Il castello degli spettri (The cat and the canary) – Paul Leni (1927)

Era il 1927 e Paul Leni, come spesso accadeva all’epoca, aveva deciso di trasferirsi negli Stati Uniti per continuare la sua carriera che, ricordiamo, terminerà prematuramente appena due anni dopo per una leucemia. La pellicola di cui parlerò oggi è la prima del regista tedesco nel nuovo continente e risulta molto particolare: prendendo le mosse dalla piece teatrale scritta da John Willard nel 1922, il regista ci mette presenta un horror a tinte fosche stemperato da alcune spruzzate di comicità.

Ci troviamo in un castello che più tetro non si può, dove abita la sola inquietante domestica, Mammy Pleasant (Martha Mattox). Il maniero era appartenuto al defunto milionario Cyrus West, il quale aveva disposto che il testamento fosse letto solo dopo venti anni. Scaduto il tempo, il notaio Roger Crosby (ennesima interpretazione di Tully Marshall) si reca nella struttura e scopre, con suo grande stupore, che sono comparse nuove Continua a leggere

L’Inferno – Francesco Bertolini, Giuseppe de Liguoro, Adolfo Padovan (1911)

Cominciamo con questa particolare adattazione della cantica dantesca il viaggio attraverso il cinema muto italiano. Ammetto di iniziare da questo film in particolare perché è stato il primo muto nostrano che abbia mai visto e perché, di recente, ho avuto il piacere di rivederlo con una persona particolarmente importante. Dell’Inferno, forse, mi ha sempre affascinato più la storia che non il contenuto stesso della pellicola, che forse non ho mai avuto modo di capire a fondo. Non so quanti sanno che nello stesso anno, a pochi mesi di distanza, sono usciti ben due “Inferni”, uno relativamente a basso costo e dalla durata di 15minuti (di cui ho visto solo un breve spezzone) prodotto dalla piccola Helios Film con la regia di Giuseppe Berardi e Arturo Busnengo, e un secondo (di cui mi sto occupando ora), prodotto dalla Milano Films e primo film italiano (almeno che ricordi) a rientrare in cinque bobine per una durata complessiva di circa 70minuti. Continua a leggere

Ridi Pagliaccio! (Laugh, Clown, Laugh) – Herbert Brenon (1928)

Herbert Brenon, regista irlandese noto per film come Peter Pan o Beau Geste, porta sicuramente nei suoi lavori la primordiale esperienza teatrale. In Ridi Pagliaccio! (divertente vedere la scritta originale all’interno del film che riporta “Ridi Pagliacci” senza la o) molte scene ricordano da vicino le dinamiche del teatro e non a caso parte dello stesso film è ambientato proprio in una di queste strutture. Lon Chaney, a 4 anni da He who gets slupped, riveste i panni del clown alle prese con forti contrasti interni. Parte della vicenda si concentra proprio sul dramma di un uomo costretto a far ridere le persone, quando in realtà il suo cuore è distrutto dal dolore. Il soggetto è stato scritto a quattro mani dal grande David Belasco insieme a Tom Cushing.

Siamo in Italia e la compagnia Simon (Bernard Siegel) e Tito (Lon Chaney), gira le cittadine con il suo spettacolo. A termine di uno di Continua a leggere

La Vedova Allegra (The Merry Widow) – Erich von Stroheim (1925)

Von Stroheim era un regista che viveva di passioni, quando aveva un’idea in mente cercava di perseguirla fino a che non riusciva a metterla in atto, possibilmente a modo suo. Queste sue fissazioni lo hanno sicuramente limitato nel corso della sua carriera, ma comunque hanno contribuito a creare il mito intorno a lui. La vicenda raccontata nel “la vedova allegra” è  tratta dall’omonima operetta di Franz Lehár con libretto di Victor Léon e Leo Stein. Nonostante sia uno dei film meno ricordati del regista, è sicuramente il meno martoriato dai tagli, forse perché Von Stroheim era riuscito, per una volta, a fare un lavoro che andava incontro alle esigenze della produzione. Ovviamente non tutto poteva però filare liscio ed il montaggio finale, a causa della scadenza del contratto con la MGM, non fu fatto dal regista viennese ma da Irving Thalberg, che comunque seguì le linee guida del Continua a leggere

La Bambola Di Carne (Die Puppe) – Ernst Lubitsch (1919)

Ammetto che è quanto meno strano inziare il capitolo tedesco con un film come La Bambola di carne (altra traduzione per me orrenda), ma sicuramente questa breve pellicola rappresenta un passo non da poco nella storia del cinema. Con questo film ci troviamo forse davanti all’invenzione dell’espressionismo comico, con l’uso di movenze e situazioni che ritroveremo nell’arco di tutta la storia del cinema (alcune gestualità e movenze ricordano quelle dei nostrani Totò e Ciccio e Franco tanto per dirne due). Del resto Lubitsch ha sempre dimostrato, in particolare nei Continua a leggere

Lo Sconosciuto (The Unknown) – Tod Browning (1927)

Tod Browning è sicuramente un regista particolare che porta sempre nel suo cuore il mondo del circo e dei Freaks (a cui dedicherà nel 1932 lo splendido omonimo film). Ho già avuto modo di citare The Unknown nel primo post di questo blog, quando parlavo di The Man Who Laughs, non a caso altra pellicola che analizza la vita circense, ma avrei potuto dire la stessa cosa riguardo He who gets slapped. Non so se qualcuno ha già trattato l’argomento, ma credo sarebbe interessante studiare l’attenzione che questi primi sceneggiatori e registi avevano nei riguardi di questo mondo tanto strano e particolare, tanto da spingerli a rappresentarlo in numerose pellicole, per la maggior parte (caso decisamente raro) rimaste intatte. Forse proprio per la sua stravaganza e particolarità, oltre alle numerose maldicenze che circolano nei confronti di chi fa questa vita, il circo era un terreno ideale per ambientare le proprie storie come mondo adatto a stupire ed incantare. Continua a leggere

Fantômas – Louis Feuillade (1913-1914)

Dopo aver parlato di due splendidi muti americani ci spostiamo in una terra a me tanto vicina come la Francia che ci ha regalato tante emozioni agli albori del cinema muto ma i cui frutti sono stati spesso dimenticati. Louis Feuillade è sicuramente degno di essere ricordato per i suoi fantastici film a puntate, che hanno contribuito a rendere grande la prima Gaumont, “la più antica casa cinematografica tutt’ora in attività“. Il grande successo viene raggiunto proprio grazie a Fantômas, adattazione dei romanzi di Marcel Allain e Pierre Souvestre, che hanno influenzato anche la cultura nostrana dando vita a un personaggio tanto straordinario come Diabolik. Continua a leggere

L’uomo che prende gli schiaffi (He who gets slapped) – Victor Sjöström (1924)

Tradotto orribilmente con “L’uomo che prende gli schiaffi“, questa pellicola rappresenta forse il film più bello del regista svedese Sjöström, uno dei tanti che non sopravviverà al passaggio al sonoro ma che  avrà modo di essere ricordato per un’importante interpretazione (all’età di 78 anni) ne “il posto delle fragole” di Bergman. Altrove ho visto il titolo tradotto con “Colui che…” ma forse è uno dei tanti casi in cui la trasposizione in un’altra lingua non rende merito all’originale. La storia è tratta dall’omonima opera di Leonid Andreyev, autore teatrale che aveva lottato per la Rivoluzione Russa, ma che non aveva mancato di rendere nota la sua avversione ai bolscevichi. Per questi dissidi politici era stato costretto a scappare in Finlandia, dove si suiciderà nel 1919. Continua a leggere

L’uomo che ride (The Man Who Laughs) – Paul Leni (1928)

A un anno dal suo trasferimento in america Paul Leni ci regala forse il suo capolavoro, di certo il film più bello della sua breve esperienza nel nuovo mondo che si interromperà appena un anno dopo a causa di una devastante leucemia. Questo film con il suo forte impatto visivo ha stuzzicato l’immaginario delle generazioni successive tanto da dar vita a uno dei più noti cattivi della storia dei fumetti, Joker di Batman. Ma la storia parte da lontano, da un drammatico romanzo di Victor Hugo, L’homme qui rit per l’appunto, uno degli ultimi scritti dall’autore francese e pubblicato nel 1869.

Semplificando il lungo romanzo d’oltralpe, lo sceneggiatore (Grubb Alexander) ci mette di fronte alla cattura per tradimento di Lord Clancharlie da parte degli uomini del malvagio Re Giacomo II di Inghilterra (tra cui spicca l’astuto buffone di corte Barkilphedro interpretato da uno splendido Brandon Hurst). Prima di essere ucciso, chiuso in un Continua a leggere