarico. Josef Kajetán Tyl è uno di questi: scrittore, attore e drammaturgo è noto probabilmente ai più per aver scritto nel 1834 i versi che sono poi diventati l’inno nazionale ceco Kde domov můj (it. dov’è la mia casa).

Dov’è la mia casa? Dov’è la mia casa?
L’acqua scroscia sui prati,
le fronde frusciano sulle rocce,
nel giardino risplende il fiore di primavera,
il paradiso terrestre a prima vista.
Questa è la splendida terra,
la terra ceca, casa mia,
la terra ceca, casa mia!

Dov’è la mia casa? Dov’è la mia casa?
Se incontri una terra paradisiaca,
Con anime sensibili, in fisici agili,
Di mente chiara, gloriosa e prosperosa,
E con una forza che tutto sfida,
Questa è la gloriosa razza ceca,
In mezzo ai cechi è la mia casa,
In mezzo ai cechi è la mia casa!

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Figlie di Eva (Dcery Eviny) – Karel Lamač (1928)

Dcery EvinyDcery Eviny è l’ultimo film muto della coppia Karel Lamač-Anny Ondra girato in Cecoslovacchia, andranno poi in Germania a girare e lei in particolare avrà anche una felice parentesi cinematografica in Gran Bretagna sotto la regia di Alfred Hitchcock (vi rimando al progetto sul nostro sito). Questo è un melodramma dove la protagonista è una donna fatale e peccatrice, una figlia di Eva per l’appunto, che si ritrova a giostrarsi in uno strano triangolo amoroso.

La Ballerina Nina Lavell (Anny Ondra) sta intrattenendo una relazione con il Barone Hanuš Stetten (Wolfgang Zilzer), che però è sposato. Riceve quindi la visita del Barone Bihl (Theodor Pištěk) che per conto della moglie di lui le chiede di lasciarlo perdere. Per farlo quindi ingelosire e andare via, Nina seduce il Pittore Rudolf Romain (Karel Lamač) Continua a leggere

Due corti cechi durante la dominazione asburgica

Il primo articolo dedicato al cinema muto ceco, era dedicato interamente ai primissimi cortometraggi che Jan Kříženecký fece con la sua macchina. In questo articolo andremo a vedere altri due corti precedenti alla fondazione dello stato Cecoslovacco, che sono riuscito a recuperare: il primo, sempre di Kříženecký data 1908 e mostra la città di Praga agli inizi del secolo scorso. Il secondo è un corto dedicato ai cinque sensi.

– Un Tram attraversa Praga (Jízda Prahou otevřenou tramvají) – Jan Kříženecký (1908)

A bordo di un tram scopriamo le bellezze paesaggistiche della città d’oro, con tanto di castello sullo sfondo, ponti e Moldava in bella vista. Si tratta di un “filone” relativo ai film dal vero che ha riscontri anche in altri stati ma che è sempre suggestivo. Questo film è contenuto nella raccolta dvd Kafka Goes To The Movie, che cerca di inquadrare il cinema ai tempi di Kafka attraverso testimonianze pionieristiche in giro per l’Europa.

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La miniera delle idee sepolte (Šachta pohřbených ideí) – Antonín Ludvík Havel & Rudolf Myzet (1922)

Sachta pohrbenych ideiNel corso di questi articoli ci capita spesso di parlare di alcuni personaggi importanti per la definizione di una nazione Ceca e la diffusione dei suoi elementi identitari. Šachta pohřbených ideí ci da l’occasione per parlare di Petr Bezruč, poeta ceco noto principalmente per i suoi Slezské písně (it. Canti della Slesia) pubblicati nel 1909 e poi ampliati nel corso degli anni. Bezruč dedicò parte della sua produzione a parlare di problemi sociali, ed è proprio a partire da una delle sue poesie che si ispira il film di cui andremo a parlare oggi, più in particolare Ostrava (qui la traduzione inglese).

La storia è piuttosto contorta e, come capitato altre volte, mi son dovuto affidare alla trama presente su Czech Feature film (CFF) per capire meglio quanto stava accadendo. Purtroppo anche questo film è molto “verboso” negli intertitoli e non sempre riuscivo a seguire con il mio ceco di base.

Durante la dominazione Austro-Ungarica, l’ingegnere Oblomoský (Anatol Montalmare) diventa proprietario di una miniera. Durante alcune agitazioni dei lavoratori uno di loro, di nome Havlena (Eduard Bartos), viene ferito gravemente Continua a leggere

La Finta Gattina (Falešná kočička) – Svatopluk Innemann (1926)

Falešná kočičkaChi mi conosce saprà che ho la tendenza, quando intraprendo un progetto, di seguire l’ordine cronologico per avere un’idea generale dell’evoluzione di un artista o, in questo caso, della cinematografia di un paese. Falešná kočička è la prima commedia che mi abbia preso realmente e divertito della cinematografia ceca (e sapete che non sono un grande appassionato del genere nella sua forma muta). Il film rientra in una serie di tre commedie della Oceanfilm con Vlasta Burian e Zdena Kavková su soggetti di Josef Skružný che comprendeva, oltre a Falešná kočička, anche Lásky Kačenky Strnadové (1926) e Milenky starého kriminálnika (1927) sempre con regia di Svatopluk Innemann. La caratteristica di questa prima commedia, oltre alla sua freschezza, è quella di essere dinamica sia nello svolgimento che proprio nelle scene, grazie alla mobilità della telecamera che riprendono inseguimenti o parate in movimento.

Il Dottor Karel Verner (Karel Hašler) vuole assolutamente sposarsi ma tra le donne che conosce non ne trova una adatta e quelle dell’alta borghesia in generale lo disgustano. Ha quindi la geniale idea di trovarne una tra il popolino e crescerla ed educarla secondo i suoi gusti. Continua a leggere

La Lanterna (Lucerna) – Karel Lamač (1925)

lucernaAlois Jirásek è stato uno dei personaggi più importanti nel processo che portò dai primi germogli identitari fino alla nascita della nazione Cecoslovacca nel 1918. Professore universitario, scrittore e anche senatore in parlamento dal ’20 al ’25, Jirásek venne anche più volte candidato al Premio Oscar, che sfortunatamente non vinse. Tra le sue opere, quella a cui sono più legato è Staré pověsti české (1894), tradotto in Italia da Mondadori con il titolo “Racconti  e leggende della Praga d’Oro“, che contiene, appunto racconti popolari cechi in un momento in cui il suo stato era ancora sotto l’impero Austro-Ungarico. Tra queste storie la mia preferita era quella del celebre Orologio (Staroměstský Orloj) e del suo creatore Hanuš di Růže.  Jirásek era insomma un profondo conoscitore del folklore locale e questo influenzò anche le sue opere originali. Tra queste, nel 1905, vide la luce Lucerna, un dramma con toni fiabeschi che si ispirava alla tradizione ceca. Quando il neonato cinema locale dovette quindi attingere dalle sue opere, inevitabilmente la scelta cadde anche su Lucerna. La fortuna di questa opera andò avanti oltre il muto con altre tre trasposizioni di cui la più recente data 1967.

L’arrivo in una piccola città della Principessa (Andula Sedláčková), è certamente un evento molto atteso e così tutti si danno da fare per darle il benvenuto. Continua a leggere

Canto di vita (Píseň života) – Miroslav Josef Krňanský (1924)

pisenzivoatPur essendoci giunto tramite vie traverse e in forma gravemente mutila, Píseň života in appena 20 minuti tutta la sua carica tragica. La storia di per sé non è particolarmente originale, venne del resto scritta e adattata dallo stesso regista Krňanský, eppure lascia il segno nello spettatore. La storia si interrompe a metà, proprio con il sopraggiungere del climax tragico che, secondo le sinossi dell’epoca, si sarebbe poi andato a sciogliere lentamente nei minuti successivi.

In una notte di luna piena un uomo sconosciuto lascia nel carro di Havel (Karel Vána) una neonata, Hana (Ruzena Hofmanová), che lui cresce come sua figlia. Un giorno Havel si ammala però gravemente e dopo essersi riappacificato con il fratello Konrad (Adolf Krössing) gli affida Hana, ormai cresciuta. Dopo aver venduto letteralmente tutto quello che avevano, la ragazza Continua a leggere

Il Costruttore della cattedrale (Stavitel chrámu) – Karel Degl & Antonín Novotný (1919)

stavitel-chramuNel 1919 la neonata Cecoslovacchia aveva bisogno di rafforzare quelli che erano i simboli della sua identità nazionale. Anche nel cinema, così, vide la luce un film che parlava della creazione di uno dei monumenti più rappresentativi di Praga: la Cattedrale neo-gotica di san Vito. Quest’ultima ebbe una storia costruttiva lunga e travagliata che iniziò nel 1644 e terminò nel 1929 con la collaborazione, fra gli altri, anche di Alfons Mucha, che si spese grandemente per lo sviluppo identitario del suo paese. Il primo architetto della cattedrale fu Matthias di Arras e, alla sua morte, prese il suo posto Peter Parler. Quest’ultimo, dopo aver inizialmente proseguito i progetti del suo predecessore, iniziò una serie di modifiche personali molto interessanti dando vita a delle incredibili volte a nervatura intrecciate e di costoloni volanti che si sarebbero poi diffuse fino in Germania. Proprio a questo personaggio quasi mitico che visse sotto il regno di Carlo IV di Lussemburgo è dedicato questo film romanzato.

Petr (Rudolf Deyl) è un giovane architetto straniero che propone al Re Carlo IV (Jakub Seifert) dei nuovi progetti per la costruzione di una cattedrale. Il suo successo semina però l’invidia Continua a leggere

Jan Kříženecký – pioniere del cinema muto ceco

Jan KøíženeckýNel 1896 il cinematografo arrivò a Praga con gli incredibili film dei Fratelli Lumière. Tra l’entusiasmo generale un giovane architetto appena trentenne, Jan Kříženecký,  pensò che quello poteva essere un buon investimento e acquistò il suo primo apparecchio. Il giovane, pieno di entusiasmo, si buttò subito a capofitto nella produzione di alcuni cortometraggi cercando la collaborazione di alcuni attori teatrali piuttosto noti all’epoca, tra cui Josef Šváb-Malostranský e František Gyra che, al contrario di quanto capitò in altri paesi, si “abbassarono” a recitare per questa nuova arte. Il lavoro di Kříženecký venne presentato alla fiera dell’architettura e dell’ingegneria di Praga (Výstavy architektury a inženýrství) del Giugno 1898 dando i natali alla storia cinematografica del paese. Molti di questi cortometraggi, straordinariamente conservati Continua a leggere

Il cinema di Olga Rautenkranzovà

Durante il Cinema Ritrovato 2018 sono stati presentati i due unici film girati della regista cecoslovacca Olga Rautenkranzovà, successivamente scomparsa nel nulla. Che fine avrà fatto? Lo abbiamo chiesto anche a Jeanne Pommeaux del Národní filmový archiv che non ha saputo darci una risposta, ma speriamo che in futuro venga fatta una ricerca per capire meglio chi era questa pioniera del cinema ceco.

– Kozlonoh – Olga Rautenkranzovà (1918)

kozlonohKozlonoh è un breve corto presentato durante il Cinema Ritrovato 2018. Una giovane contessa (Olga Rautenkranzovà) sogna il grande amore. Vagando nel giardino si siede su una panchina con dietro la statua di Pan. Sentendo il desiderio della giovane, la statua prende vita e le promette di esaudire il suo desiderio ma a costo di condividere con il satiro i loro momenti felici. Giunge alla corte Felix (Oldrich Kminek) che si innamora della ragazza. Purtroppo ogni volta che i due stanno insieme Pan Continua a leggere